mercoledì 13 maggio 2015

Sfida all'ultimo voto tra laburisti e conservatori

di Renzo Balmelli 

 

SFIDA. Fino a ieri i sudditi di Elisabetta non avevano occhi che per la principessina Charlotte. Ora la scena è mutata. Oggi la Gran Bretagna vota e la confraternita degli sfegatati anti europeisti di Nigel Farage, insidiosa mina vagante di queste elezioni, punta sulla vittoria di David Cameron. Non tanto per simpatia, ma per la semplice ragione che se il premier venisse riconfermato difficilmente potrà rimangiarsi la promessa di indire il referendum sull'UE che manda in solluchero i nemici dell'integrazione, ma minaccia di aprire prospettive destabilizzanti sulle due sponde della Manica. Nell'immediato, però, considerata l'estrema incertezza dei sondaggi e il peso di un'altra incognita, quella rappresentata dai nazionalisti scozzesi che potrebbero essere l'ago della bilancia di eventuali coalizioni, la cosa che gli elettori maggiormente temono è l'incubo dell'ingovernabilità. Comunque sia, la sfida all'ultimo voto tra i laburisti, che hanno a cuore i lavoratori, e i conservatori ,che a cuore hanno invece i milionari e i potenti, è destinata a lasciare il segno non soltanto a Londra, ma anche sulla solidità dell'Europa e il suo futuro.

 

SCENEGGIATA. Papà io ti caccio, e io, figlia mia, ti ripudio. Con accenti da tragedia shakespeariana, la faida in casa Le Pen che vede la bionda Marine nei panni di Bruto e il padre Jean Marie nell'ingrato ruolo di Cesare, è diventata una succosa sceneggiata mediatica a metà strada tra politica e gossip. A lei non vanno più genio i propositi razzisti pronunciati dal genitore su ebrei, nazismo e olocausto. Ma c'è un ma. Il tentativo di pulizia etica ha tutta l'aria di essere un escamotage per rendere più presentabile il Front National che sogna addirittura l'Eliseo. Nella " querelle" Le Pen contro Le Pen si tratta ora di capire non tanto chi dei due sia più antisemita e xenofobo, ma piuttosto se davvero nel partito s'è creata una frattura tale da minarne la compattezza nel cavalcare le bacate ideologie di estrema destra sulle quali ha costruito la sua indecorosa fortuna. 

 

ODE. E' curioso osservare quanto sia diversa la percezione che si ha dei politici italiani in patria o se visti dall'estero. Emblematico a tale proposito è il caso di Matteo Renzi di cui si può dire tutto e il contrario di tutto, ma non che non abbia in casa una folta pattuglia di "nemici" sebbene abbia incassato la fiducia sull'Italicum. All'opposto, dopo il voto tormentato e segnato dalla pittoresca imitazione dell'Aventino inscenata dalla destra, l'Europa si è fatta invece persuasa che ora l'Italia vede rosa nella ricerca della formula giusta per garantire la stabilità. C'è però un dettaglio che probabilmente è sfuggito alla stampa internazionale; e cioè che l'approvazione della legge è avvenuta alla vigilia del 5 maggio, l'ode manzoniana che ammonisce quanto poco ci voglia per passare dagli altari alla polvere.

 

SOLIDARIETÀ . All'EXPO2015 si racconta la storia del cibo, ma per un miliardo di individui il cibo è solo un racconto. Tale pensiero, condensato nella vignetta di Repubblica, è quello che dovrebbe convogliare gli sforzi e le iniziative della rassegna per raccogliere una sfida che non è esagerato definire epocale. Si tratta di ridefinire il concetto di solidarietà ancora troppo spesso frenato dalla logica spietata delle multinazionali che crea spaventose sacche di sottosviluppo in cui si vive ( si fa per dire) con meno di un dollaro al giorno. Sbaglia però chi pensa di arrivarci con la violenza che per sua natura vanifica sul nascere le speranze di ridurre il divario tra il resto del pianeta e la parte minoritaria del mondo. Quella parte che si definisce moderna e civilizzata, ma  ancora una volta incapace di fermare  quei quattro imbecilli mascherati che hanno devastato Milano, perdendo però la partita sul campo.

 

CARRELLO. Dalla Germania all'Italia i negozianti di confine sorridono. Ogni fine settimana i loro empori sono presi d'assalto dalla clientela svizzera che nonostante le prediche anti europee dei populisti se ne va tranquillamente a fare spesa all'estero a condizioni decisamente favorevoli. Nessun slogan è stato in grado di arginare "i frontalieri del carrello" che riempiono il frigorifero spendendo molto meno che sotto casa. Sul piano interno il fenomeno preoccupa. Quando si tocca il portafoglio non è facile fare breccia nel cuore della gente che da un lato magari dice no alla libera circolazione delle persone, ma dall'altro ,fatti due calcoli, pare poco incline a rinunciare ai vantaggi della libera circolazione degli acquisti nella vicina UE che dopotutto non sembra poi così ostile come la dipinge la propaganda nazionalista.