di Renzo Balmelli
SHOW EVERSIVO - Sono di una gravità istituzionale inaudita, le esternazioni con cui il Presidente del Consiglio denuncia pubblicamente l’esistenza di un vero e proprio progetto eversivo per farlo cadere. Gravi, perché prive di qualsiasi fondamento. In sostanza un golpe, sia
pure un golpe bianco, ordito da chissachi nel cuore dell’ Italia e dell’Europa democratiche. Da brivido. Di colpo sembra di tornare nel clima torbido della P2 e delle segrete trame di palazzo che in tempi neppure molto lontani esposero il paese a rischi terribili. Al quadro evocato dal Cavaliere manca soltanto il balenar delle spade, poi ci sarebbero le condizioni per compiere il prossimo passo, la svolta per defenestrare la carta fondamentale. Nel mirino vi sono, come sappiamo,
le prerogative del Parlamento, che la destra intende piegare alla volontà del capo, e il bavaglio alla stampa libera. Quelle di Berlusconi, infatti, non sono soltanto parole pesanti, parole fuori luogo, ma sono molto di piu’, sono una minaccia, questa si eversiva , che incombe sull’Italia ad opera di colui che confonde il governo con il comando, la politica con il potere assoluto. C’é qualosa di inquietante, di “ orwelliano” nell’idea balzana di “ un non eletto dal popolo” che dovrebbe sostituirlo alla guida della nazione. Chi, come, dove, quando?
Siamo in pieno delirio. Poiché se davvero avesse la certezza che tra veline, Noemi, voli di stato e caso Mills stesse prendendo corpo un progetto eversivo, Berlusconi avrebbe il dovere assoluto di fare conoscere la verità con nomi, date e prove inoppugnabili. Ma é ovvio che non le ha, o se le ha non puo’ dirle poiché egli stesso é il primattore della sciagurata messa in scena di cui non riesce a liberarsi nemmeno dopo avere conquistato per tre volte il favore degli elettori. In
realtà, come è evidente ad ogni persona di buon senso, non c'è e non ci sarà nessun golpe. Consapevole di avere perso il tocco magico, il signore di Arcore , da novello Caudillo, semina zizzania, lancia sospetti e calunnie generiche contro tutti coloro che non stanno dalla sua parte. E' un modo per avere i riflettori puntati. Colpisce nel mucchio e all’apice della farneticazione si inventa la favola del martirio per dominare ancora la scena con l’arma davvero impropria del populismo esasperato. Prigioniero dei suoi fantasmi, l’uomo piu’ ricco e
piu’ potente di Palazzo Chigi alimenta lo scetticismo e lo sbigottimento delle elite europee, le critiche della stampa occidentale, la freddezza delle cancellerie. Ma anche nel suo stesso campo, dove la regolarità istituzionale di Fini risalta per contrasto ogni giorno di piu’, cresce l’imbarazzo ; imbarazzo che traspare pure dalle frasi misurate, signorili, ma inequivocabili del presidente Napolitano sulla libertà di informazione. L’ultimo sgangherato show é l’immagine drammatica dell’Italia che il premier porta con sé in America, all’incontro con Obama, e che rimarrà negli occhi dei grandi della terra al prossimo G8. Con le sue irresponsabili insinuazioni, Berlusconi non solo rende un pessimo servizio al suo paese, ma prova a trascinare la collettività nei suoi scandali personali in cerca di una legittimazione assolutoria che nessun escamotage potrà mai restituirgli. La plateale rappresentazione della propria fine politica é qualcosa che non si é mai visto nel mondo occidentale. Chiediamoci a questo punto: chi gestisce, controlla e usa la ridicola operetta del complotto per fabbricarsi una minaccia che non c’é? La risposta é ovvia.
BERLINGUER - Sembra lontana anni luce l’epoca in cui non era necessario chiedere alla sinistra di "fare qualcosa di sinistra". Il punto di rottura, dal quale tutto ebbe inizio, risale al 1984, alla scomparsa di Enrico Berlinguer durante un comizio elettorale. Oggi, a distanza di 25 anni, sono molti a pensare che quella eredità non dovrebbe cadere nell'oblio . Invece un quarto di secolo dopo non resta quasi piu’ traccia della questione morale. L’etica in politica non é piccola cosa - ha ammonito il presidente Napolitano. Il massacro ad opera della maggioranza berlusconiana ne ha pero’ letteralmente stravolto il concetto di fondo. Nel buco nero del "Naomigate" e delle stravaganze che allietano il riposo del Cavalier Silvio, il senso della decenza é stato calpestato e ridicolizzato fino all’inverosimile. C’era un modo semplice per riscattare il danno d’immagine. Sarebbe bastato un discorso di altissimo profilo sul passato italiano per ricordare a Gheddafi che l’atto di rieducarsi alla democrazia non passa dall’ostentazione degli orpelli. Ma non era possibile chiedere questo sforzo a un premier per il quale il fascismo era un regime che offriva vacanze di lusso agli oppositori. Ha prevalso invece la drammatica attualità del famoso motto di Vespasiano " pecunia non olet". Certo la vecchia sinistra aveva molti difetti, ma se non altro non era il formicaio impazzito di oggi che lascia sul campo regioni, province e credibilità senza riuscire a districarsi dalla ragnatela della litigiosità. Leggere che il "Pd" si é spaccato anche su Gheddafi non aiuta a resituire coraggio agli elettori. D’Alema osserva che " c’é un senso di spaesamento generale", ma esistono defnizioni piu’ calzanti e meno assolutorie di questo dolce eufemismo di giornata per descrivere la situazione di disagio inconcludente in cui versa la sinistra in preda a dolorosi, infiniti travagli.
