di Renzo Balmelli
Il WEF - Il World Economic Forum di Davos, vuole unire il mondo e abbattere le ingiustizie. Orbene, da quanto si è appreso, pare che il summit sia sulla buona strada. Difatti, in quest’ordine di idee, dalla famosa stazione alpina stanno già arrivando alcune proposte sicuramente utilissime per rendere piu’ accettabile l’esistenza dei tanti poveracci cresciuti nel cono d’ombra del benessere. Come prima misura, tanto per cominciare a dare il buon esempio, gli invitati hanno deciso all’unanimità di rinunciare allo champagne millesimato e al caviale. D’ora in poi all’aperitivo verranno serviti vino bianco e bresaola che fanno tanto “ popolar-chic”. Non osiamo nemmeno immaginare quanti negoziati sia costato questo bel gesto di solidarietà con i piu’ diseredati del globo. La rinuncia alle bollicine - ne siamo certi - sarà motivo di grande consolazione per coloro che dovendo vivere con meno di un dollaro al giorno, percorrendo chilometri e chilometri per accedere alle fonti dell’acqua potabile, avranno ora la soddisfazione di poter condividere " l'umile desco" con i grandi della terra.
CEROTTO - “Ci dispiace, è tutta colpa della crisi, ognuno deve fare la sua parte”. La sua parte un corno! Dai piani alti si impongono tagli, sacrifici, licenziamenti, buste-paghe dimezzate, che stranamente - guarda caso - vanno pero’ sempre in una sola direzione. Nel fallimento economico, finanziario e morale del capitalismo a tirare la cinghia, secondo le regole immutabili del profitto, sono in prevalenza gli anelli piu’ deboli della società. Certo, chi deve applicare i provvedimenti lo fa con l’aria di circostanza, seria, compunta, intrisa di mestizia. Ma è solo un espediente per salvare la faccia, un escamotage che non trova riscontro in un reale cambiamento di stile e di mentalità. Anzi! Mentre aumentano le difficoltà, la maggiore banca svizzera, l’UBS, che ha
sperperato miliardi in operazioni avventate, anziché arrossire dalla vergogna ha deciso , in barba all’etica, di versare munifici “bonus” ai suoi dirigenti, senza curarsi delle sdegno popolare. La crisi fa male , certo, ma non ai manager che la usano come un cerotto buono per coprire qualsiasi abuso.
EQUILIBRIO - I repubblicani, un po’ come succedeva con la destra nostrana, hanno consegnato a Obama un bel pacco di regali avvelenati che complicano non poco i suoi sforzi per rimettere in moto l’economia. L’ultima sgradita sorpresa è il PIL disasatrato ricevuto in eredità dal suo predecessore, il peggiore prodotto interno lordo degli ultimi otto anni. Con le cifre in suo possesso, cifre da capogiro, il nuovo presidente ha potuto misurare con mano quali guasti puo’ provocare il liberismo sfrenato all’interno di un sistema che è riuscito a frantumare tutti i valori capaci di diffondere un’idea giusta, bella e buona della politica. Anche su un altro piano, quello degli armamenti che rappresentano lo snodo cruciale sulla via della distensione, Obama sarà chiamato a misurarsi con il retaggio del recente passato.
Oggi l’equilibrio del terrore non si chiama piu’ cosi’, ma il suo spettro continua ad aleggiare sulle relazioni est-ovest. Quando c’era ancora Bush a un certo punto la tensione tra Stati Uniti e Russia per la supremazia militare era salita alle stelle e l’enclave baltica pareva destinata a diventare il teatro di una nuova escalation missilistica. Dopo il cambio della guardia alla Casa Bianca, la fase acuta sembra rientrata, tanto piu' che anche Medvedev e Putin hanno moderato i toni aggressivi delle loro ultime apparizioni. Mosca e Washington adesso si annusano e si scambiano segnali politico-diplomatici sulla volontà di dialogo. E fanno bene, perché con tutte le ogive immagazzinate nei silos basterebbe un qualsiasi dottor Stranamore colto da un raptus improvviso per annientare il mondo.
Nondimeno, la svolta epocale sulla via del disarmo si avrà soltanto a una precisa condizione: ossia quando prevarrà il coraggio di passare dalla conta allo smantellamento degli arsenali nucleari. vviamente ci saranno ostinate resistenze , lascito implacabile della guerra fredda. Non sarà facile rimuoverle, dato che il pianeta, con svariati conflitti aperti, è tutto fuorché un’oasi di tranquillità. Si spera tuttavia che in avvenire, grazie anche alla nuova leadership americana, lo spirito di pace finisca finalmente con l’avere il sopravvento sulla logica delle cannoniere.