giovedì 12 novembre 2009

Dalla tv del nemico piove "fuoco amico"

È iniziata una piccante “querelle” autunnale che mette spietatatamene a nudo le magagne, le divisioni , le insolvenze e le tentazioni autoritarie di questo governo.


di Renzo Balmelli 

QUERELLE - Da quando ha fatto pelo e contropelo al PdL, paragonato a una caserma, Fini è diventato agli occhi della maggioranza un individuo sospetto, da sorvegliare a vista. Già si era posto in pessima luce con il precedente, severo affondo su Berlusconi “ che confonde la leadership con la monarchia”. Ma il peggio doveva ancora venire. Dopo il duplice fendente il presidente di Montecitorio ha subito la sorte riservata agli infedeli. Di colpo è finito diritto, diritto nel tritacarne del Giornale, la testata di famiglia che annienta gli avversari scavando nella spazzatura come un topo famelico. Che dire poi dell'altro peccato mortale da girone dantesco. Figuratevi che per dialogare con gli spettatori l'ingrato fellone non è andato da Vespa, conduttore di "Porta a porta", il salotto televisivo definito ironicamente "terza Camera". No, Fini ha scelto nientemeno che lo studio di Fazio su Rai3, la rete che per i berlusconiani è un "famigerato covo di sabotatori rossi". Tanto che provano in tutti i modi a metterla sotto tutela. Ve la immaginate la scena, il fuoco amico nella casa del nemico. Una provocazione intollerabile. Uno scandalo ! Ce n’è quanto basta per terrorizzare il povero Bondi che già immagina l’ex leader di AN nelle vesti di una subdola quinta colonna infeudata al complottto comunista. Nei fatti, come ognuno puo' d'altronde facilmente intuire, Fini non è diventato di colpo il “ compagno” Gianfranco, ne mai lo diventerà. La destra è nel suo dna politico come una seconda pelle. Il doppiopetto lo indossa ancora, ma la differenza è che adesso porta l'abito del rigoroso avvocato delle istituzioni, un patrimonio di tutti, garante della democrazia , che non deve prestarsi a essere lo strumento per sordidi giuochi di potere. Ci sono insomma gli ingredienti per una piccante “querelle” autunnale che sta mettendo spietatatamene a nudo le magagne, le divisioni , le insolvenze e le tentazioni autoritarie di questo governo.


LEGGINA - Se occorreva una prova della scarsa considerazione in cui Berlusconi tiene il Parlamento , eccola servita a giro di posta. Alla camera è pronta da tempo la leggina perfetta, come la vorrebbe il premier, per chiudere definitivamente i suoi processi. Ma il Cavaliere non si accontenta dei provvedimenti ad personam. Vuole molto di piu. Vuole tutto, dimentico che l'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re. Per aggirare la giustizia e scavalcare i magistrati nei casi Mills e Mediaset che lo vedono in gravi difficoltà, il signore di Arcore ha in mente un piano tanto audace quanto scaltro che lo metta al sicuro sul fronte giudiziario con la complicità ubbidiente e incondizionata degli alleati. Il braccio di ferro calza alla perfezione per il capo del governo che attraverso la via della prescrizione potrebbe cosi' farsi nuovamente beffe della legge, esercitando pressioni indebite e ultimatum scandalosi sugli eletti del suo partito. Che Berlusconi non avesse digerito lo smacco per la bocciatura del lodo Alfano si sapeva. Ma che forzasse a tal punto la mano delle istituzioni per salvare unicamente i suoi interessi , risponde a una strategia di potere che va oltre ogni immaginazione e sotto la quale Fini assicura che non metterà mai la firma.


