mercoledì 4 novembre 2015

Anche il Ritorno al futuro… non è più quello di una volta

di Renzo Balmelli 

 

VIRUS. Se nel 1985 "Ritorno al futuro" di Zemeckis era stata una delle più divertenti e intriganti intuizioni cinematografiche dell'epoca, oggi, trent'anni dopo, bisognerebbe parlare di "Ritorno al passato". D'accordo: detto così può apparire banale. Ma se osserviamo il dolente corteo dei vinti che si accalca alle frontiere, ci rendiamo conto con un brivido che quel passato è già li sullo schermo della quotidianità, tra figuri dallo sguardo torvo e idiozie cosmiche "sulla congiura internazionale ebraica". E' una storia che abbiamo già vissuto e che ci riempie di angoscia nell'immaginarne le conseguenze. Eppure il virus del bieco revanscismo si diffonde ovunque. I partiti xenofobi e nazionalisti si affermano anche dove meno te lo aspetti con esiti elettorali che dovrebbero mettere sull'attenti ogni sincero democratico.

 

VONGOLE. Come spegnere i focolai dell'indecente populismo etnico e persino razziale è l'impegno che l'Europa dovrebbe collocare in cima alle sue priorità a cominciare dalle classi elementari, nel solco di una nuova rinascita culturale. Da come si stanno sbriciolando i principi etici fondamentali, si tratta di una battaglia che non è esagerato definire epocale, di sicuro di ben altra consistenza rispetto alle sciocche diatribe sulla misura delle vongole. Quella negazione completa dello spirito solidale che istiga i populisti di bassa lega a speculare persino in modo abbietto sulla fine di un bimbo morto in riva a una spiaggia greca è il segnale di una brutale degenerazione dei sentimenti . Una pratica odiosa che se lasciata in balia ai professionisti della paura, isolando chi invita a resistere, potrebbe davvero significare la fine dell'umanità.

 

CORTINA. Agli albori del clima di guerra fredda che per quasi mezzo secolo avrebbe avvelenato le relazioni est-ovest, Churchill affermò che una cortina di ferro era caduta sull'Europa. Anni dopo, la cosa preoccupante é che i rapporti tra le parti continuano a essere tesi pur avendo perso la carica ideologica. Ma la cortina resta, però fatta non più di ferro bensì dall'imbarbarimento del costume politico che come una barriera invalicabile ha trasformato il dramma dei rifugiati in un tema di voto col quale la destra di oriente e occidente riesce a raccattare consensi a buon mercato. Basta un rapido giro d'orizzonte per rendersi conto che il fenomeno si è impadronito anche dei Paesi benestanti e immuni dal flusso dei migranti. Ne esce un quadro disturbante che minaccia derive ancora più pesanti quando a scendere in campo saranno i duri della xenofobia euroscettica.

 

ATTESA. Paese depositario di un patrimonio culturale unico al mondo, l'Egitto , con i suoi 82 milioni di abitanti, fatica a uscire dalle secche degli sterili giochi di potere che da tre anni lo privano della normale vita parlamentare senza la quale l'attività politica resta un soggetto di debole costituzione. Invece di porsi agli occhi del mondo quale leader della primavera araba come le competerebbe per storia e tradizione, la nazione nubiana sperpera risorse preziose dietro gli accorgimenti del regime per diluire il processo elettorale, da poco iniziato, spingendosi oltre ogni logica. Per i risultati ci vorranno almeno due mesi, lasso di tempo che il Cairo considera l'ultimo gradino per il ritorno alla democrazia. Ma la snervante attesa diffonde tra la gente la sensazione di un voto privo di significato.

 

VERITA'. Da Kennedy a Moro, nella storia contemporanea ci sono stati delitti " eccellenti" per i quali nemmeno l'emulo con l'intuizione del mastodontico Nero Wolfe è riuscito a trovare il vero colpevole. Tra macchinazioni e indizi che molti, troppi, hanno finto di non vedere, gli anni sono passati senza mai fare luce sulle torbide vicende. Nella casistica delle morti violente e insolute rientra a pieno titolo l'uccisione di Pier Paolo Pasolini, uno degli intellettuali più significativi del dopoguerra, sbrigativamente liquidata come la fine di un omosessuale che era andata a cercarsela lungo il crinale di una vita pericolosa. A quarant'anni dall'omicidio dello scrittore, la " verità ufficiale", figlia della strategia della tensione di nero vestita, traballa in modo vistoso, tanto da rilanciare la tesi di un odioso delitto politico. Insomma, Pasolini come Matteotti.

 

DUBBIO. Quest'anno Charlie Brown di primavere ne fa sessanta regalandoci sempre tante piacevoli letture, ma lasciandoci anche un amletico dubbio che purtroppo è destinato a restare senza risposte. "Colpa " di Charlie Schulz, l'autore conosciuto in tutto il mondo per avere creato le strisce dei Peanuts, che se n'è andato nel 2000 portando con se il segreto dell'incipit diventato un vero e proprio tormentone universale: quello che il cane Snoopy pone all'inizio del suo romanzo mai scritto con la famosa frase "Era un notte buia e tempestosa..." Ma a pensarci bene forse un seguito non era necessario. L'enigmatico inizio parla da sé. Messo a confronto con la realtà odierna quell'esordio narrativo mai completato ma carico di presagi dice che nella notte buia e tempestosa ormai già ci siamo dentro, immersi fino al collo.