mercoledì 13 febbraio 2013

Muro di Chiasso

Quando cadde il muro di Berlino si disse che la storia aveva imparato a correre. Qualcuno deve avere inteso il concetto alla maniera del gambero.

di Renzo Balmelli 

GAMBERO. Più che una minaccia effettiva, pare una guasconata per vellicare gli istinti meno nobili. E' difatti del tutto improbabile che nella civilissima Svizzera la Lega dei Ticinesi riesca a costruire il muro a ridosso del confine di Chiasso che campeggia su un suo manifesto. Il bizzarro progetto avrebbe lo scopo di difendersi dagli "italiani nemici". Al di là della provocazione, è comunque preoccupante che simili idee possano germinare tra la destra populista, mentre le forze migliori attive in Europa si sforzano di ridefinire il concetto di "frontiera" non più come limitazione, ma come luogo per diventare cittadini del mondo. Quando cadde il muro di Berlino si disse che la storia aveva imparato a correre. Qualcuno deve avere inteso il concetto alla maniera del gambero. 


DECLINO. Fin da quando si cominciò a parlarne in termini entusiastici, l'Egitto era al centro di un grande progetto per l'affermazione della primavera araba. Dal Cairo si attendevano impulsi decisivi per consolidare il processo di riforme democratiche che aveva acceso gli entusiasmi lungo tutta la costa nordafricana del Mediterraneo. Il rovescio della medaglia è drammatico. Nella terra dei faraoni è peggio di due anni fa e l'impressione dominante è che il Paese, sebbene nutrito di cultura laica, si stia avvicinando ad ampie falcate a uno Stato teocratico, privo però di una leadership credibile. Tra immagini di violenze scriteriate, si assiste al lento, ma inesorabile declino delle illusioni in un clima che favorisce il caos, il vuoto totale e annichilisce le speranze.


PALLONE. A tre settimane dal 24 febbraio c'è una domanda che i commentatori si pongono mentre i sondaggi danno sempre la sinistra avanti di sei punti rispetto al Pdl. Ci si chiede cosa accadrebbe se il Pd non vincesse le elezioni e se l'inseguitore – osserva Eugenio Scalfari con una nota di preoccupazione – raggiungesse e superasse l'inseguito. Considerato che l'esito delle urne segnerà un passaggio storico della Repubblica e tenuto conto che Berlusconi non ha nessuna credibilità internazionale, lo scenario che si delinea è a dir poco catastrofico. Al potere tornerebbe non solo l'uomo dei festini, ma l'abile piazzista delle fanfaluche e del calcio-mercato. Se tale ipotesi si avverasse, l'Italia rischierebbe davvero di finire nel pallone.


COMMEDIANTI. Dire che il rimborso dell'Imu più che una proposta choc sia una sciocchezza è quasi un'ovvietà. In questa campagna elettorale dai toni esasperati, il problema vero non è tanto di dimostrare che Berlusconi le spara più grosse del barone di Münchhausen bensì di capire quanti elettori sono ancora disposti a seguire colui che per vent'anni ha fatto carte false. Dal tempo del contratto con gli italiani rimasto sulla carta, il programma della destra è stato un susseguirsi di siparietti degni dei peggior commedianti. Dal cilindro è uscito finanche il condono tombale. Il cimitero non c'entra, naturalmente, ma l'effetto è macabro. Eppure, l'immagine del Cavaliere che bussa alle porte per restituire i soldi ha già determinato i suoi effetti sul consenso. Roba da non credere.


BATTAGLIE. Poniamo di leggere che Napoleone venne sconfitto a Mont Saint Jean e non Waterloo, che si trova sul territorio di questo villaggio belga, ma era soltanto il quartiere generale del Duca di Wellington. Nessuno si sognerebbe tuttavia di modificare il nome della battaglia che cambiò i destini del mondo. Altrettanto fuorviante sarebbe usare Volgograd, come viene indicata oggi la città, invece di Stalingrado, per ricordare l'epico scontro che settant'anni fa mutò il corso della seconda guerra mondiale. Durante la commemorazione dell'anniversario, il richiamo al dittatore georgiano ha provocato diffusi malumori tra coloro che hanno vissuto l'esperienza dei gulag. Si possono capire, ma invertire il nome della battaglia sarebbe stata una torsione non soltanto della storia, ma anche all'eroismo di coloro che diedero la vita per porre fine all'incubo nazista. 


COMPAGNO. Se come accade adesso le cose non vanno proprio benissimo, è naturale la tentazione di cullarsi nel ricordo del buon tempo antico. Che poi "buono" lo fosse veramente è tutto da dimostrare. Un classico del genere, capace di rianimare la fantasia e anche un pizzico di nostalgia, sono le avventure di Peppone e Don Camillo, il capolavoro di Guareschi tradotto praticamente in quasi tutte le lingue del mondo. All'appello mancava soltanto il russo, ma in gennaio anche questa lacuna è stata colmata con la pubblicazione del primo volume nella lingua di Tolstoj. Ora si attendono con curiosità le recensioni sulle avventure Compagno don Camillo e del fiero sindaco di Brescello; avventure scartate dalla censura comunista e che adesso arrivano a Mosca in un periodo poco felice, in cui il Cremlino promuove leggi restrittive e arresta gli oppositori come usava in passato.


EREDITA'. Bisogna risalire al 2006 per trovare un titolo italiano candidato al premio Oscar per il miglior film straniero (La bestia nel cuore di Cristina Comencini). Quest'anno Cesare deve morire, opera di grande spessore del fratelli Taviani, insignita dell'Orso d'oro al festival di Berlino, non è riuscita a entrare in finale. Una scelta che fa discutere e addolora gli amanti della settima arte. Purtroppo nel cinema italiano contemporaneo, tranne qualche perla rara, com`è appunto l'opera dei Taviani, ciò che passa il convento è racchiuso nella mediocrità dei cine-panettone, scialbi di contenuti. Ed è un vero peccato. L'Italia ha dato grandi e influenti contributi alla storia del cinema mondiale, lasciando alle nuove generazioni una straordinaria eredità che rischia però di restare senza eredi. Quanto pesi nel declino lo squallore del Rubygate è una domanda che non si può fare a meno di porre.