lunedì 4 febbraio 2013

A volte ritornano


"Considerate se questo è un uomo"

"Che lavora nel fango"

"Che non conosce pace"

"Che lotta per mezzo pane"

"Che muore per un sì o per un no."


di Renzo Balmelli 


PENA. Per Primo Levi, con quel numero 174517 tatuato sull'avambraccio, il dopo Auschwitz, diversamente dal titolo di un suo libro, non è mai stato una "tregua", ma una pena infinita, come testimonia l'incipit testé citato del suo romanzo più famoso "Se questo è un uomo". Nello stesso lager Arpad Weisz, geniale allenatore ebreo in Italia, andò incontro a una morte orribile, vittima degli aguzzini tedeschi e delle infami leggi razziali che ne hanno cancellato finanche il ricordo. Nei giorni della memoria la Storia non può essere dimenticata per impedire che la catastrofe possa ripetersi. Ma attenti, a volte ritornano. 


INDECENZA. Tranne i soliti nostalgici - e non sono pochi - la condanna è unanime per l'indecente giudizio di Berlusconi sul Duce, a suo dire dedito al bene della patria. Solleva sgomento l'oltraggio fatto alle vittime di quella immane tragedia e a chi pagò con la vita per liberare il Paese dalla tirannia. Fa tremare il pensiero che il Cavaliere senza etica e vergogna, per raccattare voti a buon mercato strizzi l'occhio a quella parte di elettorato, non così trascurabile, che alle "cose buone" di Mussolini in parte ci crede. Diceva Pietro Nenni che avventure come quella del fascismo riescono difficilmente, ma quando si sono assicurate le necessarie complicità possono durare per molti anni. La deriva di Arcore dura ormai da un Ventennio.


INSIDIE. Nel riconoscere la responsabilità perenne della Germania nell'Olocausto, Angela Merkel non solo rende onore alla verità con un atto di coraggio esemplare, ma ricorda che l'unico antidoto contro i rigurgiti totalitari consiste nel rafforzare il processo di integrazione europea. Sono sulla sua lunghezza d'onda Umberto Eco e altri intellettuali , autori di un appello in cui si ammonisce che senza una vera unione politica l'Europa rischia di uscire dalla storia e di precipitare nel caos. Le insidie revisionistiche sono una minaccia costante. Ma anche l'Inghilterra tiene sulle spine l'UE con la "very british" idea del referendum per un novello "splendido isolamento". Suvvia! Ora che la Manica si attraversa in un baleno, non è proprio il caso.


PRIMO. Era contento di essere arrivato "uno" dopo una tappa, ma "primo" alla fine del Giro non ci arrivò. Alla vigilia delle elezioni, passaggio fondamentale per edificare il sistema sociale, politico ed economico dell'Italia ripulito dalle scorie del passato, il Pd si tenga stretta la maglia rosa senza incappare nella sindrome del ciclista. Nessuno sembra in grado di battere la sinistra, ma dipende come. Anche il rapporto e il ruolo in Europa, sgradito alla Lega e al revanscismo provinciale della destra, è legato al verdetto delle urne. L'incognita è rappresentata dal Senato, su cui fa leva il Pdl per truccare le carte. A giudicare dai sondaggi, Bersani sarà senz'altro "uno". Ma per le grandi questioni che riguardano il Paese, dopo l'urgano Silvio, occorre essere in campo da "primo". 


NEMICO. In America dai 310 milioni di armi in mano ai privati è spuntato anche un lanciamissili. Volendo uno si fa la propria guerra a domicilio, scatenando un inferno. Durante gli ultimi mesi le statistiche contano più di 500 assassinati per il possesso indiscriminato di ordigni di morte. Per frenare il delittuoso fenomeno Obama si sta attivando con determinazione, ma contro di lui ha un nemico irriducibile, la potente lobby delle armi che muove un indotto di oltre 31 miliardi di collari al quale non intende rinunciare. Per incrementare il suo lucroso giro d'affari sulla pelle degli altri, l'associazione, priva com'è di scrupoli e senso morale, è pronta a scatenare la battaglia del secolo, indifferente al fatto che le armi hanno un solo e unico scopo: quello di uccidere. 


RISATA. Chi crede che le prepotenze si combattono con l'ironia prima che con la rabbia, avrà alzato il calice per brindare agli 80 anni di Paolo Villaggio, in arte ragionier Ugo Fantozzi. Pochi come lui hanno saputo interpretare sullo schermo la famosa frase "una risata vi seppellirà" per dire proprio questo: che l'oppressione e la disuguaglianza sarebbero state sconfitte con la gioia di chi ha la consapevolezza di lottare per i propri diritti. Certo, la sua è una risata tragica e iconoclasta, capace di spingersi al punto di definire La corazzata Potëmkin una "cagata pazzesca". Il suo pregio - ha osservato un acuto internauta - è la capacità di cogliere le umane miserie e "di averci fatto ridere di noi stessi senza che ce ne accorgessimo, mentre eravamo convinti di ridere di altri".