domenica 9 ottobre 2011

Una mano felice

Hanno avuto la mano felice i membri del Norwegian Committee nel conferire il Nobel per la pace a tre donne impegnate senza risparmio per rafforzare il ruolo femminile nel mondo.
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di Renzo Balmelli

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NOBEL. Hanno avuto la mano felice i membri del Comitato norvegese nel conferire il Nobel per la pace a tre donne, di cui due africane, tutte e tre impegnate senza risparmio per rafforzare il ruolo femminile nel mondo. Accanto a quello di altre coraggiose protagoniste, il nome di Ellen Johnson Sirleaf, presidentessa della Liberia, Leymah Gbowee, avvocato liberiana, e Tawakkul Karman, indomita attivista yemenita, d'ora in poi sarà il simbolo a caratteri d'oro della "lotta non violenta a favore della sicurezza delle donne e dei loro diritti verso una partecipazione piena al processo di costruzione della pace". Imprigionate, sovente vessate nei loro paesi, note come "dame di ferro" e "guerriere del sesso", le tre laureate hanno condotto lotte epiche per spezzare le catene dei pregiudizi e del rozzo maschilismo imperante in una società ottusa che provava a confinarle nei ghetti dell'arretratezza sociale e culturale. In quest'ordine d'idee il Nobel 2011 è anche una iniezione di coraggio per tutte le donne che ancora non sono riuscite a rompere il muro del silenzio e della prevaricazione.

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SCANDALO. Berlusconi lancia "Forza Gnocca", pero' bisognerebbe chiedergli cosa trova di tanto allegro nell'Italia sull'orlo del baratro se la sua ossessione diventa un partito. Con la sua piattaforma " programmatica" fatta di "olgettine", escort travestite da crocerossine ed altre variazioni sul tema, non si sfugge all'impressione che il Cavaliere attraversi la crisi senza che la verità dell'epoca l'abbia mai sfiorato. Questo succede nella funesta era berlusconiana: succede che la vita di cinque operaie sepolte sotto le macerie di un opificio fatiscente valga quattro euro all'ora, ma che lo scandalo del lavoro nero scompaia dalle prime pagine travolto da un mucchio di insulse spiritosaggini. Allucinante!

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LUMICINO. A furia di declassamenti l'Italia rischia di contendere alla Grecia la maglia nera dell'Europa. Al paese non mancano certo le risorse per risollevarsi, ma con un governo che pensa solo agli affari suoi ed a come mandare in galera i giornalisti attraverso la legge bavaglio sulle intercettazioni, le speranze di recuperare prestigio e credibilità sono ormai ridotte al lumicino. In esilio volontario dalla tv, ma con la recondita speranza di essere richiamato a furor di popolo, agli intimi Berlusconi racconta che l'idea di un nuovo governo senza di lui lo fa ridere. Sarà. Ma intanto sono gli italiani a piangere.

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IMPOTENZA. Siamo appesi all'altalena della finanza selvaggia che distrugge vite, speranze, illusioni e arricchisce solo chi ricco lo è già. A Washington sono convinti che il maggior pericolo per gli USA è la crisi europea. Ma anche li gli indignati non scherzano con le proteste contro un sistema che non tutela i loro interessi. Nelle grandi città va in scena la rivolta dell'America frustrata dall'impotenza della politica, succube dei capricci di Wall Street. Anche su questo Obama si gioca la rielezione; sulla sua capacità di intercettare il problema riconciliandosi con lo spirito liberal che riempi' di speranze il sogno del cambiamento.

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INCROCI. Travolti da un insolito destino nel mare del populismo, Nicolas e Silvio si aggrappano coi denti a cio' che resta delle illusioni alimentate dalla destra e mai concretizzate . Sarkozy e Berlusconi hanno scarsa simpatia l'uno per l'altro ma gli imprevisti della storia li hanno portati a incrociarsi sul viale del tramonto. Nel clan del Cavaliere non c 'è nessuno che non affermi in privato che il premier debba lasciare. Quanto al titolare dell'Eliseo, il settanta percento dei francesi pensa che il presidente non sarà rieletto. Nel comune declino c'è pero' una differenza non trascurabile. In Francia si ragiona in termini di discontinuità, in Italia no.

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CULTO. Il culto della personalità non è scomparso con il tramonto dell'Unione sovietica. Non bastasse il neozarismo di Putin, che medita di costruire l'Urss del terzo millennio, in Cecenia il regime, accusato da piu' parti di torture, violenze e altre violazioni dei diritti umani, non perde occasione di inscenare spettacoli di stampo hollywoodiano alla gloria del presidente Ramzan Kadyrov. La storia si è ripetuta per i 35 anni del tiranno, che gode del forte appoggio del Cremlino. Intanto tra balli e regalie svanisce il ricordo di Anna Politkovskaja, la coraggiosa giornalista della Novaia Gazeta uccisa per i suoi reportage sugli orrori della guerra in Cecenia.