giovedì 29 maggio 2008

DURA MINGA NON PUÒ DURARE

C’era una volta il dialogo?
di Renzo Balmelli
La politica italiana non finisce mai di stupire e anche adesso si dimostra all’altezza della sua fama, magari un po’ approssimativa, ma certo non priva di risvolti stuzzicanti.

La sorpresa maggiore è proprio di questi giorni. A sentire i leader del Pd usare parole di fuoco contro il governo, ad ascoltarli mentre pronunciano frasi tipo “avranno l’opposizione che si meritano”, c’è infatti da rimanere trasecolati. L’impressione è che tra maggioranza e opposizione si sia passati appunto dal dialogo al muro contro muro. Naturalmente la reale portata del repentino giro di boa resta tutta da verificare.

Sarà vera gloria? Oppure è la solita mano truccata? A qualcuno, convinto di trovarsi al cospetto dell’ennesimo escamotage magari sarà tornato in mente il famoso slogan “non dura, dura minga, non puo’ durare” che ai tempi di Carosello faceva furore nella pubblicità di un digestivo. Ovviamente era uno scherzo, un’astuzia del mestiere affidata alla bravura di Ernesto Calindri. In realtà il tormentone anziché esaurirsi durava, durava, eccome durava! E il giorno dopo andava di nuovo in onda nei siparietti serali.

Mezzo secolo dopo l’interrogativo torna in auge riferito all’idillio tra Veltroni e Berlusconi; idillio che varie fonti danno per esaurito. Durerà, non durerà? Le scommesse sono aperte, l’esito incerto. I bookmaker della politica si avventurano in pronostici che smentiscono la loro proverbiale prudenza. Secondo loro la luna di miele tra Silvio e Walter è agli sgoccioli.

E persino nell’ovattato salotto di Vespa lo stucchevole, mieloso teatrino post-elettorale dei sorrisi e delle strette di mano incanta sempre meno. A ragion veduta, d’altronde. In effetti, non occorre essere Einstein per capire che la bonaccia artificiosa tra i due opposti schieramenti non poteva perpetuarsi come uno spot pubblicitario.

Per quanto screditata la politica non puo’ ridursi a un banale elenco di slogan rivestiti di carta stagnola. Se la dialettica tra maggioranza e opposizione decade a mero esercizio retorico, c’è il rischio tutt’altro che trascurabile di privare il paese di un serio confronto sui problemi che contano. E Dio solo sa quanto sia necessario misurarsi senza infingimenti con la realtà che ci circonda. A maggior ragione con questa maggioranza che non nasconde di avere del potere una concezione a dir poco singolare.

Nella destra resiste infatti la convinzione che vincere significhi prima comandare, poi governare. L’esempio più flagrante è fornito dal nuovo sindaco di Roma. Con una palese distorsione della storia, Alemanno è deciso ad avviare le pratiche per intitolare una strada della capitale a Giorgio Almirante, il leader missino che fu uno strenuo sostenitore della Repubblica di Salo’. A quando una piazza per Mussolini ?

Con queste premesse la ritrovata verve polemica della sinistra, se dovesse consolidarsi, sarebbe effettivamente il miglior antidoto contro le insorgenti, inquietanti derive revisioniste.

E’ troppo sperare? Le disavventure elettorali, frutto di scelte avventate, consigliano di non illudersi. Ma nemmeno di abbassare definitivamente le braccia. Tranne il dialogo per le riforme, che resta aperto, sugli altri grandi temi dell’agenda politica (clandestini, Rete4, impoverimento della società, riordino della RAI) ormai emergono divergenze tra Pd e Pdl che non consentono ne patteggiamenti, ne compromessi. Altrimenti si cade nell’imbroglio.

Nella sfida sulle idee e sui programmi la sinistra, muovendo da un retroterra storico, culturale e politico di ben altro spessore, ha il dovere di smarcarsi dall’abbraccio soffocante degli inciuci di marca berlusconiana. E farlo subito, senza esitazioni. Con
altre strategie , all’occorrenza con altri uomini. E’ quanto i suoi elettori aspettano di sentirsi dire. Bisognerà comunque avere ancora un po’ di pazienza e attendere altri segnali per verificare se sul fronte dell’opposizione sia davvero in atto una riflessione critica sul recente passato. Per verificare se sia davvero tornata la voglia, la passione di dire e fare qualcosa di sinistra. Autenticamente di sinistra.

“Non puo’ durare” -- cantava Calindri -- "Dura minga". E concludeva: "Oggigiorno tutto è una lusinga”. Proprio come a casa di Silvio IV.