Con il maestro Abbado esce di scena una personalità che ha onorato l'Italia riscattando le figuracce dei nostrani barzellettieri, ora riportati in auge dai fantasmagorici giri di valzer del potere.
di Renzo Balmelli
IMPEGNO. Ci ha lasciato Claudio Abbado e con il grande maestro è uscita di scena una personalità che ha onorato l'Italia riscattando le figuracce dei nostrani barzellettieri, ora riportati in auge dai fantasmagorici giri di valzer del potere. Di lui, al di là della sublime direzione orchestrale, resta il ricordo di una figura integra sul piano umano in cui primeggiava l'enorme valenza sociale del suo impegno per le classi meno abbienti. Nel suonare insieme ai giovani Abbado credeva davvero nella funzione salvifica della musica quale alternativa ai guasti prodotti dal sottosviluppo economico e culturale. Per queste sue idee, lontane dal conformismo borghese, si disse che aveva il cuore a sinistra, definizione che pur nel suo rigoroso riserbo egli si guardò bene dallo smentire.
MEMORIA. Farebbe comodo a chi gira la testa dall'altra parte attribuire ai soliti mascalzoni la paternità delle teste di maiale recapitate alla Sinagoga e all'ambasciata d' Israele a Roma in concomitanza con la Giornata della memoria. Ma non è così. Nonostante la terribile lezione dell'Olocausto, l 'antisemitismo nella sua ripugnante versione odierna è sempre tra noi, veicolato dalle forze che alimentano l'ostilità e l'odio brutale nei confronti del popolo ebraico. Tenere alta la guardia serve proprio a questo, a rammentare agli uomini che hanno appunto la "memoria" corta che qualsiasi distrazione in questo campo è un pericoloso passo indietro nella notte buia dei tempi, quando il male assoluto divenne la regola agghiacciante della Germania nazista e lo strumento di crimini efferati contro l'umanità.
SFIDA. Accanto all' Italia migliore, attestata dal prestigio di cui è circondata, tocca assistere ai demenziali rigurgiti xenofobi della destra oltranzista padano-centrica, ma non solo, contro gli immigrati e il ministro Kyenge, oggetto di scherno per il colore della sua pelle. Purtroppo non è un fenomeno circoscritto, bensì una tendenza in auge nei quattro angoli del continente e che registra una ascesa preoccupante dei consensi per il Front National di Marine Le Pen e altri schieramenti al servizio delle peggiori ideologie. Se ne potrà misurare la reale consistenza alle elezioni europee di maggio che non saranno solo un banco di prova per gli equilibri nazionali, ma una sfida campale in nome dei principi cardini attorno ai quali fa perno la democratica convivenza fra i popoli nel mosaico di lingue e culture che sono il valore aggiunto della comunità allargata in cui viviamo.
ATTENTI. Dire che la politica è l'arte del possibile è quasi un'ovvietà. Ma c'è un limite. Se il "possibile" è ridare fiato alle anomalie e agli schemi ideologici che non hanno prodotto nulla tranne gli scandali giudiziari, il discorso non regge più, è solo un intruglio gattopardesco. E ancor meno regge se sotto l'urto dei nuovi equilibri lungo l'asse Arcore-Firenze il soccorso offerto al Cavaliere alla sede del Pd non fa che indebolire l'azione del governo. Se dall'altra parte vi fosse perlomeno una destra liberale, turandosi il naso si potrebbe provare a ragionare. Ma quella rappresentata da FI è una destra anomala rispetto ai canoni occidentali, fondata sulla concezione proprietaria del suo leader che ha abbassato l'Italia al livello del gossip. Con l'impertinenza che le è congeniale, la satira, sempre avanti di un passo rispetto alle fumisterie del politichese, ha già messo in guardia i lettori con una battuta sferzante che la dice lunga: "Attenti a quei due!!".
RESURREZIONE. Chi si era illuso che Berlusconi non fosse più il tema delle cene degli italiani, ha dovuto ricredersi. Tornato vispo come un galletto di primo pelo, l'ex premier si gode il trionfo dell'inaspettata resurrezione, alla faccia della giustizia, della condanna e della decadenza. Per dirla con Gadda, a vent'anni dalla sua prima discesa in campo, vent'anni di disastri, "quer pasticciaccio brutto de via del Nazareno" lo riporta in cattedra a rivendicare con proterva disinvoltura un ruolo di primo piano e il copyright di riforme mai realizzate. Con lui gongolano i suoi compagni di merenda per i quali non è Forza Italia che si deve “renzizzare”, ma è il Pd che si sta berlusconizzando. E questo sarebbe il nuovo che avanza. "Ma mi facci il piacere", taglierebbe corto Totò.
DELUSIONE. Conteneva una speranza implicita la fotografia con gli aerei del presidente iraniano Rohani e del premier israeliano Netanyahu allineati uno accanto all'altro all'aeroporto di Zurigo. Se la diplomazia avesse tenuto il passo con i controllori di volo oggi si potrebbe parlare di miracolo di Davos. Speranza delusa. L'atmosfera ovattata del summit alpino non è valsa ad aprire uno spiraglio nel muro dell'incomprensione tra i due Paesi. Non ancora. Altri sforzi saranno necessari per sciogliere il grumo di rivalità e sospetti che ostacolano il dialogo in una delle regioni più a rischio del pianeta e nella quale si gioca una partita decisiva per disinnescare la violenza che dall'Egitto alla Siria costituisce una seria minaccia alla distensione internazionale. Sempre che non sia troppo tardi.
DIKTAT. Sono commoventi i manifestanti di Kiev, commoventi e terribilmente soli nel loro strenuo e vano tentativo d opporsi alla tracotanza di Putin che da quando è al potere si è affrettato a rimpiazzare la soffocante nomenklatura ex sovietica con quella neo zarista. Per i democratici dell'Ucraina, isolati nella morsa del gelo non solo meteorologico, è stato come saltare dalla padella nella brace. Molti di loro avevano sperato di trovare in Europa una via d'uscita al diktat russo, ma quando si scriverà questo capitolo della storia i Paesi che fanno capo a Bruxelles avranno parecchie cose da farsi perdonare per avere abbandonato a se stessi i dimostranti che ogni giorno si fanno bastonare inseguendo un sogno. Ancora una volta, parafrasando Pascal, per non turbare gli assetti con Mosca sempre più grande potenza, la ragion di stato conosce ragioni che il cuore non conosce.
PREGIUDIZI. A volte quando i comici giocano a fare i politici riescono fare ridere. Ma quando i politici si mettono a imitare i comici, di regola fanno piangere. In Italia non è una novità, ma che la cosa potesse presentarsi anche in Svizzera e per giunta ad opera del sindaco della capitale federale è una faccenda che venendo da un esponente socialista, cioè di un partito in prima fila nella lotta contro i luoghi comuni, ha messo a soqquadro il mondo politico elvetico. Per divertire la platea, il primo cittadino di Berna non ha infatti trovato nulla di meglio che sbizzarrirsi coi soliti pregiudizi sui napoletani pigri e scansafatiche ai quali la mamma raccomanda di non crescere perché se diventano alti poi devono andare a lavorare. A questo punto bisognerebbe rammentare al borgomastro che la patria di Tell deve buona parte del suo benessere proprio al sudore e al sangue versato sui cantieri dagli immigrati del sud. Ma chissà se capirà!