martedì 29 gennaio 2013

Lo sguardo di Hannah

SPIGOLATURE 


di Renzo Balmelli 

PENSIERI. Quando si parla della banalità del male, la mente corre ad Hannah Arendt e al suo sguardo su Eichmann, il gelido organizzatore della "soluzione finale". Sull'autrice di "Le origine del totalitarismo" si è scritto molto a proposito della sua relazione con Heidegger di cui scopri più tardi le simpatie naziste. Consapevole che la banalità del male è ancora tra noi, Margarethe von Trotta ha provato a entrare nella mente della filosofa ebrea tedesca con un film (Hannah Arendt) uscito in questi giorni in cui - ha detto - ha affrontato il compito non da poco di trasformare "i pensieri in immagine". E' una iniziativa provvidenziale e riuscita mentre ci tocca assistere nel cuore dell'Europa alla rinascita di ideologie bacate intrise di odio razziale e antisemitismo.


ABBRACCIO. Se l'Europa non conosce più guerre, resiste alla crisi e al malocchio di chi vorrebbe recitarne l'orazione funebre, parte del merito va riconosciuto ai 50 anni del trattato franco-tedesco che sancì la riconciliazione tra i due Paesi. Lo storico abbraccio tra Adenauer e De Gaulle il 20 gennaio 1963, seppure dettato da motivazioni diverse (il ritorno fra le democrazie per la Germania, il contrappeso all'egemonia americana per la Francia) fu nondimeno il motore che mise in moto e consolidò il processo di integrazione da cui derivò l'UE così com'è oggi. Alla costruzione mancano tuttavia ancora parecchi tasselli . Come è stato sottolineato alla commemorazione del cinquantesimo indietro non si torna, ma la strada verso l'unità politica resta in salita.


AMERICA. Vi sarà forse meno "yes we can" nel secondo tempo di Obama, ma non minore determinazione nel progettare l'America di domani, generosa, solidale, in cui prevalgano regole e diritti uguali per tutti. Troppo frettolosi sono stati i suoi detrattori nel pensare che volendo cambiare Washington e la politica, il Presidente ne fosse stato a suo volta irreparabilmente condizionato. Al contrario il suo viaggio assieme a chi ne condivide gli ideali prosegue, magari con i capelli grigi, ma con un bagaglio di esperienza che lo ha reso più sicuro di se. A dispetto dei nemici, continuerà quindi a farsi guidare dalle ragioni del cuore per fare del suo "Hope and Change" una impresa per la storia in cui sia concesso sognare.


STRAZIO. Qualunque sia la colpa, la pena di morte resta un atto barbarico. Se poi l'esecuzione avviene in pubblico si sale un altro gradino, senza ritorno, nella scala dell'orrore . Per l'ennesima volta, sorda alle proteste della comunità internazionale, Teheran ha mandato al patibolo un condannato davanti alla folla ammutolita. La coscienza si ribella in quanto non ammette che la società, a prescindere dal suo orientamento, possa arrogarsi il diritto di troncare la vita di un altro uomo. E a maggior ragione cresce lo sdegno se consideriamo che alla forca è andato è un ragazzino di appena 16 anni, mai adulto. L'immagine che lo mostra mentre piange sulla spalla del boia nel suo ultimo istante di vita prima di essere impiccato è uno strazio indicibile.


INSIDIE. Era una previsione quasi ovvia. Come conferma la tragedia degli ostaggi in Algeria, l'intervento militare della Francia nel Mali rischia di contagiare l'intera regione compresa tra il Sahara e il Sahel, tra le più povere al mondo, ma ricca di petrolio, gas e uranio che fanno gola e alimentano interessi sterminati. Se da un lato la minaccia rappresentata dai talebani del deserto, miscela esplosiva di terrorismo, religione e fanatismo non è più tollerabile, dall'altro in questa strana guerra, condotta secondo un copione sempre più confuso, incombe la minaccia di un Afghanistan africano, iniziale tassello di un puzzle intricato e pericoloso. Al suo primo faccia a faccia con la Storia, la partita per Hollande si preannuncia lunga e carica di insidie.


ELOGIO. Quando le elezioni bussano alla porta, la politica riscopre il cittadino medio, colui che non sbraita, non da scandalo e si rimbocca le maniche. Di colpo il vicino della porta accanto si trova al centro di pressanti corteggiamenti quale fornitore di voti. Se ne tesse l'elogio, ma appena passato il richiamo delle urne, egli torna nell'ombra del suo quotidiano anonimato. Eppure è proprio questo italiano virtuoso e fuori dagli stereotipi che concorre a fare dell'Italia un paese normale. Su di lui poggia l'ossatura sana e onesta della società civile, in netta controtendenza rispetto al mondo dei perdigiorno, dei festini, delle ruberie, degli intrallazzi mafiosi, dove arroganza e malcostume hanno offuscato il senso del decoro e della dignità.


FRENESIE. Cambiare è possibile e se vi riesce l'ingessata Bassa Sassonia, ritenuta un feudo imprendibile di Angela Merkel, non si vede perché non possa accadere anche a Roma. Le stralunate frenesie da avanspettacolo che hanno costellato la campagna del Pdl, mostrano che ormai è tempo di calare il sipario sul ridicolo Truman Show in cui è stato ingabbiato il Paese durante gli anni in cui, tra l'incredulità del mondo, è stato Berlusconi dipendente in maniera sconcertante. A dispetto degli errori che può avere commesso, Monti ha mostrato che il salto di qualità si può fare nel restituire dignità alla politica. Ora alla sinistra si offre la straordinaria opportunità di giocare la carta vincente del rinnovamento e della governabilità per tornare a respirare aria pulita.


IRONIA. Leggere il presente attraverso la lente del passato non è soltanto un viaggio in ciò che è stato e siamo diventati, ma anche un esercizio assai attuale per mostrare la varietà della natura umana in un quadro di generale corruzione ove predomina l'aristocrazia del denaro. "La vita oggi* (editore Sellerio), il capolavoro del geniale autore vittoriano Anthony Trollope (1815-1882) è a questo proposito un mirabile esempio di scandaglio a tutto campo per la sua facoltà di mettere in scena le varie sfaccettature dell'imbroglio di ieri e di oggi. Certi suoi ritratti, eseguiti con impietosa ironia, sembrano fatti ai nostri giorni tanto sono perturbanti le spontanee analogie con l'italico ventennio firmato Silvio B.


CRUNA. Se Depardieu si getta nelle braccia di Putin, da chi andranno i 100 paperoni globali censiti lo scorso anno? Domanda inutile. Da nessuna parte. Costoro non hanno nessun bisogno di padrini per assicurarsi l'impunità. Il loro sterminato patrimonio li pone al di sopra di tutto e di tutti. Se al cinema Depardieu, prima di perdersi, era il valoroso moschettiere di Luigi XIV, per i magnati planetari il modello è l'altro Luigi, quello di " après moi le déluge". Tanto per gradire, basti sapere che nel 2012, quando tutti tiravano la cinghia, i super ricchi hanno accumulato un patrimonio di 1.900 miliardi di dollari, superiore al prodotto interno lordo italiano. E mai che abbiano provato a far passare un cammello dalla cruna di un ago.