STECCA - Non è ancora disincanto, ma quella mezza stecca in Virginia e nel New Jersey, passati ai repubblicani dopo una lunga supremazia democratica, proprio non ci voleva. Nel momento in cui il consenso mostrava qualche falla, il rovescio delle urne è stata la strenna meno gradita da Obama per il suo primo anno alla Casa Bianca. Ad addolcire la pillola ha contribuito per fortuna lo storico voto della Camera favorevole alla riforma sanitaria fortemente voluta dal presidente. Il suo piu' ambizioso cantiere rimane aperto e se il Senato mostrerà lo stesso coraggio, il leader democratico potrà finalmente incassare il successo di cui ha urgente bisogno per ritrovare la poesia del " Yes we can" con la quale seppe ridare fiducia all’America prostrata dalla morosità dei repubblicani. Il voto alla Camera è stata una vitale vittoria per Obama che rimane ancora popolarissimo fra la gente, ma che in pari tempo deve vedersela con una congiuntura internazionale piena di insidie. A Kabul, cartina di tornasole della rinnovata diplomazia statunitense, le cose vanno di male in peggio e il sospetto annullamento del ballottaggio, che ha smontato il prestigio di Karzai rendendolo un alleato inaffidabile , ha segnato l’aborto e non piu’ la nascita della democrazia afghana , com’era invece negli auspici di Washington. Con la politica che corre ormai a perdifiato e muta aspetto ogni giorno, una controsterzata sui fronti che minacciano l'incolumità del pianeta è piu' che mai urgente per recuperare consensi e fiducia.


BREVE - E' durato cento anni, esattamente come gli altri, ma il novecento sarà ricordato come il secolo breve. Se ne colloca l'inizio nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, e la fine il 9 novembre 1989, con la caduta del muro di Berlino. In mezzo abbiamo un compendio del genio e della follia umana che lascia trasecolati. Siamo passati dal gas alla pila atomica, dal carroccio ai jet transatlantici. Mi ci sono stati anche un'altro conflitto, l'indicibile tragedia del nazismo, l'Olocausto, lo stalinismo, Hiroshima, Nagasaki, la cortina di ferro, la lacerazione della guerra fredda ed appunto il Muro che ventanni fa crollava sotto il peso della storia.Ventanni possono essere pochi o tanti per misurare i cambiamenti, e oggi nessuno si scandalizza piu' se il ministro degli esteri tedesco Westerwelle presenta il suo compagno alla collega americana Hillary Clinton. Ma al di la dell'aneddoto, di strada da fare ne resta ancora tanta per riuscire a sradicare definitivamente i muri che ancora resistono nelle teste e certo non aiutano a spostare i confini dell'intolleranza.


IDEE  - Resta ancora oggi, a distanza di anni, un argomento scabroso il ruolo avuto dagli intellettuali compromessi con il nazifascismo. Tanto che la rivista " Studi cattolici"nel rilanciare la discussione prova a scandagliare lo stato d'animo di chi legge le loro opere diviso tra l'ammirazione e lo sconcerto per l'adesione ai bacati teoremi della dittatura. Da Ezra Pound, il poeta dei Cantos, a Cèline o Hamsun, la fascinazione per il capolavoro va inevitabilmente di pari passo con il lato oscuro dell'autore, con l'incomprensibile ammirazion per il Terzo Reich. Su di essi peso’ l’accusa infamante di essere stati criminali dal punto di vista morale per avere servito col loro intelletto la barbarie nazista. Per questo furono condannati, per questo dovettero espiare. Ma il verdetto fu pronunciato in base a queli criteri? Per cio' che avevano scritto e pensato, o per cio' che avevano fatto nel raptus delle loro malsane pulsioni? Le democrazie non perseguitano le idee, colpiscono solo i reati, eppure nei confronti di coloro che sposarono la causa del dispotismo contro la libertà, non vi fu ne pietà, ne misericordia. Le idee sono dunque colpevoli? Le idee no di certo. Ma ripensando alla straordinaria lezione di Primo Levi , prevale la consapevolezza che il dovere di meditare " su cio' che è stato " rimane sempre, pur nel trascorrere del tempo , un imperativo delle coscienze che va oltre qualsiasi altra considerazione.