VINCERE - Per quanto profondo possa essere il sentimento di delusione, fors’anche di frustrazione , per il risultato delle ultime elezioni europee, sarebbe insensato abbandonarsi alla rassegnazione. Malgrado tutto, infatti, l’edificio portante degli ideali cari ad Altiero Spinelli resta ancora, a dispetto delle difficoltà , un obbiettivo a portata di mano. Chi coltiva l’ipotesi sciagurata di riesumare l’Europa delle patrie, di antica foggia gollista, si pone al margine dell’evoluzione politica, sociale ed economica dell’UE . Tornare al protezionismo nazionalista segnerebbe a tutti gli effetti la fine di un ciclo che riporterebbe indietro di parecchio le lancette della storia. Fatta questa doverosa premessa, a una settimana dal voto europeo nondimeno sono ancora molte le domande in sospeso. La prima interessa la tenuta dello spirito comunitario che con ogni evidenza é uscito piuttosto malmesso dalla verifica con le urne. Negli ultimi tempi la scarsa vena propositiva delle classi dirigenti é stata all’origine di una cesura nello scenario dell’UE che ha finito col dare la stura all’euroscetticismo e al populismo. Cio’ riguarda non solo la classe politica , ma la visione europea nel suo assieme; visione che é andata avanti alla meno peggio, senza mai nessuna scelta coraggiosa, innovativa. La dimostrazione piu’ evidente del carattere ormai problematico del rapporto tra i cittadini e Bruxelles proviene dai ranghi della maggioranza nostrana. "VINCERE", era l'imperativo categorico che Silvio Berlusconi aveva imposto a se stesso e alla sua coalizione, in un voto che per lui contava "più per l'Italia che per l'Europa". Ebbene il tentativo di strappare l’egemonia sul paese attraverso la consultazione europea si é infranto in Sicilia. Coi soldi si puo’ comperare tanto, ma non tutto, non il plebiscito. Dopo la dolorosa sconfitta della socialdemocrazia, é percio’ giunto il momento di capire quali iniziative si dovranno adottare per ritrovare la rotta indicata a suo tempo dai padri fondatori. A questo punto la sinistra é chiamata alla cassa senza perdere tempo al fine di restituire la fiducia a chi crede che un’altra Europa, forse, é ancora possibile.
SDEGNO - Ai tempi del celeberrimo " Vota Antonio.Vota Antonio" di Toto’, le elezioni, quando andava bene, si vincevano con il megafono. Poi venne la televisione. E’ rimasto memorabile il faccia a faccia Kennedy- Nixon che spalanco’ le porte della Casa Bianca al giovane senatore di Boston.Oggi a farla da padrone sono i vari blog, moderne Agorà elettroniche verso cui confluiscono le attese di milioni di persone. Si puo’ dire a questo proposito che Obama sia stato il primo presidente americano cui é riuscita l’impresa di convogliare consensi mediante Internet. In Italia é assai frequentato il sito di Repubblica che in questi giorni raccoglie lo sdegno della gente per il disegno di legge sulle interccettazioni. Uno strumento fortemente voluto dal Cavaliere, capace di conferire alla maggioranza poteri smisurati. Cittadini qualsiasi e, insieme, intellettuali, magistrati, politici, uomini e donne di spettacolo, sono insorti nel tentativo di frenare l’ennesima prova di regime. Scrive a questo proposito il quotidiano diretto da Ezio Mauro: " Il ddl è incostituzionale, limita fortemente le indagini, vanifica il lavoro di polizia e magistrati, riduce la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati". Rivolgendosi al sito, Roberto Saviano, l 'autore di "Gomorra" ha detto: " Quello che sta avvendendo con questa legge è rischiosissimo: così si cancella un importante strumento per la ricerca della verità". Molto netto l'intervento che accompagna l'adesione del premio Nobel Dario Fo: la legge è "un atto di violenza indegna compiuto da Berlusconi in persona contro la nazione, perché permetterà a criminali di non essere individuati, solo per accontentare gli interessi e i bisogni del premier". L'attore Leo Gullotta fa questa considerazione: "E' l'ennesima prova che viviamo in un paese dove la libertà di tutti è in pericolo, un segnale gravissimo, uno schiaffo alla democrazia". Megafono, televisione, blog, comunque sia in democrazia la deriva autoritaria alla fin fine si ferma con un solo mezzo, col voto liberamente espresso nel segreto dell’urna. I due milioni di consensi persi da Berlusconi sono li a dimostrare che l’impresa é fattibile.