lunedì 24 settembre 2012

Compresreste un'auto usata da uno come Paul Ryan?

di Renzo Balmelli 

ASSEGNO. In America quando non ti fidi di qualcuno, si usa dire che da un tipo come lui non compreresti nemmeno un'auto usata. Fidarsi di uno come Paul Ryan, il vice di Romney, che promette 14 milioni di nuovi posti di lavoro in cambio di un mandato vale quanto firmare un assegno a vuoto . Ne più ne meno dei 10 milioni di impieghi vagheggiati da Berlusconi e mai visti. Spalmato su quattro anni il programma diventa una chimera , mentre appare più realistico e credibile, anche ne non facile da far passare, il messaggio di Obama che non smercia illusioni, ma soltanto la consapevolezza che il sogno americano non cresce sugli alberi.


TORMENTONE. Nel vedere le immagini di repertorio diffuse sul satellite RAI, ci si chiede, con un filo di tristezza, dove siano finiti i tempi in cui il cinema italiano occupava un posto di grande rilievo alla mostra di Venezia. Anche all'edizione che si è appena conclusa, difatti, giusto per rispettare la tradizione degli ultimi anni, nessuna pellicola della Penisola è salita sul podio. Di cosa soffra esattamente la cinematografia italiana, se sia diventata troppo provinciale e incapace di affrontare i grandi temi universali, è un tormentone senza via d'uscita che lascia l'amaro in bocca nel paese in cui sono nati alcuni fra i maggiori capolavori della settima arte.


DIBATTITO. Che la letteratura tradizionale e quella della Rete finissero con l'entrare in rotta di collisione, era da prevedere. A stuzzicare l'attenzione su un conflitto ormai latente ha provveduto Philip Roth a causa di una infelice citazione di Wikipedia. Senza farne una guerra di religione, la caratura dei contendenti ha mostrato che tra i due mondi - classico uno, veloce e disinvolto l'altro - non sarà semplice arrivare a una tregua. Mentre crescono le polemiche sull'inarrestabile esercito della comunicazione on line, è dunque plausibile supporre che in futuro il dibattito culturale nell'ambito della tecnologia non mancherà di sollevare onde sempre più alte.


OBLIO. Sartre e il nostro tempo. La curiosità di sapere che fine abbia fatto l'eredità del maitre à penser di intere generazioni nasce dalla scoperta casuale di un vecchio articolo del 2000, pubblicato a vent'anni dalla morte del filosofo. Già allora l'anniversario fu l'occasione per uno scontro acceso su una figura per alcuni datata, per altri da rivalutare. Poi l'interesse cominciò a sbiadire e sull'autore della Nausea sembra essere calata la nebbia della distrazione. Magari è soltanto un oblio passeggero; ciò non di meno sarebbe interessante capire se il mito esistenzialista del Café Flore dice ancora qualcosa ai giovani d'oggi.


ARGINE. Se l'UE, tradendo la propria sigla e la propria cultura, diventasse la comunità della disunione, quella che taluni hanno definito la " telenovela" dell'euro rischierebbe di non conoscere il lieto fine. Al culmine della crisi, l'esortazione in favore "di più Europa" perciò non potrà limitarsi a una mera enunciazione di principio, ma dovrà assumere il carattere di una vera e propria controffensiva per porre un argine contro la marea montante degli egoismi nazionali. Se lo sforzo non sarà corale, la disgregazione della moneta unica porterebbe alla disgregazione dei popoli, con conseguenze tali da far tremare le vene ai polsi al solo pensarci.


SERMONE. I pareri si dividono sul concitato sermone di Clint Eastwood a Obama, rappresentato da una sedia vuota. Sta di fatto che se voleva servire la causa repubblicana , l'autore di tante pellicole di successo ha ottenuto proprio l'effetto contrario. Il dialogo surreale ha finito infatti con l'oscurare il già pallido intervento di Romney, mettendo in serio imbarazzo gli strateghi del Grand Old Party. Giudicare il regista attraverso il prisma politico non funziona, ma della Convenzione di Tampa si ricorderà soprattutto la sua strana performance, tipica di un anarchico del suo calibro che passa dalla Magnum alla critica sociale e a volte sbaglia la mira.