venerdì 26 febbraio 2010

Soltanto al cinema

 di Renzo Balmelli 

IDEALI.
Soltanto al cinema il signor Smith che va a Washington nella mirabile pellicola di Frank Capra riesce a spuntarla sui nidi di vipere della politica. La realtà è assai diversa, a dispetto dei sogni che una grande nazione e il suo presidente hanno il diritto di cullare. Ne sa qualcosa Obama, mentre prova a fare passare l’ambiziosa agenda della Casa Bianca tra i paletti della capitale, piu’ stretti di uno slalom olimpico. Nella Sala Ovale non arrivano soltanto le spallate degli avversari, pure tra i liberal comincia a serpeggiare un filo di delusione. I consensi sono in calo e strappare il voto sulla riforma sanitaria, destinata diventare il fiore all’occhiello del mandato obamiano, è una corsa contro il tempo che lascia esausti. Quanto alla strategia energetica, dopo uno stop lungo trentanni si torna alle centrali atomiche con una drastica svolta che il presidente, senza convincere , rivendica essere la chiave di volta per prevenire il cambiamento climatico. Forse non è la conclusione prematura del “ Yes we can”. Non ancora. Ma la ricerca del compromesso affievolisce l’incanto della prima ora e mette la sordina ai grandi ideali.

PECORE.
Da Londra e Buenos Aires arriva la conferma che le guerre possono nascere dai motivi piu’ futili. Per ora sono soltanto scintille , ma alghe marine e pecore , cioé quanto di piu’ mansueto si possa immaginare, potrebbero rinfocolare la tensione nelle isole che gli inglesi chiamano Falkland , gli argentini Malvinas, e per le quali nel l982 se le diedero di santa ragione. Quasi trentanni dopo non è piu’ la supremazia territoriale, bensi la tutela dei coltivatori e degli allevatori rimasti fedeli alla corona britannica a surriscaldare gli animi. Ma con un salto indietro si torna alla casella di partenza. La lotta per la sovranità nell’Atlantico meridionale ha lasciato tra i due paesi strascichi e mugugni mai completamente risolti nonostante la resa dell’Argentina. Un mazzetto di alghe e qualche gomitolo di lana minacciano cosi’ di trasformarsi in una miscela esplosiva che non fa dormire sonni tranquilli.

INCOMPETENZA. Tra le amenità della rete, spicca quella di un buontempone che esorta la tedesca Merkel a invadere l’Italia per cacciare la casta. Senonché , provocazione a parte, si da il caso che Frau Angela , in passato tanto forte da uscire indenne dalla micidiale cura del cucu’ berlusconiano, abbia anch’essa le sue gatte da pelare. Dopo i primi 100 giorni l’esecutivo Merkel 2 di centro-destra, presentato al suo apparire come il rimedio di tutti i mali della Repubblica federale, deve fare i conti con i sondaggi in caduta libera e le accuse di incompetenza. Lo scenario del dopo “ Grande coalizione” assomiglia al campo di battaglia di una quotidiana “ blitzkrieg” tra democristiani e liberali che ha fatto perdere alla Cancelliera la proverbiale pazienza. Tanto che Westerwelle, l'alleato che veniva considerato la punta di diamante della FDP, ora non fa che ingoiare rospi, perdere prestigio e inanellare delusioni.Ormai i dossier piu' delicati sono nella mani della Bundeskanzlerin. Erano anni che la Germania non aveva un ministro degli esteri cosi’ debole e la crisi non è che all’inizio.

