martedì 14 marzo 2017

Da Zurigo a Pietroburgo

di Renzo Balmelli

SCINTILLA. Lenin è tornato a Zurigo, ma non la rivoluzione. La lotta di classe ormai non abita più qui: il quadrilatero delle banche e dell'alta finanza può dormire sonni tranquilli. Sarà invece interessante e istruttivo rivivere il clima turbolento di quell'epoca attraverso il percorso iconografico della mostra allestita al Museo nazionale della città per rievocare i legami con l'esule russo che dalla Svizzera partì sul famoso treno blindato per andare ad accendere la scintilla rivoluzionaria di Pietroburgo. Sul continente soffiavano venti impetuosi in tutti i campi, lo sforzo bellico aveva acuito le tensioni sociali e Zurigo, neutrale ma aperta e curiosa, era un palcoscenico formicolante di idee e personaggi illustri che provavano a incanalare le nuove tendenze. Lenin fu tra costoro nel pianificare le giornate che cambiarono l'esistenza di milioni di persone, accesero speranza inaudite, ma conobbero anche l'inesorabile violenza della Storia.

FRAGILITÀ. In Francia, Paese che in tema di rivoluzioni non è secondo a nessuno, pare che tutto congiuri, alla vigilia delle presidenziali, per agevolare il cammino del Fronte Nazionale. Dopo il quasi suicidio delle forze costitutive della Quinta Repubblica e l'ennesimo autodafé della sinistra, tale opzione ormai non è più soltanto una ipotesi, ma un pericolo reale che lascia aperte possibili svolte da brivido, come un successo di Marine Le Pen. La leader del FN cresce non solo nei sondaggi, per quanto abbiano perso di credibilità, ma anche nel ballottaggio e può sognare l'Eliseo sebbene la strada resti ancora impervia. D'accordo, non significa ancora che le elezioni siano già decise, ma considerando la fragilità che turba la Francia degli scandali e dei colpi di scena a questo punto nulla è impossibile, nemmeno il peggiore degli scenari immaginabili. D'altronde nessuno credeva a Trump e alla Brexit,

LOOK. Com'è ristretta la visuale se basta indossare una più sobria cravatta regimental al posto dell'orribile modello rosso shocking, per regalare a Trump una settimana di grazia e per rivalutarne l'immagine agli occhi dell'opinione pubblica. Ma è soltanto un effetto mediatico. Ad la dell'apparenza la sostanza non cambia poiché la “filosofia” della Casa Bianca a trazione repubblicana ricalca esattamente i punti centrali del programma presidenziale. Anzi, caso mai, ne ha aggiunto uno ancor più preoccupante e che deve fare riflettere. Nel suo discorso Trump ha infilato quasi di straforo l'annuncio che l'America ricomincerà a vincere le guerre. La qual cosa potrebbe significa che intende farle. Un clamoroso dispetto a Obama, determinato a dire basta alle guerre americane e che potrebbe costare molto caro. Gli accordi sulla riduzione delle armi nucleari ora rischiano di finire nel cestino della carta straccia. Alla faccia del nuovo look.

DISAGI. Che la Brexit non fosse soltanto una semplice operazione contabile con la quale Londra sperava di divorziare dall'UE a costo zero era una favoletta del governo che i dati stanno clamorosamente smentendo. Non solo il prezzo da pagare sarà alto, ma i disagi e i danni collaterali rischiano di aprire ferite difficili da cicatrizzare. Oltre alle ricadute sul piano umano che poco alla volta stanno discriminando i cittadini dell'UE attivi nel Regno Unito e sottoposti a un crescendo di pignolerie burocratiche, anche i rapporti con i vicini, come evidenzia il risultato delle elezioni nord-irlandesi e come testimoniano le frizioni con la Scozia, potrebbero uscirne talmente compromessi al punto da rinfocolare antichi e mai sopiti conflitti. Da Edimburgo a Belfast, dove le tensioni si sono acuite proprio a causa della Brexit bocciata a netta maggioranza dalla popolazione, il Regno unito per uscire dall'Europa rischia di diventare un regno disunito e litigioso.

FUTURO. Se nel film dei fratelli Coen l'America non era un paese per vecchi, nel suo di film Giovani Veronesi presenta un'Italia che invece, a parti inverse, "Non è un paese per giovani" proprio come indica il titolo del lungometraggio. Il regista scava dentro le pieghe di un fenomeno che sta assumendo proporzioni drammatiche e fa perdere qualsiasi punto di riferimento. Per sfuggire a una vita priva di prospettive certe, sempre più giovani se ne stanno andando all'estero in cerca della stessa cosa: un futuro che a casa non hanno. Per il potere evocativo della sceneggiatura, la visione della pellicola dovrebbe essere resa obbligatoria per tutta la classe politica che magari comincerebbe a pensare che cosa fare per fermare la fuga anziché dilaniarsi nei suoi angusti orticelli. L'uscita del film è programmata allo scoccare della primavera, ma con i giovani che partono se ne vanno anche la bellezza e l'entusiasmo di una generazione nel fiore degli anni.