di Renzo Balmelli
IPOTESI. Nemo propheta in patria? Supponiamo per un solo istante, però rigorosamente col punto di domanda, che Matteo Renzi non sia come appare nelle spassose imitazioni di Maurizio Crozza in cui ha preso il posto dell'ormai spento Berlusconi. Supponiamo pure, sempre in forma interrogativa, che il Presidente del Consiglio riesca davvero a cambiare l'Italia. Se in patria il cammino delle riforme è lastricato di di ostacoli, è invece interessante notare come tale ipotesi appaia meno improbabile se vista dall'osservatorio internazionale. In proposito negli uffici di Palazzo Chigi non sarà di sicuro passata inosservata ad esempio l'analisi del Tages Anzeiger di Zurigo che parlando di Renzi presenta ai suoi lettori , pur con tutte le sfumature del caso, l'immagine di un premier italiano controcorrente, capace, grazie alle Unioni civili, tema molto sentito al nord delle Alpi, di modernizzare il Bel Paese con una legge che i suoi predecessori hanno sempre tenuto prudentemente nel cassetto. Va da se che quello dell'autorevole quotidiano svizzero d lingua tedesca è un punto di vista come un altro, certo, ma in fondo non meno plausibile di quanto suggerisca la ragionevolezza dell'antica e sempre attuale locuzione latina.
SCHIAFFO. La Svizzera che ti aspetti, interprete della sua lunga e comprovata tradizione umanitaria. La Svizzera che tira un sospiro di sollievo, percepito anche all'estero, dopo avere bocciato l'iniqua iniziativa populista che senza specificare la tipologia dei reati spalancava le porte agli abusi nel decretare l'espulsione degli stranieri. In tempi calamitosi, l'esito del voto , che interessava pure l'UE, ha confermato senza sbavature il primato della giustizia giusta e non punitiva nonché il pieno rispetto dei diritti umani contemplati dalla Convenzione europea. Nel solco di quest'ordine di idee, fa bene all'anima la consapevolezza che al rassicurante risultato abbia concorso la mobilitazione della società civile, sempre vigile nel contrastare la deriva verso i limacciosi lidi della xenofobia. A tale proposito lo schiaffo bruciante inferto a quel testo raffazzonato alla bell'e meglio per vellicare gli istinti più riposti, può ben essere letto come un segnale di incoraggiamento rivolto a tutti coloro che in Europa lottano contro la dilagante avanzata dell'oscurantismo.
BRANDELLI. Quanto sia urgente un vigoroso cambio di marcia nella politica migratoria, ce lo conferma la difficoltà, documentata dalle immagini che arrivano nelle nostre case, di garantire, come prevedono gli accordi tra gli Stati, la protezione dei profughi nella loro marcia verso la libertà e la sicurezza portata avanti con la sola forza della disperazione. Nell'assistere al dramma quotidiano di migliaia di esuli ammassati come bestie alle frontiere, siamo pervasi dallo sgomento frammisto a un doloroso sentimento di impotenza. Davanti a noi brandelli di futuro senza futuro , brandelli sparsi qua e la lungo la via crucis nei luoghi sconosciuti di una notte senza fine , gridano al mondo la sofferenza, il dolore delle donne, degli uomini, dei bambini che loro malgrado continuano a essere i protagonisti della tragedia umanitaria dei migranti e dell'infanzia negata.
BALUARDO. Alla luce dei risultati scaturiti nel South Carolina e soprattutto durante il Super Tuesday, il super martedì considerato lo spartiacque delle primarie, appare poco probabile se non addirittura impossibile che Bernie Sanders riesca a ottenere l'investitura dei democratici per la corsa alla presidenza. In un certo qual senso è peccato perché la presenza dell'arzillo senatore del Vermont avrebbe contribuito a rimescolare le carte di una competizione che ora appare segnata: una corsa a due tra Hillary Clinton e l'ineffabile Donald Trump. Ad ogni buon conto, seppure fuori dai giochi che contano , il sorprendente alfiere del socialismo declinato all'americana, potrebbe portare in dote alla Convention di Philadelphia il cospicuo capitale di voti rappresentato dall'elettorato giovane e disamorato dell'establishment che non simpatizza per l'algida leader democratica , ormai in volo verso la nomination. Sarebbe un contributo significativo per colei che pur già avendo frequentato le stanze del potere non potrà restare seduta sugli allori se davvero vuole passare dal ruolo di ex first Lady a quello ben più prestigioso di Mrs. President.
ASCESA. Mentre in casa democratica il passaggio delle consegne tra il primo Presidente di colore e la prima donna candidata alla guida della Casa Bianca appare del tutto naturale, non così è tra le file dei repubblicani dove prevale lo sgomento per l'incredibile ascesa del moderno Arturo Ui rispondente al nome di Donald Trump. Nell'America che va giustamente fiera delle sue prerogative, le farneticanti esternazioni di questo emulo dell'immaginario personaggio raccontato da Brecht rischiano infatti di fare arrossire dalla vergogna la Statua della libertà. Ma come ammonisce un vecchio detto, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Se ora gli eredi del Grand Old Party si trovano in una situazione imbarazzante , non possono fare altro che recitare il " mea culpa" . Per quattro anni , invece di darsi un profilo rispettabile, si sono ostinati a voler demolire l'operato di Obama, ricoprendolo di giudizi carichi di livore. Col solo risultato di restare con un pugno di mosche, alla mercé delle misere ideologie di colui che dall'alto dei suoi milioni cita Mussolini e ha quale massima aspirazione l'insano progetto di isolare gli Stai Uniti dal resto del mondo.
SORRISO. Bisogna essere un pochino aridi di cuore e di mente per non avvertire la grazia innocente del neologismo "petaloso" sbocciato dalla fantasia di un bambino di otto anni desideroso di trovare un aggettivo fuori dal comune capace di descrivere la sua margherita con un tocco di originalità. Ma nel Paese dove – per dirla con Massimo Gramellini – nessuno "si fa i petali suoi", anche la bellezza e la genuinità di una storia nata per caso e senza secondi fini su un banco di scuola, finiscono con l'essere stritolati dal chiacchiericcio pseudo-intellettuale. E questo sì frutto di intenzioni recondite. Al pari dello "inzupposo" usato per la pubblicità di un biscotto, il "petaloso" nella sua essenza è solo un errore bello, niente di più. Le parole, trovino o no ospitalità nei dizionari, sono vita, sono una invenzione dello spirito che apre lo spazio all'immaginazione e strappa un sorriso in questo mondo spesso triste e nebuloso in cui tanti coetanei dello scolaretto non hanno né fiori da illustrare né dolcetti da inzuppare.