di Renzo Balmelli
ARBITRO. Che l'Italia abbia un bisogno urgente di riforme, di fatti e non di proclami salottieri, è trapelato in modo inequivocabile dalle vivacissime reazioni all'elezione del nuovo Presidente. Dal punto di vista socio-economico il contesto, che il rapporto Eurispes definisce sempre più povero e pessimista, rimane infatti difficilissimo. Sobrio, austero, inattaccabile dalla dietrologia sgangherata dei suoi avversari, quando Sergio Mattarella, arbitro e non tifoso, fa appello ai giocatori, è alla classe politica, sia essa vittoriosa o sconfitta, che si rivolge affinché sia la prima a dare il buon esempio. Ma come nel calcio, da arbitro si aspetti insulti e simulazioni da chi le leggi le esige ad personam.
STAGIONE. Come evidenzia la svolta greca, oggi la crisi economica e di bilancio pone non solo Palazzo Chigi, ma tutta l'UE di fronte a scelte che forse non è esagerato definire epocali. Sempre più impellente appare la necessità di rinnovarsi, di osare di più , di tornare a vincere e convincere. Se l'Italia mediterranea ed europea , superata la prova del Quirinale, troverà una maggiore tranquillità per gestire il cambio di stagione senza traumi, e soprattutto se il Pd smetterà di litigare, potrà riavere quel ruolo che il nefasto ventennio berlusconiano le ha fatto perdere, in modo da restituire smalto e vigore ai Trattati di Roma di cui è la culla.
REGALINO. In cauda venenum. In politica, malgrado le apparenze, c'è sempre una coda velenosetta che mette in guardia gli osservatori. A proposito del Nazareno sembrava che nella partita per il Colle fossero stati chiariti gli equivoci. Invece l'imprevisto sconto di pena all'ex Cav, il curioso regalino alla fine dei giochi non è passato inosservato. Nulla da eccepire, per carità. Le sentenze non si discutono e non c'è motivo di fare peccato pensando male. A guardar bene, la fine anticipata del percorso rieducativo è un atto di clemenza che non modificherà di un ette la turbolenta biografia del personaggio.
CONFUSIONE. "Quel che resta del giorno" il titolo di un libro e di un film che raccontano l'evanescenza di un amore. Con una parafrasi un po' ardita in questi giorni si potrebbe evocare l'evanescenza di una leadership, la dissoluzione di un progetto per il cambiamento: quello che sotto la guida dell'ex premier ha illuso e deluso il Paese. Ormai su quel fronte che ha prodotto scandali e disastri, quel che resta è la confusione. A destra l'ultimo in partita è rimasto Matteo Salvini che però con i suoi slogan di facile suggestione, nonché l'appiattimento acritico sulle posizioni estremiste della Le Pen, è l' opposto di una cultura di governo.
RUOLO. Sul ruolo della Repubblica federale tedesca nel concerto a volte cacofonico ma anche vitale della comunità europea sono già stati scritti interi trattati, a volte entusiastici, altri meno benevoli. Di sicuro farà discutere l'analisi di un autorevole quotidiano svizzero di lingua tedesca, fondata sul presupposto che al mondo serve “più Germania” per il rigore col quale Berlino riesce a tenere a bada le derive dell'estremismo di destra senza lasciarsi contagiare dal Fonte nazionale francese e compagnia bella. E' un giudizio che in parte di può condividere, a patto però che la Germania rimanga così com'è, leale, democratica e , consapevole della sua storia , al riparo da mire egemoniche.
INSICUREZZA. La classica missione impossibile. Da mesi la diplomazia di Berna sta sudando le proverbiali sette camicie per conciliare due concetti inconciliabili: il rifiuto della libera circolazione sancito dell'iniziativa populista di un anno fa e gli accordi bilaterali con l'UE che, da parte sua, non ammette deroghe. Questa volta la democrazia referendaria, gran vanto della Confederazione, ha prodotto un frutto non facile da amministrare. Nell'accettare l'iniziativa nazionalista, il voto ha portato insicurezza, ma il popolo ha preso il rischio consapevolmente mettendo il Paese e il suo governo in una situazione per nulla piacevole che può portare in un vicolo cieco.
BARBARIE. Il mondo arabo non poteva più restare silente dopo l'orrenda uccisione del pilota giordano, arso vivo nella prigione dell'Is, che ci fa ripiombare in pieno medio evo. Dall'università di Al-Azhar del Cairo, il più prestigioso centro di insegnamento dell'Islam sunnita, arriva una durissima presa di posizione contro questa inaudita esplosione di crudeltà. E poiché violenza chiama violenza, la prima conseguenza è stata la doppia impiccagione di due terroristi di Al Qaida in Giordania, col rischio di riesumare la pratica disumana dell'occhio per occhio, dente per dente che non farebbe che gettare benzina sul fuoco dei tagliagole. Di fronte alla nuova minaccia, non è più procrastinabile un'azione non solo a parole del mondo unito contro tanta barbarie, prima che l'incendio divori ogni cosa.