martedì 2 maggio 2017

Più facile a dirsi che a fare

di Renzo Balmelli

 

SIPARIO. Come una gran dama un po' stanca dei tanti ruoli interpretati sulle scene della Comedie francaise la “gauche” si accomiata dai suoi elettori, ma non dalla storia, in attesa di tempi migliori. Esclusa dal ballottaggio per cedere il passo a volti nuovi e proposte inedite (ma lo saranno davvero?), rattrista vedere una delle figure più' significative della République sparire dietro le quinte mentre si abbassa il sipario su un periodo segnato dalla confusione e dall'incertezza. Immaginare la Francia senza la sinistra che abbiamo amato e che tanto ha dato al Paese in termini di uomini e d'idee, fa male al cuore. Le ragioni della “disfatta” morale sono molteplici e ora spetterà agli eredi di una grande tradizione culturale oltre che politica il compito non facile di ritrovare lo slancio perduto riportandosi all'insegnamento di Mitterrand, il federatore per eccellenza che tanto è mancato ai socialisti. Più facile a dirsi che a fare.

 

INCOGNITE. Emanuel Macron è in testa, ma non ha ancora vinto. Marine Le Pen è seconda, ma non ha ancora perso. L'astro nascente dietro il quale si intravvedono i contorni di una nuova Francia e di una nuova Europa, è “En Marche” verso l' Eliseo, come suggerisce il nome del suo movimento trasversale cresciuto dal nulla, e non dovrebbe sudare le proverbiali sette camicie per superare l' ultimo gradino, che in francese si dice appunto “marche”. Ma le sorprese, anzi i disastri irreparabili dell'ultima ora non sono da escludere, tanto più che dietro la capofila dell'estrema destra xenofoba ed eurofobica si agita una marea indistinta che della Le Pen condivide le visioni esasperate della società ed è pronta a vendere cara la pelle, magari a costo di alleanze contro natura. Anche perché presto bisognerà fare i conti con le legislative che si preannunciano cariche di incognite

 

FRONTE. "L' Europa ha tirato un sospiro di sollievo", si poteva leggere nei commenti apparsi dopo il primo turno delle presidenziali francesi. Ma fino a quando? Se Parigi può avvalersi del Fronte Repub­blicano, la creatura tutta francese che si ricompatta quando incombono le minacce eversive, ciò non significa che altrove tali pericoli siano scomparsi. Al solo pensiero che in Germania l'ultra destra di Frau Petry riesca a esprimere un dirigenza addirittura più radicale dell'originale, si capisce che occorre stare in guardia e non abbassare le difese. Gli applausi venuti anche dall'Italia per incoraggiare Madame Le Pen sono un indizio che deve fare riflettere in vista delle prossime, delicate scadenze elettorali che avranno quale Leitmotv lo scontro drammatico tra “sovranismo” e la scuola del pensiero europeo ed europeista tramandata dai padri fondatori, sulla quale già' incombe, come un monolitico macigno, l'azzardo della Brexit.

 

BOMBA. "C' ero prima io. No io!" Se non fosse preoccupante, sarebbe tutta da ridere l'infantile corsa ingaggiata da Trump e Putin per essere i primi a salire sul carro di Erdogan, vincitore seppure per un soffio del referendum costituzionale. Queste schermaglie diplomatiche a suon di comunicati la dicono lunga sugli schiacciasassi che pretendono di tenere in mano le sorti del mondo senza curarsi delle ricadute per tutta l'umanità. Uno scaglia la madre di tutte le bombe, l'altro insegue mire imperialiste, il terzo punta a vincere un nuovo referendum sulla pena di morte che dovrebbe essergli più favorevole. Viviamo un'epoca in cui fantocci di ogni risma si trastullano come se niente fosse con gli ordigni nucleari e in cui narcisismo, notizie false e inquietanti travisamenti della realtà stanno erodendo i pilastri sui quali è stata costruita la democrazia, col rischio di lasciarsi alle spalle cumuli di macerie. Ma per i signori del potere sembrano essere solo dettagli trascurabili della storia.

 

ABBANDONO. Ci risiamo. Nonostante le esternazioni del leader leghista che si ostina ad accreditarsi nelle vesti di salvatore della Patria e di nemico dell'Europa, Italia perde pezzi e “regala” parte delle sue forze migliori alle nazioni del Nord che sono ben liete di accoglierle. Per quanto non nuovo, il fenomeno migratorio dal Sud sta conoscendo una nuova impennata che non è soltanto il frutto di una libera scelta, ma anche della difficoltà di trovare sbocchi professionali a casa pro propria. A colpire è il fatto che la nuova emigrazione sia composta in gran parte di laureati molto apprezzati e preparati, per i quali lo Stato ha investito miliardi nella formazione. Non di rado l'abbandono coincide con una scelta di vita definitiva, a una fuga di cervelli che priva il Paese d'origine di accademici che ora investono il loro sapere altrove. Ma per lo meno grazie alla libera circolazione le risorse non vanno sprecate.