di Renzo Balmelli
MORALE. Con il verdetto delle urne elvetiche, la questione morale entra di prepotenza nel dibattito sull'Unione riportando in auge distorte ideologie e antiche paure cucinate a dovere dalla destra conservatrice. Seppur di misura il successo del referendum anti stranieri mette in circolo un grumo di risentimenti a lungo covati e che una volta trovato uno sfogo saranno difficili da aggirare. Di botto la Confederazione si ritrova spaccata, lacerata sul piano interno e in gravi difficoltà su quello diplomatico. Un po' ovunque si respira un clima di mestizia reso ancora più imbarazzante dai provocatori applausi di Marine Le Pen che scoperchiano un vaso di Pandora da cui può uscire di tutto e di peggio per il destino della libera circolazione delle persone, cardine irrinunciabile per un'Europa diversa e migliore.
IPOCRISIA. Chissà come saranno rimasti quegli elettori che per un pugno di schede hanno fatto vincere il "si" quando avranno saputo che nemmeno quarantotto ore dopo il referendum anti immigrati un'importante azienda svizzera, attiva nel settore della telefonia, ha avviato la ricerca di personale nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Forse si saranno sentiti vittime di un colossale raggiro confezionato ad arte dalla destra demagogica in nome dell'ipocrisia per incamerare consensi a buon mercato. Indubbiamente il brusco risveglio dopo l'ubriacatura di slogan populisti sarà stato piuttosto doloroso nello scoprire che il loro voto, a dispetto delle promesse, non è valso a risolvere i problemi di un mondo del tutto cambiato, ma è servito unicamente a erigere nuove e vecchie barriere che non portano da nessuna parte se non a tensioni e ad assurde ostilità fra i popoli.
INSOFFERENZA. Come ai tempi delle valigie di cartone, dall'Italia sempre più si emigra per necessità. Se durante l'infausto ventennio berlusconiano la politica fosse stata una cosa seria, magari il mercato del lavoro che non è povero ma solo gestito in modo sciagurato, non conoscerebbe le attuali traversie. A farne le spese in regioni un tempo ricche e all'avanguardia come la Lombardia, sono i frontalieri, umiliati e offesi nella loro dignità di lavoratori onesti e regolari. Oggi questo modello di collaborazione italo-svizzera a cavallo dei confini che sempre ha dato ottimi frutti, rischia di pagare un dazio molto pesante al recupero, per la prima volta vincente, delle crociate di James Schwarzenbach, leader e padre delle iniziative xenofobe negli anni settanta. Davvero un gran brutto segnale di insofferenza e intolleranza.
DIFFERENZA. Ci sono referendum e referendum. E non tutti si assomigliano. Quello svizzero , a pochi mesi dalle elezioni europee di maggio, è destinato a provocare discussioni e ripercussioni in tutti i Paesi dell'UE poiché apre una crepa nell'architettura della casa comune dei 27, senza però indicare come ricucirla. Elevato è infatti il timore di sedurre gli euroscettici. Di ben altra caratura è invece il referendum degli scozzesi che il 18 settembre sotto la bandiera della " rinascita" intendono rivendicare l'indipendenza dal Regno Unito, senza tuttavia rinunciare all'Unione europea. Come annota Sergio Romano, i compatrioti di Sean Connery/ James Bond sanno che in alternativa a Londra esiste una casa più grande in cui potranno continuare ad abitare. La qualcosa negli intendimenti di chi rivendica la propria sovranità costituisce sul piano culturale oltre che politico una differenza sostanziale rispetto alle tendenze isolazioniste.
SINDACO. Pare che Berlusconi non stia più in sé dalla soddisfazione. Non solo ha trovato a sinistra, in casa di coloro che per lui sono nemici storici, chi ne ha propiziato la miracolosa rinascita, suffragata da sondaggi tanto mirabolanti da sembrare poco veritieri. Come se non bastasse, a Tortona il Cavaliere può addirittura presentare un suo candidato sindaco registrato all'anagrafe come Giuseppe Bottazzi. Bel nome che sa di antico, proprio come quello di uno dei sindaci più famosi della storia italiana, conosciuto in tutto il mondo col soprannome di Peppone, fiero e irriducibile comunista, rivale del non meno battagliero Don Camillo. Rispetto al romanzo, il vero Bottazzi nella realtà non è dove l'aveva collocato Guareschi, ed è proprio questa distorsione "ideologica" che induce la destra a parlare di storica rivincita persino sulla letteratura. Nell'udire certi spropositi, quasi, quasi si rimpiangono i tempi in cui dopo le scazzottate finivano col prevalere le ragioni del cuore che se non altro riportavano l'uomo al centro del villaggio per il bene della collettività.