lunedì 8 febbraio 2010

Aspettando le anatre del Central Park 

di Renzo Balmelli 

SILENZIO.
Gli autori muoiono, immortali restano i loro personaggi. Seguiamoli dunque nel loro percorso, corriamo a Central Park ad aspettare che tornino le anatre assieme a Holden Caulfield, intramontabile, attualissimo anti-eroe della letteratura americana. A volare liberi da costrizioni. Dissacratore e anticonformista, per niente incline alle mode letterarie, lo scrittore JD Salinger, cui dobbiamo la figura del giovane ribelle per antonomasia, se n’è andato a 91 anni, nello stile che aveva scelto, nel silenzio volontario, rigoroso, ma non meno assordante e significativo in cui s' era da anni rifugiato, esiliandosi da un paese che diventava via via più volgare e chiassoso. “Il giovane Holden”, il romanzo di formazione per eccellenza del secondo novecento, continuerà ad affascinare i giovani per la sua carica “sovversiva” , per le sue parole che regalano pensieri e stordimenti. Nella struttura quasi minimalista del suo capolavoro, Salinger ha saputo collocare all’interno della letteratura lo sguardo adolescenziale di uomini e donne in divenire che puntano i piedi e dicono no . Personaggi che nella tonificante sovversione della morale corrente e benpensante non si adattano a diventare le macchine da lavoro o da guerra o da carriera che la società richiede. In riva a un laghetto gelato nel cuore di Manhattan, il giovane Holden andrà avanti a osservare con implacabile severità un sistema ai cui modelli non si piegherà mai.

DEGRADO.
“Vattene a casa sporco negro”. Non bastano i cori fascitoidi nelle cattedrali del calcio, non basta l’orrendo “ Bianco Natale” leghista, non basta il tiro a segno contro i “ clandestini”. Da troppo tempo ormai, da quando spadroneggia una certa destra , si assiste a una deriva inarrestabile dei principi di fratellanza e solidarietà che iniziata con gli infamanti respingimenti in mare, trova ora altri sfoghi all’accanimento razziale nei campetti di periferia dove di rado arrivano i riflettori dell’attualità. Dove è piu’ facile e vile colpire i deboli, i " diversi", contando sulla complicità che garantisce l’impunità. Senza lo sdegno del loro presidente, che ha denunciato l’accaduto, la triste vicenda di Emeka e Narciso Egwu, due fratelli italiani di origini nigeriane, calciatori nelle leghe minori, non sarebbe mai venuta a galla.In assenza di quell'atto di coraggio, l ’esplosione di intolleranza sarebbe rimasta sepolta sotto l’omertà delle vergogne inconfessabili. Per il colore della pelle i “Balotelli d’Umbria” durante una partita sono stati offesi piu’ volte con ingiurie di inaudita gravità che evidenziano diffusi fenomeni di inciviltà contro i quali pare non vi siano rimedi. Nei giorni della Memoria, vengono i brividi di fronte all’odio cieco scatenato dagli istinti piui’ riposti. E raggela il sangue il pensiero che persino l’arbitro, rinnegando la sua funzione, rinnegando se stesso, si sia unito al coro degli insulti in un clima di degrado sempre piu’ inquietante, sempre piu’ carico di minacce. A quali altre infamie dovremo assistere per capire quanto sia pericoloso per la società alimentare il livore xenofobo anziché vigilare in modo che ciascuno assimili la cultura della convivenza? Rispondere che la madre degli imbecilli è sempre incinta è una scappatoia che ormai non ha piu' senso; sarebbe come lavarsene le mani. Perché il vero problema sta altrove, sta nei tanti, troppi cattivi maestri che su queste bassezze ci speculano senza ombra di pudore per raccattare consensi. Altro che il partito dell’amore!

DECLINO.
Dopo l’ inchiesta sulle responsabilità di Londra nel disastro irakeno a restare impresso non è tanto il giudizio politico sull’operato di Tony Blair. Rilevante è invece l’aspetto etico e morale di quel “pasticciaccio brutto” delle armi di distruzione di massa mai esistite , di fatto una spudorata manipolazione imbastita con l’America di Bush per nascondere la verità sulle ragioni dell’intervento armato. Intervento che tra l’altro non ebbe mai il sostegno della comunità internazionale. In quel buco nero sono crollate tante speranze, è fallito il sogno della democrazia condivisa, si sono frantumate le illusioni del “new labour”, la terza via, ormai figurina sbiadita nel cassetto delle immagini. Si eleggono i leader nell’attesa di essere governati da uomini che sanno dedicarsi alla buona amministrazione, poi si resta paralizzati dallo sconcerto nello scoprire quello che c’è sotto il vestito. Individuate le due “B”, manca il terzo player, manca l’altro signor B., colui che allineo’ l’Italia sulle posizioni interventiste della Casa Bianca nella presunzione di sedere al tavolo dei “vincitori”. Ma lui la storia se la fa scrivere ad personam.

RE SOLE.
Neanche fosse Luigi XIV, il Cavaliere annuncia di essere in viaggio per portare il sole ai “ sudditi” e avviare cosi’ il paese sulla strada di un radioso futuro. Mancava che aggiungesse “ après moi le déluge” e l’illusione di trovarsi in una Versailles di cartapesta, lussureggiante, luccicante, esagerata, falsa, sarebbe stata perfetta. ll disagio con la maggioranza è proprio questo , dover assistere impotenti ad una mistificazione continua della realtà. Ma a dispetto delle apparenze, il novello Re Sole non pare del tutto tranquillo come vuol far credere. A destra ancora non hanno metabolizzato le due batoste di Prodi al Cavaliere ed é bastato che circolassero alcune voci sul rientro in scena del Professore per riaprire le cataratte della sofferente ironia pidiellina. E’ un dinosauro - chiosano i giornali di famiglia. Già, come se il premier fosse un pivello con in tasca il sol dell’avvenire. Insomma, gira e rigira, il fantasma delle duplice sconfitta agita ancora i sonni del Capo.

POTERE.
Sono da brivido, in sintonia con la stagione, i dati sulla disoccupazione in Italia. Nulla a che vedere con l’ Eldorado spacciato dall’informazione a panino delle testate amiche di Silvio. L’economia ha ancora la crisi addosso nonostante gli ottimismi venduti a buon mercato. E neanche il forum di Davos, rimasto molto al di sotto delle aspettative, ha incoraggiato le speranze di guarigione. Mentre l’alta finanza sembra in procinto di ricadere negli antichi vizi , a Roma una classe dirigente inetta ,ottusa, sta portando il paese alle condizioni piu' temute: immobile, privo di idee e progetti. Chi governa appare interessato solo al proprio esclusivo tornaconto, senza rendersi conto che l'intero sistema si sta progressivamente sfaldando. Insomma le cose non vanno affatto bene.