martedì 6 giugno 2017

Ma vi pare possibile!?

di Renzo Balmelli 

REBUS. Rosatellum, Verdinellum, Cinquestellum. Con i primi caldi la politica, che sembra morsa dalla tarantola, prova a risolvere l'antico re­bus della riforma elettorale e toglie dall'armadio gli scheletri di vecchie e nuove terminologie. Ora è la volta del proporzionale alla tedesca con soglia di sbarramento al cinque per cento, riveduta, italianizzata e già al centro di sottili e machiavellici intrighi di palazzo per costruire o di­sfare alleanze che vengono, vanno e a volte ritornano. Un vero incubo per i “cespugli” che a cuore non hanno tanto il bene della società, bensì la rielezione, minacciata appunto dallo sbarramento, e le confortevoli poltrone parlamentari che garantiscono non pochi vantaggi.  L' impeto riformista potrebbe essere comunque salutare se fosse dettato solo dal­l'altruismo al servizio della comunità. Invece non ci vuole molto per in­tuire che il merito della riforma è secondario rispetto alla voglia di ele­zio­ni anticipate, esplosa come un temporale estivo, e che rappresenta il vero filo conduttore della questione. Con l'ipotesi affatto peregrina di rimettere in gioco Berlusconi. Ma vi pare possibile!

SPIRALE. Che l'osservanza delle regole e il rispetto della presunzione di innocenza siano il perno dello stato di diritto è un principio acquisito per non cadere nel giustizialismo forcaiolo. Già Pasternak sosteneva di nutrire scarsa considerazione per coloro che si accanivano contro chi era caduto, chi aveva sbagliato. Però, soprattutto a livello istituzionale, se il tasso di corruzione diventa un problema endemico che il Paese si trascina da troppi anni, le dotte citazioni per quanto rispettabili non migliorano le cose. Anche in questi giorni nella capitale è sotto inchiesta un personaggio eccellente che ha occupato cariche di grande prestigio. Come uscire dal giro vizioso è un quesito rimasto finora senza soluzione. Il contributo maggiore rientra comunque tra le priorità della classe politica che per rispetto verso gli elettori dovrebbe fare di tutto e di più per stare alla larga dalle tentazioni ed evitare di finire indagata. Sarebbe già un grande passo avanti per districarsi dalla molesta spirale che nuoce all'Italia.

SVOLTA. La sinistra non sta attraversando il suo miglior periodo e nemmeno io – direbbe Woody Allen – mi sento tanto bene. Non tutti i pazienti però versano nelle stesse condizioni. In Gran Bretagna, a meno di due settimane dalle elezioni anticipate volute ad ogni costo da Theresa May per consolidare la sua forza negoziale con l'UE , il partito laburista non sembra per niente rassegnato a svolgere un ruolo di figurante nella spinosa e snervante marcia di avvicinamento alla Brexit. Sotto la spinta di giovani e donne, la compagine di Jeremy Corbin, il leader che con la sua barbetta alla Lenin disturba il sonno dei moderati, ha recuperato consensi su consensi e ora è pronto al sorpasso sui conservatori al governo. Sarebbe una svolta clamorosa che ha incontrato il favore di ampie fette dell'elettorato, stufe di una leadership che non vince più elezioni e si accontenta di un'opposizione talmente blanda da sembrare inesistente. Forse dalle urne non uscirà un ribaltone a Downing Street, ma in casa laburista in futuro ci sarà parecchio da discutere e molte saranno le cose da cambiare.

AMICO. Se pensiamo di indebolire il ciclone Trump facendo della facile ironia sulla figlia Ivanka e le sue scarse conoscenze calcistiche, siamo sulla strada sbagliata. Che la pargoletta prediletta del Presidente in una trattoria romana abbia “canonizzato” l'ex laziale Chinaglia cre­den­dolo un santo, alla sua età e completamente a digiuno di italiche leggende sportive, è del tutto normale. Nell'era del gossip sfrenato e delle fake news non saranno certo queste banalità a scalfire le difese dello spigoloso inquilino della Casa Bianca. A dargli fastidio, caso mai, e a metterlo in crisi è l'ombra del suo predecessore che ovunque si presenta viene accolto da una folla festante che gli riconosce una ca­pa­cità di cui il tycoon è del tutto sprovvisto: la capacità di imma­gi­na­re e far sognare un mondo migliore. A Berlino, dove mai si è spenta l'eco dello storico discorso di Kennedy, Obama ha ricevuto un'ac­co­glien­za trionfale che ricordava per calore ed entusiasmo quella riser­va­ta al Pre­si­dente assassinato a Dallas e al quale lo uniscono alcune si­gni­ficative affinità. La Realpolitik però non fa sconti e, per quanto amato e rim­pian­to, Obama resta sì l'amico americano, ma disoccupato. L'inter­locutore sull'altra sponda dell'Atlantico è un altro. Almeno per ora

AURA. Un giorno quattro ragazzi di Liverpool mentre attraversavano Abbey Road, l ' immortalata strada del quartiere londinese di Camden dove sorgeva il loro studio, ebbero una ispirazione che avrebbe rivoluzionato i canoni della musica contemporanea. Erano i Beatles, i famosissimi Fab Four, che non accontentandosi di essere diventati un fenomeno di comunicazione di massa senza precedenti, decisero che era giunta l'ora di dare uno scossone alla loro già consolidata produzione. Sotto l'impulso creativo vide così la luce il mitico Sgt. Pepper che proprio in questi giorni compie cinquant'anni. Mezzo secolo di vita di un disco intramontabile diventato il simbolo di un'intera generazione, delle sue ambizioni, delle sue paure e dei suoi desideri. A che a dispetto dell'anagrafe continua ad esserlo anche ai nostri giorni. La nuova edizione rimasterizzata per festeggiare il compleanno sta andando a ruba, mentre chi possiede la copia in vinile risalente al 1967 la conserva gelosamente come un prezioso oggetto da collezione nel ricordo di John Lennon e George Harrison, non più tra noi, e Ringo Starr e Paul McCartney, che non smettono di lasciarci  a bocca aperta grazie all'aura che li circonda.