martedì 21 giugno 2016

I padroni occulti del califfato continuano a seminare terrore

di Renzo Balmelli 

 

MINACCIA. Nulla sarà più come era. Ci vorrà tempo e una non comune forza d'animo prima che Orlando, paradiso del divertimento per i bambini tramutatosi in teatro dell'orrore, ritrovi il suo sorriso di città spensierata e tollerante. Per ora di fronte alla strage degli innocenti prontamente rivendicata dall'ISIS nell'ambito di una scaltra manovra di intimidazione, sembra di essere nel film di Von Trier Melancholia in cui i protagonisti inermi e rassegnati attendono l'impatto fatale tra la Terra e l'incombente corpo celeste che la distruggerà. Sullo sfondo di questo scenario diviene vieppiù urgente avviare una profonda riflessione in merito alle strategie da mettere in campo per contrastare una minaccia che rischia di diventare una tragica costante del nostro vivere quotidiano. Senza le opportune contromisure, i padroni occulti del califfato sapranno di trovare facilmente un terreno di coltura per seminare terrore e per continuare a esercitare l'effetto perverso del loro operato che annulla la ragione.

 

OMBRA. Siamo su una bruttissima china e diventa oltremodo difficile e complesso collegare come nodi lungo un filo le losche manovre dei burattinai tesi a farci sprofondare nell'oscurantismo. Ogni giorno, blog dopo blog, assistiamo a un florilegio di verdetti sommari, frutto di un approccio mentale pericoloso, nell'intento di colpevolizzare in blocco tutti i mussulmani che in stragrande maggioranza credono nella convivenza pacifica tra i popoli. E' quindi indispensabile non alimentare un clima da "guerra di civiltà" e di sospetto generalizzato secondo lo schema già ampiamente sfruttato dalla destra di Trump e dei suoi seguaci per una bieca speculazione di carattere elettorale che può causare gravi danni al Paese. Certo, il massacro in Florida fa calare un'ombra sulle elezioni americane evocando paure non facili da governare. Eppure, è proprio nei momenti storici "un po' così" che la battaglia delle idee, la madre di tutte le battaglie, rimane l'unica capace di dare scacco matto al terrore.

 

PACE. Tanto di cappello al gestore dell'edicola di Roma che per rispetto verso tutte le vittime del nazismo e per convinta fede antifascista si è rifiutato di esporre il Mein Kampf nell'ambito di una controversa operazione editoriale. Per andare a fondo de male assoluto e dei temibili meccanismi psicologici che hanno ottenebrato milioni di individui nel culto del Terzo Reich, occorre un corredo bibliografico ben più robusto che non il libraccio di Hitler, buono al massimo per l'immondezzaio. Se proprio se ne vuole sapere di più sulle nefandezze del Führer e dei suoi complici vi sono letture più appropriare, a cominciare dal bellissimo La guerra non ha un volto di donna del premio Nobel Svetlana Aleksievic. Vi si narra, senza cedimenti alla retorica, l'epopea di tante giovani, volontarie sovietiche accorse al fronte per difendere la loro patria e quindi anche la nostra da un invasore spietato. L'opera non è un manuale di storia, ma una storia dei sentimenti che ne fa uno straordinario libro di pace.

 

ISOLAMENTO. Calcoli, soltanto calcoli. Non v'è un solo briciolo di idealismo nel dibattito che precede l'infuocato referendum sulla Brexit. Tutti li col pallottoliere a tenere la contabilità in borsa e in moneta sonante su chi vince e chi perde se gli inglesi decidessero di lasciare l'UE per rintanarsi nel loro anacronistico splendido isolamento. In questa fase di totale incertezza la posta in palio va invece ben oltre il fiume di miliardi di sterline che nel caso di una vittoria del SI, attraversando la Manica prenderebbero la via di qualche dorato esilio in compiacenti forzieri. La vera sfida è altrove. Con l'addio dell'isola si aprirebbe un lungo periodo di incognite potenzialmente dirompenti, non di mesi, ma addirittura di anni, che potrebbe sancire la fine dell'Unione e portare al progressivo sgretolamento del vecchio, ma sempre attuale progetto di unità politica ora preso a calci dal nazionalismo xenofobo, pronto a riportare in auge ricette disastrose.

 

VOLONTÀ. Domanda retorica: verrà mai un giorno in cui la sinistra italiana, pur nel rispetto delle sue varie componenti, riuscirà a presentarsi unita davanti agli elettori, anziché regalare punti preziosi agli avversari? Sembrerebbe decisamente di no, perlomeno dopo avere misurato la temperatura al calor bianco delle furibonde polemiche scoppiate in vista dei ballottaggi e del referendum costituzionale e rese ancora più incandescenti dalla botta inaspettata di D'Alema. Eppure intendersi non è impossibile. Per capirlo basterebbe gettare un'occhiata a quanto accade a Washington dove due personaggi agli antipodi del partito democratico quali sono Hillary Clinton e Bernie Sanders provano a dare vita a una piattaforma comune per contrastare la destra repubblicana. Tra loro non è scoppiato l'amour fou, ma questo primo passo testimonia la concreta volontà di unire gli sforzi per il bene degli Stati Uniti. E se ce la fanno loro, cosa impedisce alla sinistra nostrana di liberarsi dalle pastoie della litigiosità cronica? Seconda domanda retorica.