Dal lusso inconcludente del Wef di Davos alle nostalgie di Salò, dai vescovi revisionisti alle furbizie della Cechia... la settimana si è conclusa non senza segnali confusi, ma possiamo rallegrarci per Obama, che ha riportato gli Stati Uniti sui binari dello stato di dritto.
di Renzo Balmelli
CRISI - Con l’economia in discesa libera, non si puo’ fare a meno di avvertire un senso di naturale disagio nei confronti del WEF, il "forum economico mondiale" di Davos che neppure quest’anno rinuncia ad autocelebrarsi tra caviale e champagne. Quando la gente tira la cinghia, ostentare il lusso diventa uno spettacolo volgare. Il compito di spezzare il circolo vizioso della crisi spetterebbe logicamente e storicamente alla sinistra, che pero’ in questa fase non sembra avere gli argomenti per opporre una strategia vincente ai riti inconcludenti del capitalismo. L’impressione è che dopo l’amara sconfitta rimediata in Assia, l’ultima di una lunga serie che ne ha fiaccato la capacità di mobilitazione, la sinistra europea versi in una gran confusione progettuale e non sappia come uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciata. E’ un gran peccato, perché mai come ora si avverte l’urgenza di inaugurare una nuova stagione della solidarietà.
RILUTTANZA - C’è una nutrita frangia di destra, non solo estrema, che potrà pure cambiare mille abiti, ma ancora non è riuscita ad affrancarsi dalla vena nostalgica. Nei suoi ranghi sopravvivono relitti di un’epoca nefasta e rigurgiti di un passato che non passa. Sopravvivono anche sentimenti di scarsa condivisione per fatti e personaggi straordinari come Angelo Boldrini, figura mitica della lotta partigiana. Di lui si commemora il primo anniversario della scomparsa. Ancora forte, in questa destra annidata nei gangli dello stato, è la riluttanza a riconoscere nell’antifascismo uno dei valori costituenti della Repubblica. Cosi' come vi perdura pervicacemente, a dispetto della storia, la tentazione di equiparare la Resistenza a Salò. Che è come mettere sullo stesso piano la libertà e la tirannide o la vittima e il carnefice.
IMBARAZZO - In materia di fede è preminente il principio del massimo rispetto. L’orientamento religioso e il Dio in cui credere sono il risultato di una scelta personalissima che si salda con la propria coscienza. Ma se fra i seguaci di Lefèvre, cui è stata revocata in questi giorni la scomunica, figura anche un negazionista dichiarato, il problema diventa politico.
La decisione di riportare all’ovile il presule britannico Richard Williamson che contesta l’esistenza delle camere a gas e dell’Olocausto non è parsa tra le piu’ felici di Benedetto XVI. Il Vaticano respinge le critiche, definite pretestuose. Nondimeno resta l’imbarazzo per l’ ingombrante presenza di un prelato revisionista che solleva perplessità soprattutto da parte del mondo ebraico, ma anche all’interno della cattolicità.
ASTUZIA - E’ un rompicapo l'operato di Vaclav Klaus che porta la Cechia sotto l'ombrello protettivo dell'Europa, diviene presidente di turno della comunità, e infine si dichiara scettico, francamente scettico, sull’istituzione che è chiamato a guidare. La dicotomia non potrebbe essere piu’ stridente nel momento in cui l’unità di dottrina appare invece indispensabile per pilotare l’Unione nelle procellose acque della crisi. Lo statista di Praga è stato paragonato al soldato Svejk, nota figura della tradizione letteraria ceca, che si finge sempliciotto ma poi si rivela capace di astuzie incredibili. Per ora Klaus , a dire il vero, è riuscito soltanto nell' astuzia di ringalluzzire le opinioni pubbliche euroscettiche, con grande disdoro dei paesi fondatori. Ma cos'altro terrà in serbo nei prossimi sei mesi? That is the question! L ’UE nella sua storia ne ha viste ben altre e ne è uscita indenne . Ora dovrà farcela di nuovo a trovare le risorse per limare le asperità della controversa presidenza e trasformarla all'opposto in uno stimolo per promuovere e fortificare democraticamente le ragioni dell’integrazione.
STATO DI DIRITTO - La lotta al terrorismo non scompare dall’agenda di Obama. Ma l’approccio al problema d’ora in poi si farà nel rispetto della legge e delle convenzioni di Ginevra. Con la chiusura di Guantanamo, teatro dell'orrore e di frequenti violazioni dei diritti umani, il neo presidente intende cosi’ dimostrare che ideali e sicurezza non saranno piu’ inconciliabili. “L’America - ha detto in una intervista al Corriere della Sera il senatore svizzero Dick Marty, sempre attento a monitorare lo stato di salute della democrazia - torna a essere uno Stato di diritto”. E cio’ concorre a risvegliare la coscienza democratica, gravemente compromessa dalla relativizzazione dei valori eletta a sistema nell’era Bush. Ma non è tutto. In coincidenza col dramma mediorientale , l’intervento sanatorio di Obama assume pure il significato di un pressante invito a ripensare la logica della guerra e della repressione per imporre le proprie ragioni. Morire a Gaza sotto i bombardamenti indiscriminati e nelle condizioni disumane che abbiamo visto non è una vittoria per nessuno, ma soltanto una sconfitta per la civiltà e una prevaricazione che alimenta irrimediabilmente la spinta al terrorismo.