martedì 6 maggio 2008

ROMA PIANGE E LONDRA ANCHE

Inconsistente la creatura veltroniana e pallido il laburismo tatcheriano lasciato in eredità da Blair. Dov'è finito il socialismo nella sua versione originale e vincente?

IDENTITA'. - Se Roma piange, Londra non ride. Nell’ottica di sinistra quando si perdono due centri culturali di tale prestigio, le capitali in cui l’Italia e l’Inghilterra incontrano il mondo, la sconfitta non è soltanto elettorale, ma ha ramificazioni psicologiche che rendono ancora piu’ bruciante la ferita sul piano nazionale e oltre. Niente è dunque piu' naturale, alla luce dei mortificanti risultati, che i militanti e gli attivisti dei rispettivi Paesi, pur partendo da premesse diverse, chiedano a gran voce ai loro partiti di recuperare l’identità perduta. Ma come? L’inconsistente creatura veltroniana del Pd e il pallido laburismo tatcheriano lasciato in eredità da Blair sono una tale distorsione della storia da avvalorare piu' di un dubbio sulla possibilità di ricostruire il socialismo nella sua versione originale e vincente. Anzi! Di questo passo, svendendo anche gli ultimi gioielli di famiglia, andrà a finire che la destra riuscirà a espropriare il popolo della sinistra persino del primo Maggio!

CALDEROLI. - All’estero considerano con preoccupazione il ritorno della destra al potere in Italia. Noi pure! Nel caso Calderoli, le dure esternazioni libiche rientrano pero' nel novero delle indebite invasioni di campo. Quindi è stato giusto rimandarle al mittente. Libia a parte, però, bisogna dire, fuor di metafora, che il Calderoli del 2006 è semplicemente impresentabile. Due anni fa l'esponente leghista aveva mostrato in tv la famosa maglietta con le vignette anti-Islam. Il suo era stato un gesto da bulletto di periferia, non certo da ministro della Repubblica: un gesto che aveva destato scalpore in tutto il mondo. Con quel precedente, carico di livore xenofobo, riportarlo al governo sarebbe una scelta provocatoria e irresponsabile.

DERIVA. - “La casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, era la radiografia di una classe politica che aveva usato il potere per accordare a se stessa favori e privilegi strabilianti, senza curarsi dell’interesse generale della popolazione. “La deriva”, l’ultimo libro dei due autori, analizza invece quali sono stati i guasti causati dal governo dei ricchi. Il quadro mostra un Paese piu’ povero, un Paese che in molti campi, dall’educazione ai servizi, dall’impresa alle infrastrutture, arranca agli ultimi posti delle graduatorie europee. Ora, poniamoci una domandina semplice, semplice: chi è stato l’uomo piu’ ricco che ha governato negli ultimi quattordici anni? Altro domandina semplice: chi è stato il maestro delle leggi ad personam? Certo, se l’Italia è in sofferenza, le responsabilità non sono da una parte sola. Ma se non si impara la lezione, nessuna maggioranza, ancorché cospicua, riuscirà ad arrestare la deriva.