martedì 2 giugno 2015

Il rischio europopulista

di Renzo Balmelli 

 

SCHEMI. C'è un rischio assolutamente da non sottovalutare nel considerare la forte progressione di Podemos. Il rischio di cadere nella trappola dell'europopulismo di sinistra quale contraltare al suo becero equivalente di destra. Sarebbe un errore gravissimo. Ciò detto, il successo del partito erede degli Indignados sta a significare che in politica è in atto una profonda trasformazione degli schemi classici. All'opinione pubblica provata dall'austerity, debole coi forti e forte coi deboli, le ricette tradizionali non bastano più. Oltre che per il Partito popolare del premier Rajoy, in caduta verticale, in Spagna la campana suona anche per il Psoe chiamato a ritrovare se stesso. Nel Paese iberico, come del resto nell'UE, il duello tra la vecchia e la nuova politica è appena iniziato, ma gli indizi dicono che un progetto di società più equa e solidale è possibile.

 

CLASSI. Stretta tra vari fuochi, assillata dall'insolvenza greca, in difficoltà con la Ostpolitik e messa a dura prova dalle provocazioni di Cameron che sembra giocare come il gatto col topo, l'UE sta attraversando una delle più delicate se non la più difficile fase di assestamento della sua storia. Se al quadro già di per se poco confortante si aggiunge la drammatica questione dei migranti, strumentalizzata ad arte dagli eurofobici, non sorprende che a Bruxelles si paventi il rischio di trovare il caos alle porte. Tanto più che le divergenze strutturali fra i Paesi minacciano il futuro della moneta unica. Senza euro, o comunque con vari stati intenzionati a non più farne parte, la casa comune sarebbe votata alla disgregazione e finirebbe col dare vita a un'Europa a due classi, minata al suo interno da forze retrograde.

 

FEROCIA. Senza una seria presa di coscienza e senza un progetto di ampio respiro culturale , diplomatico e strategico che coinvolga in primo luogo i recalcitranti paesi arabi, sarà praticamente impossibile porre fine allo scempio di Palmira, luogo simbolo dove si scontrano due forme di ferocia, una peggiore dell'altra: da un lato la ferocia messa in campo dai combattenti del califfato, dall'altro quella del regime siriano che tortura e fa morire in carcere migliaia di dissidenti. Nello scontro brutale tra la collera iconoclasta e la repressione di rara crudeltà, nel deserto infuocato si gioca una partita cruciale che può decidere non soltanto il destino della guerra, ma anche la ridefinizione degli equilibri di una regione che per ora sembra governata dalla confusione e dalla micidiale spinta all' autodistruzione

 

COMUNISTA. Anche se a volte delude, la politica riesce ancora a sorprendere. Accade negli Stati Uniti dove Bernie Sanders prova a sfidare Hillary Clinton per la corsa alla Casa Bianca. Fin qui nulla di strano, senonché oltre a essere l'esponente più progressista del suo partito, il senatore democratico del Vermont è animato da un forte spirito rivoluzionario. Se Berlusconi fosse americano non esiterebbe a definirlo "comunista". Con queste premesse che gli sono valse la fama "di democratico socialista", l'unico tra l altro eletto al Congresso, il senatore scende in campo per smuovere le acque, anche se le sue possibilità sono pressoché inesistenti. Eppure, ostile all'uso della forza fin dai tempi del Vietnam, Senders potrebbe essere un candidato di rottura, in sintonia con gli umori contrari a un ritorno in guerra che prevalgono ora negli Stati Uniti.

 

SFIDA. Dalla secolarizzazione dell'occidente, al voto della cattolicissima Irlanda sulle nozze tra persone dello stesso sesso, voto che scardina un caposaldo della dottrina, la barca di Pietro non naviga in acque tranquille. Al Vaticano si pone una sfida venuta dal basso sotto lo sprone dei credenti i quali chiedono a chi sta in alto riposte aggiornate per non perdere la bussola lungo il cammino della loro fede. La spinta al rinnovamento , in parte raccolta dal Papa, incontra però all'interno della gerarchia ecclesiale una forte opposizione che ha come bersaglio la "rivoluzione" di Francesco tesa a restituire alla Chiesa il primato del potere spirituale. Quanto sia erta la strada lo evidenzia la beatificazione a lungo contrastata di Monsignor Romero, amato dal popolo, meno, molto meno dai conservatori.

 

INGORDIGIA. Saltano i vertici dopo la retata di Zurigo nel tempio del calcio mondiale, specchio della società. Ma ciò che maggiormente rattrista è vedere vacillare, sotto il peso dello scandalo, il concetto a noi caro dello sport inteso come esempio di probità e leal tenzone. E' il prezzo più alto e ingiusto della bufera che ha investito la FIFA in seguito alle accuse e ai sospetti di intrallazzi per l'assegnazione dei mondiali. D'ora in poi non sarà tanto semplice sbandierare con parolone di circostanza quegli ideali di fratellanza attorno ai quali dovrebbero fare perno regole inattaccabili, più severe e più etiche, che invece sono state stravolte dall'ingordigia. Nella giostra dei giochi di potere, delle poltrone e degli illeciti che nulla hanno a che spartire con i sacrifici degli atleti, diventa perciò più che mai urgente arieggiare la cupola impermeabile e inattaccabile preposta alla gestione disinvolta di interessi miliardari. Ne va appunto di una certa idea dello sport onesto e pulito da difendere, sempre e comunque.