GELATINA.
Berlusconi si sgola a ripetere che mai prenderà lezioni di onestà dall’opposizione. Poveretto, possiamo capirlo. Con l’aria che tira , a fine corso potrebbe incappare in una clamorsa bocciatura. E già, perché nell’attuale legislatura, la legislatura in cui spadroneggia come meglio gli pare , i casi di malaffare sono come le ciliege: uno tira l’altro, ma sono meno gustosi. Prima l’inchiesta sullo scandalo che umilia la Protezione civile e da alcuni giorni i businnes illegali di due società telefoniche , una delle piu’ colossali frodi della storia nazionale, propongono nuovi spartiacque nel percorso elettorale che porta al voto di marzo. Di che riaprire i giochi, complice uno scenario su cui incombe l’ombra minacciosa della criminalità organizzata . In effetti è davvero inimmaginabile, per non dire indecente, che si possa continuare a governare con questa coalizione in tali condizioni di precarietà. Qui c’è un gruppo di potere invischiato in un gelatinoso balletto di mazzette , appalti gonfiati , ruberie, festini ,sprechi e abusi in cui la scaltrezza conta piu’ dell’integrità . Non è un’altra puntata di Mani pulite. E’ peggio. Incredula e sgomenta l’ opinione pubblica assiste al crollo del miracolismo mediatico che accreditava una falsa idea della politica del “ fare”. Nel tentativo di svuotare i paragoni con Tangentopoli, il premier esce allo scoperto urlando ai quattro venti “ pm vergognatevi” . Ma è una mossa dettata dalla disperazione. Fare leva sulla delegittimazione dei magistrati per dare alle regionali il significato di un test nazionale è un gesto gravissimo e irresponsabile. Cosi’ si ostacola l’ accertamento della verità che invece sarebbe utilissimo per introdurre uno spazio in cui ragionare sul malcostume, garantire la trasparenza e salvare la credibilità internazionale del Paese. Al quartiere generale del Pdl, per evitare che la situazione degeneri al punto da condizionare il risultato elettorale, ci stanno pure provando con il frettoloso decreto sui corrotti; una toppa applicata alla bell’e meglio. Una presa in giro. Pare la vecchia storia dell’asino che da del cornuto al bue. A dirlo vengono i brividi, ma i fatti delle ultime settimane ci riportano pericolosamente all’Italia degli anni bui. Un’Italia nella quale le persone perbene, costernate dall' inarrestabile deriva della questione morale, non si riconoscono. A questo punto c’è un’unico modo per venirne fuori, prima del naufragio : un salutare ricambio della leadership politica. Che altro, senno’!

VINTI.
Formano un pianeta sommerso vasto quanto una metropoli di cinque milioni di abitanti, gli italiani che vivono a ridosso della soglia di povertà. Ma se ne parla poco, ancor meno alla vigilia delle elezioni, per non guastare il falso iddilio statistico della destra che nega le ricadute piu’ pesanti della crisi. “E’ un mondo capovolto,una politica irriconoscibile, un’informazione impazzita” - chiosa Fausto Bertinotti dalle colonne del Corriere della Sera. Senza rimpianti, ma fedele ai suoi valori, l’ex leader di Rifondazione Comunista si è messo alla guida del corteo dei vinti. Ma a testa alta. Avevamo due sinistre - dice l’indomito combattente sindacale - ora non ne abbiamo piu’ nessuna. Ricostruiamone almeno una per vedere se c’è qualche possibilità di salvarsi dal marasma politico-economico-giudiziario in cui boccheggia il paese. Ma come?

GRUZZOLO.
Tra l’ironico e il sarcastico, Voltaire suggeriva di seguire un banchiere svizzero che si gettava dalla finestra perche’ sotto c’era di sicuro un gruzzolo di monete d’oro. Oggi nessuno oserebbe un salto nel vuoto data l’improvvisa debolezza di cui soffre il segreto bancario. Per dirla tutta, la Confederazione elvetica non sta attraversando il suo miglior momento. Vacillano granitiche certezze e le ricadute internazionali del contenzioso con la Libia hanno toccato il nervo scoperto dell’Alleingang , la via solitaria preconizzata dalla destra nazionalista di Blocher. Senza solide alleanze non si va molto lontano nell’Europa che dichiara guerra ai paradisi fiscali. Con la caduta del muro di Berlino il vento della storia ha cambiato direzione ed è tramontata l’epoca in cui bastava evocare il pericolo rosso per zittire chi puntava il dito contro i forzieri troppo ospitali con i patrimoni di dubbia provenienza. Adesso in Germania , Italia e Francia anche la destra e non la sinistra “ cattiva e nemica del capitalismo” esige da Berna misure piu’ incisive contro gli evasori. Nell’ottica bancaria si profila un mondo alla rovescia che lascia allibiti i potenti finanzieri elvetici, finora convinti di essere per sempre al riparo dei cambiamenti epocali nell'atmosfera ovattata delle loro torri d'argento.