L'Europa prova a ripartire, ma…
di Renzo Balmelli
SOLIDARIETÀ. Con un gesto simbolico l'Europa prova a ripartire da Yprès e Sarajevo, città martiri della Grande Guerra, dove tutto ebbe inizio. Ma sarà un tentativo monco se nel Mediterraneo non si fermeranno le stragi di migranti che creano un contrasto terribile con il "mare nostrum", culla della civiltà. L'orrore di ieri, tra i fumi dei gas venefici, si rispecchia nell'orrore di oggi, al cospetto di quei poveri morti asfissiati nella stiva di un barcone. Nel semestre italiano sarà compito di Roma, che non può essere lasciata sola a gestire l'immane tragedia, richiamare gli altri paesi membri all'obbligo morale di risalire con determinazione alla radice del male ed estirparlo. Se ciò non avvenisse, l'UE potrebbe perdere di vista per sempre la grande lezione dei padri fondatori cui stava a cuore, prima di ogni altra cosa, la solidarietà universale e la difesa della gente che non ha difesa. Nel qual caso sarebbe come dichiarare fallimento di fronte alla storia.
PASSIONE. Tra le sceneggiate di Grillo e gli sgarbi dell'estrema destra, sintomo però di un diffuso disagio, non saranno certo le gatte da pelare che mancheranno a Matteo Renzi mentre inaugura con propositi battaglieri le presidenza italiana del Consiglio europeo. Coincidenza vuole che i destini di Roma e di Bruxelles si trovino a incrociarsi sul calendario quando in una capitale come nell'altra ne le chiacchiere ne i poco emozionanti compromessi appaiono come una risorsa sufficiente per raccogliere con successo la sfida all'avvenire. E qualsiasi automobilista alle prime armi sa quanto possano essere pericolosi gli incroci. Certo, con l'occupazione, la crescita e l'economia sana si fa l'Europa. Ma non basta se manca il fuoco sacro che regge il progetto comune, se viene meno, come ammonisce il filosofo Bernard-Henry Lévy " la dimensione passionale dell'integrazione", la sola capace di ricacciare nell'ombra i fantasmi del passato.
SOCIALISMO. Con l'implacabile sequenza lineare dell'effetto domino, la prematura eliminazione degli azzurri dai mondiali ha innescato polemiche a non finire sui mali dell'Italia e le relative responsabilità. Una volta scoperchiato il vaso di Pandora, tutti i problemi si sono riversati sul Paese evidenziandone le fragilità, le inadempienze e le difficoltà a muoversi lungo il tortuoso cammino delle riforme annunciate e spesso disattese. Al cospetto di interrogativi che forse non è esagerato definire epocali, coglie nel segno e offre lo spunto a profonde riflessioni il "socialismo come nostalgia del futuro", secondo la bella definizione che ne dà Felice Besostri nel volume "Genova 2012" pubblicato sotto gli auspici della Società Cooperativa di Zurigo raccogliendo gli atti del convegno tenuto a Genova nei centoventi anni dalla fondazione del Partito dei lavoratori italiani. Una formidabile "idea che non muore", l'idea della sinistra fondata su valori condivisi, resta oggi come ieri la chiave di volta ideale per il vero progresso.
POTERE. Quando erano all'apice della notorietà, Sarkozy e Berlusconi si detestavano neppure cordialmente, ma a tutto campo. Famoso è rimasto negli annali dei vertici lo scambio pubblico di battute intrise di ironia tra l'allora presidente francese e Angela Merkel sull'affidabilità del premier italiano che veniva messa apertamente in dubbio. Ma adesso, come in uno di quei titoli mirabolanti di Lina Wertmüller, eccoli entrambi travolti da un insolito destino. Sarkozy, raggiunto da una pesantissima accusa di corruzione che potrebbe cancellare i suoi sogni di rivincita alle presidenziali del 2017, fa il paio con Berlusconi che mogio, mogio in veste di penitente, si scusa di fronte alla giustizia, da lui spesso bistrattata, per avere perso le staffe nei confronti della magistratura, definita " 'incontrollata, incontrollabile e irresponsabile". Non sempre è vero, insomma, che il potere logora soltanto chi non ce l'ha, ma bensì anche chi ne ha avuto quasi a dismisura.
DERIVA. Vengono i sudori freddi al solo pensiero che l'interminabile conflitto arabo-israeliano, già causa di lutti e sofferenze indicibili, possa degenerare al punto da contemplare il rapimento e l'uccisione a sangue freddo di adolescenti di ambo le parti, senza colpa alcuna se non quella di essere divisi dai muri dell'incomprensione e dell'odio. In questa esplosione di violenza che acceca e ottenebra la ragione, dentro questa deriva in cui nessuno può proclamarsi innocente, vanno via via affievolendosi le speranze di una composizione negoziata del conflitto. Mentre tornano a farsi sentire i tamburi di guerra, lo spirito di Camp David che valse ai suoi protagonisti, Arafat e Rabin, il Nobel per la pace, è ormai un lontano, pallido ricordo, offuscato dallo spirito di vendetta che cova sotto la cenere. Se l'estremismo che dilania il Mediterraneo avesse la meglio, la crisi delle relazioni internazionali, già duramente toccate dai conflitti in atto nel mondo, potrebbe subire un'accelerazione dalle conseguenze incalcolabili.
INTEGRAZIONE. Al netto di qualche nobile decaduta, le gerarchie sono state mantenute. La nota interessante dei mondiali di calcio resta tuttavia la difficoltà incontrata dai grandi per venire a capo delle squadre che venivano ritenute figlie di un Dio minore e invece non lo sono più. In termini "politici" vi è stato un generale innalzamento dei valori che ha visto avversari come Algeria, Nigeria, Grecia e Stati Uniti, potenza mondiale ma non nel rincorrere un pallone, tenere validamente testa e fare soffrire le compagini che vanno per la maggiore. Nella ritrovata democrazia sportiva , la Svizzera merita una segnalazione speciale avendo ottenuto un risultato importante grazie a una Nazionale composta in prevalenza di giocatori d'origine kosovara, macedone, croata, bosniaca, turca, cilena e della Costa d'Avorio. Che quella confederata sia stata tra tutte le squadre la più multietnica in assoluto vista all'opera in Brasile oltre che un esempio nel percorso di integrazione è una nota positiva che mette a tacere i pifferai dell'esclusione e del populismo squallido e becero.
PETTEGOLEZZI. Cosa sarebbe l'estate senza i gossip da gustare sotto l'ombrellone con un gelato in mano. Già i primi rotocalchi dedicati a dive, regine e principesse facevano a gara per conquistare i lettori. Nell'era multimediale non c'è tablet o smartphone che non cavalchi l'onda lunga del pettegolezzo da offrire all'utente senza alzarsi dalla sdraio. Per la stagione in arrivo il grande tormentone sarà quello di scoprire che fine hanno fatto le "olgettine" che animavano le calde notti del bunga bunga. Con l'ex Cavaliere che ha ormai ripudiato la battuta "meglio le belle ragazze che essere gay", le affascinanti fanciulle dirette alla volta di Arcore sono uscite di scena e si guardano bene dal farsi vedere troppo in giro. Come se tra le ragazze che animavano i " ricevimenti eleganti" e gli attori di quella fase turbolenta e infausta della politica fosse calata una rete di sicurezza per tenerle lontane e farle dimenticare agli elettori. Quanto basta per incuriosire gli amanti delle cronache piccanti.