di Renzo Balmelli
FANTASMI. Ci eravamo lasciati per le ferie con la "speranza in cor", ma l'illusione è stata di breve durata. Alla ripresa, dopo una stagione deprimente sotto ogni punto di vista sia per il clima, per il morale che per la pace, ci troviamo a guardarci attorno in preda allo sconforto. L'aria è malsana, resa irrespirabile dagli orrendi rituali riesumati dalla notte de tempi: le decapitazioni, le persecuzioni, l'esodo che svuota intere nazioni. Insomma, la sconfitta della ragione. Ci scandalizziamo nel riscoprire quanto fosse stupidamente crudele la " macelleria umana" che fu il conflitto '14-'18, ma un secolo dopo altri attori, non meno feroci di chi li ha preceduti, ridisegnano il medesimo scenario di rovine e devastazioni. Rispetto al passato non siamo messi meglio e con un sentimento di paura, mentre i vecchi fantasmi tornano ad agitare i nostri sonni, ci chiediamo se la terza follia mondiale chiamata guerra sia dietro l'angolo, riproponendo analogie inquietanti con le tragedie di ieri. Soprattutto se al colmo del cinismo barbaro e avido qualcuno potrebbe anche pensare di avere trovato nel tintinnare di sciabole la cura per l'economia in stallo.
EUROPA. Il cambio della guardia alla guida della diplomazia dell'UE avrà un senso soltanto se la nuova generazione rappresentata da Federica Mongherini riuscirà nell'impresa non semplice di recuperare gli ideali dei fondatori per ridiventare protagonista del proprio destino. All'uopo, prima di ogni altro passo, servirà una rigenerazione della leadership comunitaria nei processi di distensione, tanto più che l'esigenza di una svolta stava diventando ineluttabile davanti all'immobilità in cui sembrava eclissarsi l'Europa al palesarsi dei conflitti .In filigrana si stagliava l 'idea di un rovinoso declino , di una diffusa sensazione di impotenza che avrebbe fatto unicamente il gioco degli euroscettici. Già abbiamo potuto misurare la discrepanza tra come Bruxelles si presenta e le emozioni provate dall'opinione pubblica che invece ha bisogno di essere rassicurata e di ritrovare la fiducia. Bisogna lavorare senza soste in questa direzione, anche perché la cognizione del potere reale sembra appartenere sempre più a entità astratte, oscure, che agiscono nella penombra di un mondo in frantumi. E non va bene.
DINAMICHE. Oltre allo scrivere, attività nella quale eccelleva al punto di essere considerato il padre del romanzo e del giornalismo moderno, Daniel Defoe , notoriamente con le mani bucate, ebbe a cavallo tra il sei e il settecento anche la licenza di muoversi dietro le quinte in veste di uno 007 ante-litteram al servizio di Sua Maestà incaricato , dietro una lauta ricompensa, di una missione non priva di rischi: persuadere la Scozia a unirsi all'Inghilterra con tutti i mezzi leciti e illeciti. Anche in questo campo l'opera pionieristica e convincente dell'autore del Robinson , più a suo agio con l'oratoria che con gli affari , conobbe lo stesso il successo di cui ancora oggi godono i suoi libri. A trecento anni da quelle imprese, la storia dei rapporti tra Edimburgo e Londra potrebbe però subire una inversione cruciale rispetto alle dinamiche che l'illustre scrittore contribuì a mettere in moto, se al referendum del 18 settembre dovessero imporsi i fautori dell'indipendenza e dell'addio all'Union Jack. Sull'esito delle pratiche per il divorzio regna ancora l'incertezza, ma in attesa del verdetto al povero Defoe non resta che rigirarsi nella tomba.
STRAPPO. Dal giorno in cui divenne Confederazione, la Svizzera ha esibito con orgoglio il suo plurilinguismo unico al mondo. Negli ultimi tempi però questo invidiabile modello di coesistenza culturale fra stirpi diverse sembra entrato in crisi. Il primo a fare le spese del declinante "parlar svizzero" è stato l'italiano, ormai relegato al ruolo di semplice comprimario dell'insegnamento obbligatorio. Sorte analoga sembra subire anche il francese, fin qui seconda lingua della scuola e dell'amministrazione, che ora trova però sempre meno fruitori al di fuori della sua area di competenza. Quanto alla maggioranza dei cantoni germanofoni a farla da padrone è l'inglese inframmezzato col dialetto locale, di gran lunga preferito al buon tedesco quale strumento di comunicazione immediata. Nella patria di Tell il fenomeno del multilinguismo, che nasce da situazioni geografiche, storiche economiche e sociali molto complesse, è il cardine attorno al quale ha fatto perno con successo il concetto di "Willenstaat", o stato per volontà su cui si regge il Paese. Non c'è quindi da sorprendersi se nel governo e nel parlamento di Berna si faccia sentire la preoccupazione per quello che potrebbe essere uno strappo nel tessuto della coesione confederale.