mercoledì 24 giugno 2015

La diserzione dell'elettorato deluso

di Renzo Balmelli 

 

TRISTEZZA. Com'è triste Venezia nel precoce autunno del Partito democratico. E come sono tristi Arezzo, Nuoro, Matera, Enna, la Liguria e gli altri nomi simboli di un affanno psicologico, oltre che elettorale, foriero di prossimi e non impossibili disastri. Già s'è manifestata una prima, pesante ricaduta nel consegnare alla destra italo-lepenista , sempre impresentabile ma spavalda, un regalo insperato per sparare colpi a effetto. Nel caos generale, provare a capire che cosa stia lacerando la sinistra ormai è una questione che esula dal mero campo politico per diventare materia di profonda riflessione sul lettino di Freud. Certo è che la diserzione dell'elettorato deluso è tale quale la Venezia di Aznavour, troppo triste quando non si ama più.

 

SCONFITTA. A dispetto dei profeti di sventura, occorre contrastare senza riserve la crescente insofferenza verso i migranti che dalle Andamane al Mediterraneo vanno incontro alla morte cercando un porto sicuro. Chi fa leva sulla paura sostenendo che la barca è piena, agisce unicamente in funzione di sordidi interessi elettorali. Mentre invece è assolutamente doveroso non mai dimenticare che abbiamo a che fare con esseri umani. Ciò non di meno non si può negare che il problema esiste e che l'Europa si sia fin qui mostrata del tutto incapace di affrontare l'emergenza. Come le ostriche attaccate agli scogli, quei poveri cristi che a Ventimiglia sembrano usciti da una pagina del Verga, sono l'immagine dolente della sconfitta. La sconfitta della civiltà.

 

DEBOLEZZE. In politica esistono regole e norme di comportamento che vanno sotto il nome di etica e che sono ritenute indispensabili per il buon governo. Ad esse la sinistra ha sempre riservato un occhio di riguardo senza la pretesa di raggiungere la perfezione o di accampare chissà quale superiorità morale in un campo non privo di insidie. Il significativo infortunio occorso al premier francese Manuel Valls, criticato per avere utilizzato un volo di stato a scopi privati, evidenzia d'altronde che non si è mai del tutto al riparo dalle umane debolezze, piccole o grandi che siano. Saldato il modesto danno economico, resta il danno di immagine che ha sconcertato anche i simpatizzanti dell'inquilino dell'hotel Matignon. Quando si governa si deve essere esemplari; quando si è socialisti ancor di più.

 

TRONO. Con un pizzico di enfasi, si dice che gli Stati Uniti siano una monarchia senza re e senza titoli nobiliari. In verità l'America è una repubblica fino al midollo, ma dove ancora una volta due dinastie fondate su nomi illustri si sfideranno per la Casa Bianca nelle elezioni del prossimo anno. Mentre Obama, ormai libero dall'assillo della rielezione, si prende le sue rivincite e conta di completare presto il capolavoro diplomatico con Cuba, Hillary Clinton e Jeff Bush si stanno attrezzando per ottenere la designazione per nulla scontata dei rispettivi partiti, entrambi consapevoli, pur muovendo da fronti lontanissimi, che a vincere sarà colei o colui che avrà saputo conquistare gli elettori di centro, chiave di volta per accedere al trono presidenziale che trono non è, ma gli assomiglia parecchio.

 

ORBITA. Ora che Samatha Cristoforetti è tornata sana e salva sulla terra, abbracciata addirittura da Roberto Maroni che con chi viene da lontano non è tanto accogliente, il principale quotidiano del gruppo Mediaset ha indetto una specie di concorso per individuare quali potrebbero essere i personaggi da mandare nello spazio dato che si è liberato un posto. Non serve un grande sforzo di fantasia per indovinare da che parte politica provengono i possibili candidati. Certamente non quella di casa. Eppure anche un Salvini ci starebbe bene nel ruolo di cacciatore di marziani clandestini. Aspettiamo comunque l'imminente pubblicazione della prima biografia del Cavaliere, annunciata con squilli di tromba. Può darsi che dopo averla letta, il prossimo viaggiatore delle stelle decida di rimanere in orbita per sempre!

 

EGOISMO. Ci hanno messo più di un anno a raggiungere le sette nazionalità diverse richieste per fare gruppo al Parlamento europeo. Sono poco più di quattro gatti: quaranta in tutto rispetto ai 751 deputati presenti in aula. Ma nei loro paesi raccolgono svariati consensi, e quindi va preso con le pinze il nuovo raggruppamento di estrema destra che si è formato in questi giorni a Bruxelles. Nella compagnia - ti pareva - militano la Lega Nord, il Fronte nazionale e persino un inquilino polacco che chiede la pena di morte. Mica però che la bella famigliola, pur dicendo peste e corna dell'istituzione, si faccia mancare i benefici dell'UE; anzi, li incassa in euro, milioni di euro, pur deprecando la moneta unica. Oltre all'ipocrisia e all'egoismo, ciò che maggiormente inquieta è la dichiarata avversione allo spirito comunitario fondato sulla solidarietà, che già ora, come avviene coi migranti, sembra più un concetto estorto che offerto.