martedì 30 maggio 2017

Orrenda strage di innocenti

di Renzo Balmelli

FEROCIA. Di pari passo con lo sgomento e il dolore per l'orrenda strage di innocenti perpetrata a Manchester, torna sul tappeto la ne­ces­si­tà assoluta di studiare misure condivise per frenare la folle strategia messa in campo del terrorismo jihadista. Ad ogni attentato il sedicente califfato alza il livello della ferocia nel dichiarato proposito di gettarci nella disperazione e di trasformare la nostra esistenza in un inferno. Co­me nel celeberrimo film di Bergman, sulla scacchiera del mondo è in atto una partita che non è esagerato definire decisiva tra i cultori del­la morte che agiscono in nome dell'odio e di bacate ideologie per ucci­de­re il nostro futuro e coloro che sono chiamati a preservare dall'oscu­ran­tismo le più alte e nobili conquiste della società dei Lumi, del pro­gres­so e della tolleranza. Qualsiasi sbavatura, qualsiasi squarcio nel fronte della resistenza morale, spirituale e culturale non farà che offrire ai soldati del terrore un insperato brodo di coltura. E loro lo sanno.

RISCHIO. Tra i motivi che possono portare alla stupida e sterile di­sper­sione dei comuni valori europei tramandati dai padri fondatori, fi­gu­ra il tema delle migrazioni, oggi al centro di intollerabili specula­zio­ni, sia mafiose che politiche. Ciò che sta accadendo sulle spalle dei pro­fughi va oltre ogni immaginazione e diventa il facile pretesto per rac­cattare voti e per lasciare campo libero a qualsiasi infiltrazione an­che di stampo terroristico. Se non si sta più che attenti si corre il rischio di cedere alla subdola propaganda populista che finirà col fare odiare le persone che vengono oppresse e chiudere gli occhi su quelle che oppri­mo­no. Si tratta di una citazione estrapolata da una frase pronunciata da Malcolm X, il controverso attivista afroamericano che fra torti e ragio­ni su una cosa comunque aveva visto giusto quando poneva la tutela dei diritti umani in generale al di sopra di qualsiasi altra conside­razio­ne. Un messaggio più che mai attuale.

MICCIA. A dispetto delle apparenze e di una sapiente coreografia tesa ad abbellire un look piuttosto ammaccato, non si vedono ragioni valide per essere meno diffidenti nei confronti del ciclone Trump. Nel bel mez­zo del nuovo orrore da mettere sul conto del fanatismo, durante la sua missione nei paesi del Golfo, ossia in una delle regioni più calde del pianeta, l'inquilino della Casa Bianca si è mosso come un elefante nel classico negozio di porcellana. Scardinare per puro spirito di rivalsa il delicato impianto diplomatico di Obama mirante a rendere meno con­flittuali le relazioni con l'Iran, evidenzia scarsa lungimiranza nel trat­tare l'intricata questione mediorientale. Significa ignorare che la pa­ce in Siria e Iraq deve passare per forza da un accordo con Teheran. L'ab­braccio con il regime saudita grande sponsor dello Stato islamico farà felice l'industria bellica che potrà usufruire di contratti ultra miliar­da­ri, ma solo quella. Per il resto la santa alleanza guardata con sospetto anche da Israele, non fa che accorciare la miccia sotto una polveriera che può esplodere in qualsiasi momento. All' imminente G7 di Taor­mi­na seppur tra sorrisi, strette di mano e frasi di circostanza il clima po­treb­be essere piuttosto burrascoso.

ORFANA. Forse non avrà il peso de I mille giorni di John F. Kenne­dy, il poderoso volume che Arthur Schlesinger, maître a penser di quei tempi ha dedicato alla figura del primo e giovane Presidente cattolico degli Stati Uniti. Ma che, a cent'anni dalla nascita e oltre mezzo secolo dopo l'infame e mai chiarito delitto di Dallas, la vicenda politica e uma­na di Kennedy dia il via a una nuova, inedita collana di fumetti cu­rata dal Gruppo Mondadori e dedicata ai grandi personaggi della storia, è un segno dei tempi e la prova di quanto sia ancora viva la percezione di un uomo che rompendo gli schemi ingessati del potere seppe ali­men­tare attese e speranze inaudite seppur nel clima opprimente della guerra fredda. Oggi ancora ci si chiede se Kennedy, antesignano delle icone mediatiche capaci di infiammare il cuore di intere generazioni, sia stato un grande Presidente perché venne ucciso, oppure se venne ucciso perché era un grande Presidente che dava fastidio, disturbava chi era abituato ad agire dietro le quinte e non amava che un Mister Smith alla Frank Capra sovvertisse le regole della Washington capi­to­lina. La sua è stata una presidenza stroncata ad un attentato che come tutte le sconfitte è rimasta vergognosamente orfana.

MAMMA. “Son tutte belle le mamme del mondo quando un bambino si stringono al cuor”. Struggenti e strappalacrime erano le parole del motivo reso celebre da Claudio Villa all'epoca in cui ai festival quella tra amore e cuore era una rima obbligata. Ma nella canzone si evocava­no anche i sacrifici di milioni di donne che “ riposo non hanno” e sono chiamate a compiere uno dei lavori più faticosi e peggio retribuito: quel­lo della mamma che però non trova la giusta considerazione. Spes­so con la necessità di conciliare famiglia e lavoro per aumentare le en­trate, le donne svolgono attività dentro e fuori casa identiche a quelle di un professionista, ma non retribuite allo stesso modo per quello che fan­no. Uno studio recente ha provato a calcolare quanto guadagnereb­be­ro le madri se il loro impegno fosse stipendiato e sommando tutte le mansioni si arriva alla media di oltre tremila euro al mese. C'è tuttavia un aspetto di ben altra caratura che non è stato inserito nella ricerca, quello che non tiene conto del ruolo unico e insostituibile della mater­ni­tà e che si pone al di sopra di qualsiasi altra considerazione: è il grande stupore di fronte al miracolo della vita che rende impagabile il “mestiere” di mamma.

GENTILUOMO. My name is Bond. James Bond. E in sala scrosciavano gli applausi. Non era facile indossare i panni di 007 all'ombra di Sean Connery che dell'agente segreto uscito dalla penna di Ian Fleming è considerato lo storico precursore sul grande schermo. Senza nessun timore reverenziale, il suo successore Roger Moore, anzi, Sir Roger, scomparso a quasi novant'anni, ha raccolto la sfida rivelandosi altrettanto bravo nel dare vita alla perfetta incarnazione del gentiluomo inglese e alla figura dell'agente senza macchia e senza paura. Al servizio segreto di Sua Maestà per ben sette volte, Moore è stato l'erede ideale del suo predecessore in pellicole dove il lato umano e romantico del personaggio come l'aveva immaginato Fleming, a sua volta vero agente segreto britannico, riusciva a prevalere sugli effetti speciali. Proprio per questo sia lui che Connery sono rimasti nel cuore degli appassionati del genere insieme all'immagine intramontabile di Ursula Andress, l'eroina coraggiosa che sorgeva dalle acque come una bionda Venere per sfidare il mostro concepito dal cattivo di turno, smanioso di impadronirsi del mondo.