sabato 4 maggio 2013

Quelli che il giovanotto abbronzato

di Renzo Balmelli



ODIO. Si leggono frasi e commenti di lettori che mettono i brividi nella lunga, nauseante teoria di blog infamanti diretti a colpire il neoministro per l'integrazione Cècile Kyenge, Contro la sua nomina si sono scatenate offese indegne di un Paese civile e volgarità razziste irripetibili. Ciò che viene fuori da questo grumo di rancore è lo spaccato dell'Italia peggiore, per fortuna largamente minoritaria, ma comunque espressione di uno zoccolo duro che si mantiene in vita anche grazie alla compiacenza acritica di una certa parte dell'informazione. La libertà di espressione non c'entra. Come ha ricordato Laura Boldrini, in alcuni siti si pratica il sistematico incitamento all'odio razziale che resta un reato anche se espresso via web. Se un merito importante va subito riconosciuto al nuovo governo è di avere dato un forte e incoraggiante segnale di rottura contro la discriminazione rispetto al recente, ambiguo passato in cui Obama –giova ricordarlo – veniva dipinto come "un giovanotto abbronzato".



ROSPI. Se bastasse un titolo per riassumere lo stato d'animo di tanti militanti della sinistra, costretti a ingoiare più rospi di quanto la ragion di stato esiga, si potrebbe dire che l'irriverente "A Letta col nemico" coglie nel segno. Volendo se ne potrebbe aggiungere un altro non meno sferzante: il primo governo democristiano della Terza Repubblica, tanti sono i nipotini della Balena bianca a Palazzo Chigi. Per colmo di sventura c'è anche il rumore cupo degli spari che saranno pure opera di uno squilibrato, ma che come insegna la dovizia di autorevoli studi sull'argomento, sono il sintomo inequivocabile di un profondo disagio sociale. Ciò non attenua la gravità del gesto, sia chiaro, ma lascia nondimeno intuire come potrebbe infuocarsi il clima quando, fatalmente, verranno al pettine i nodi della questione morale sollevata dal triste matrimonio d'interesse con gli interpreti e le comparse del bunga-bunga.



STOICISMO. "Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, ma quello che voi potete fare per il vostro paese". Alla luce dei fatti occorre riconoscere che Enrico Letta, persona per bene sotto ogni punto di vista, assumendo l'incarico con una dose di coraggio che sfiora lo stoicismo, ha ricordato Kennedy e la sua celebre frase, pronunciata quando l'America non stava tanto meglio dell'Italia di oggi. C'era in ballo la salvezza nazionale e il neo premier si è infilato in una strada strettissima , d'altronde forse l'unica possibile e così ben riassunta dal quel suo un tantino rassegnato : "Inevitabile stare insieme". Già, inevitabile! Ma dove porterà quella pace controvoglia vista come un successo di Berlusconi, come il salvacondotto per il congelamento dei suoi processi e un viatico per le sue mai sopite ambizioni presidenziali? Difficile dirlo. Pare comunque poco probabile che di colpo il rospo si trasformi nel principe delle fiabe a lieto fine.



CONTRATTO. Anche nei cosiddetti paesi virtuosi si avvertono scricchiolii inquietanti. Le granitiche certezze vacillano e un po' ovunque si alzano voci critiche nei confronti della teutonica austerità. Voci che sono quelle della gente, stufa di pagare il conto di debiti non suoi, mentre sull'altro versante - va da sé per pochi eletti - prospera il mercato del lusso. Sono queste disparità a creare malessere e frustrazioni ed a vanificare gli interventi correttivi dai quali è inutile pretendere miracoli fintanto che l'economia continuerà a prevalere sulla politica e la politica sull'etica. Se coloro che muovono le leve provassero a rileggere Rousseau e a immaginare un nuovo Contratto sociale per l'equa distribuzione delle risorse, magari un domani potrebbe accendersi una speranza per l'umanità dolente. Intanto la dura, spietata realtà è un'altra: la crisi ha reso i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Anzi, ricchissimi!



MANINE. Nel celebrato film di Spielberg, l'industriale Oskar Schindler riusciva a strappare i piccoli ebrei alla furia nazista col pretesto che le loro manine erano indispensabili per eseguire certi lavori nella fabbrica di munizioni. Con intenti molto meno nobili, lo stesso pretesto è ancora oggi largamente diffuso nei paesi del Terzo mondo dove lo sfruttamento del lavoro infantile, ma non solo, ad opera di numerose imprese occidentali costituisce una delle forme più odiose di moderna schiavitù. La ricerca del profitto a basso costo, in spregio ai diritti dei lavoratori retribuiti con paghe da fame e occupati in condizioni di sicurezza più che carenti , è spesso all'origine di tremende sciagure. Quanto è accaduto a Dacca con la morte di centinaia di persone travolte dal crollo di strutture fatiscenti è una tragedia dell'egoismo capitalista, propiziata anche dalla criminosa complicità dei boss locali.



INFERNO. Sulle armi di distruzione di massa gli Stati Uniti si sono già scottati una volta in Iraq, in base a timori poi rivelatisi infondati. E' dunque comprensibile la cautela da parte di Washington e dei suoi alleati nell'aprire un nuovo fronte in Siria come esigono i repubblicani. Nei confronti di Assad, sospettato di usare armi chimiche, Obama e le maggiori potenze occidentali sono convinte che il despota di Damasco abbia oltrepassata la famigerata "linea rossa", ma non ne hanno la prova provata. A questo punto la comunità internazionale si trova davanti a una dura scelta , ben consapevole che anche un solo passo falso non farebbe che scatenare nella regione un inferno peggiore di quanto già non sia per la popolazione civile stretta fra due identità: quella tra l'ultimo stato laico, ma sanguinario, del mondo arabo e il fanatismo religioso di al-Qaeda. Un tragico rompicapo.



EREDITA'. Per anni e anni, quando il discorso cadeva sul Paraguay il pensiero correva ad Alfredo Stroessner, il presidente dittatore che guidò il suo paese con pugno di ferro, abolendo la costituzione e soffocando l'opposizione grazie anche al sostegno degli Stati Uniti che vedevano in lui un baluardo contro l'infiltrazione comunista nel continente sud americano. La caduta dell'Unione sovietica segnò il declino dei caudillo di origine tedesca che strizzava l'occhio a nazismo e peronismo. Gli sopravvisse il suo partito, il Colorado, che dopo avere spodestato con strane manovre la coalizione di sinistra, al governo dal 2008, è ritornato al potere eleggendo il nuovo presidente, Horacio Cortes, un conservatore multimilionario con qualche macchia che per prima cosa dovrà dimostrare di avere liquidato per sempre la pesante eredità del passato. Staremo a vedere. Quando c'è di mezzo il potere e le caserme sono inquiete, nelle strade di Asuncion del "doman non v'è certezza".