lunedì 10 settembre 2012

Io speriamo che ce la caviamo

di Renzo Balmelli 


SPERANZA. Senza il capestro della crisi che morde tutti i governi in ugual misura, Obama avrebbe avuto la rielezione in tasca. Il suo mito, quantunque un po' incrinato, continua infatti a rappresentare un motivo di speranza per realizzare una società migliore, in cui valga la pena di vivere, fondata sui principi di giustizia e libertà. Per non perdere la Casa Bianca, nei prossimi due mesi il presidente in carica dovrà percio' declinare altrimenti il suo "yes we can" e trasformarlo, con una chiave di lettura nuova più che mai attuale, in un "ce la possiamo ancora fare" a non ricadere nel vecchio precipizio di Bush e soprattutto a non consegnare l'America al potere ringhioso dei repubblicani.


LIVORE. A giudicare dal clima che si respira da qualche tempo negli Stati Uniti, nella campagna della destra sono del tutto assenti i valori dello spirito con i quali Obama ha provato, tra mille difficoltà, a dare una dimensione di grande spessore etico e culturale alla realizzazione del sogno americano. Dietro il sorriso sintetico di Mitt Romney, l'uomo vuoto per tutte le mezze stagioni, e del suo vice, l'aggressivo Tom Ryan, imperversano i sentimenti meno nobili del Tea Party intinti nel veleno del livore contro l'intruso di colore alla guida del paese. Da questo punto di vista la deriva qualunquista del Grand Old Party rappresenterebbe un inquietante ritorno a un passato ultra conservatore che non ha lasciato buoni ricordi.


FLIPPER. Non si vincono le elezioni semplicemente con gli slogan di facile suggestione. In quelle sfide da cui possono dipendere i destini del mondo, oggi è fondamentale la capacità di usare in modo sapiente le infinite opportunità dei "social network". Figlio del suo tempo, se Obama venisse riconfermato, potrà vantarsi di essere il primo "social president" della storia americana. Quello che gli esperti hanno già definito il " flipper mediatico" nel gioco a rimbalzi di domande e risposte sulla rete ha mostrato, con oltre 30 milioni di contatti, (ma saranno molto di più fino a novembre) quanto l'elettore apprezzi il dialogo diretto e senza filtri, capace di restituire l'entusiasmo a un'opinione pubblica sfiduciata e oppressa dallo spettro della sindrome greca.


CIRCOSTANZE. Durante l'estate abbiamo assistito al remake del solito film mirabolante in cui Berlusconi, paragonandosi a Batman, si ostina a girare l'ultima scena del suo ritorno sulla breccia, il suo ritorno al ridicolo. A cosa miri l'escalation se non a inquinare un quadro politico già destabilizzato di suo, è un interrogativo che si perde nella bolgia del politichese. Lascia tuttavia allibiti notare come la " fosca manovra " sulle intercettazioni telefoniche in atto da alcune settimane colpisca il Quirinale mentre l'Italia, seppure a fatica, sta poco alla volta ritrovando il concetto di responsabilità a livello internazionale .Che poi il proprietario delle testate da cui è partito il duro attacco a Napolitano sia il Cavaliere non sembra essere soltanto un casuale concorso di circostanze..


ILLUSIONI. Sono state Olimpiadi riuscite quelle di Londra ; gradevoli, senza smancerie e molto british, con quel tocco da festa mobile più da Hemingway che da Dickens. Ogni quattro anni - ha osservato Beppe Severgnini - i giochi mostrano come il mondo potrebbe essere, ma non ci riesce e nemmeno ci prova. Ammainata la bandiera universale dei cinque cerchi, ciò che si presenta ai nostri occhi sono le immagini della tremenda macelleria di Assad, la più tragica delle conferme di fronte al baratro delle illusioni perdute. Nessun altro commercio è tanto prospero come quello delle armi, tenuto vivo da complicità inconfessabili. I mercanti di morte non conoscono la crisi e nessuno può proclamarsi innocente davanti al massacro.


GRIGIORE. Su alcuni quotidiani inglesi è apparsa un'inchiesta da cui risulta che l'Italia è diventata un paese triste, ormai incapace di godersi la Dolce Vita. Agli autori del servizio si potrebbe obbiettare che il capolavoro di Fellini non era un documentario su un villaggio di vacanze, ma qualcosa d'altro. Un fondo di verità tuttavia viene a galla tra le pieghe del servizio, malgrado gli stucchevoli luoghi comuni sugli italiani gaudenti e poco inclini al rigore. Bisogna convenire, infatti, che assistere al quotidiano, stucchevole teatrino dei partiti, tra anatemi e insulti sguaiati, non trasmette allegria. Qualcosa di simile d'altronde decretò pure la fine della " swinging London", quando la stagione dei Beatles, di Carnaby Street e della mini gonna, che segnò un epoca, dovette cedere al passo al grigiore della quotidianità senza sogni.


PARTIGIANI. Con tutti i veri fascisti che hanno ripreso a circolare in Europa, usare il termine, seppure non nella sua accezione storica, ma semmai antropologica, per colpire l'avversario, può dare adito a spiacevoli malintesi, tanto più che il vero pericolo è rappresentato dai continui rigurgiti del crescente esercito dei nostalgici contro i valori della Resistenza. Senza vergogna a destra si dedica con grande sfoggio mediatico un sacrario al generale Rodolfo Graziani, figura ignobile della storia nazionale, mentre passa quasi sotto silenzio lo splendido gesto di alcuni ragazzi alla Cascine di Montegroppo .Di loro iniziativa hanno piantato una piccola croce costruita con le canne di un moschetto alla memoria dei loro coetanei ammazzati dai nazisti. La libertà di cui godiamo noi - hanno scritto - gliela dobbiamo a quei giovani partigiani.