martedì 30 giugno 2015

America bifronte

di Renzo Balmelli 

 

UTOPIA. Dopo la strage di Charleston, l'ennesima a sfondo razziale, sarebbe un passo avanti se Obama riuscisse a coronare la sua presidenza con una duplice vittoria morale e costituzionale: una contro i grumi razzisti che infestano il Paese, e l'altra, direttamente connessa alla prima, contro la potente e arcigna lobby delle armi. Sono i due volti dell'America che da un lato offre straordinarie opportunità a chi le cerca, e dall'altro conserva sacche di risentimenti razzisti sfruttati senza vergogna dai circoli reazionari per i loro interessi politici e mercantili. Ora si tentano altre strade per disinnescare la tensione e la scelta di archiviare la bandiera secessionista negli stati del sud va appunto letta come un invito alla concordia che però non può essere giocata soltanto sui simboli. La partita da vincere è un'altra. Fino a quando la gente di colore continuerà a essere apostrofata con lo spregiativo epiteto di "nigger", il sogno di Martin Luther King pur continuando a vivere resterà una meravigliosa utopia: splendida, ma incompleta,

 

SIRENE. Poco alla volta, ma inesorabilmente, la vischiosa ragnatela dell'estremismo di destra raggiunge ormai i posti più impensati. Abituati a immaginare la Danimarca un luogo ridente e ospitale, si fatica ad accettare l'idea che il lugubre richiamo della sirena xenofoba abbia potuto oscurare il fascino delicato della celebre sirenetta. Ora che è accaduto torna alla mente il severo giudizio che in altri tempi Shakespeare fa dire a un suo personaggio sulla patria del principe Amleto. Tuttavia sarebbe scorretto usarlo in modo unilaterale, tanto più che i cattivi profeti sono ovunque nell'Europa, indecisa a tutto sulla strategia comune per arginare il fenomeno. Tante forze mosse da ideologie bacate sono all'opera da sud a nord su un terreno arrendevole per corrompere il favoloso universo di Andersen e con esso lo spirito e la carne viva della nostra cultura. Ci consola il pensiero che se anche c'è del marcio, quasi sempre però le fiabe hanno un lieto fine.

 

PRESAGI. Resta indimenticabile il volo finale sulle scope di " Miracolo a Milano", il capolavoro di Zavattini e De Sica che invita a sognare un mondo dove " buongiorno voglia dire davvero buongiorno". Forse è ispirandosi a quelle sequenze memorabili che Giannelli, colonna del Corriere della Sera, ci mostra il Papa in bicicletta mentre sorvola un muro portandosi appresso un bimbo di colore. La riuscitissima vignetta coglie il nucleo fondamentale di questa nostra epoca in cui si erigono barriere di ogni genere, da quella in veri mattoni anti -immigrati , alle altre, frutto dell'egoismo, dell'amnesia e della cecità, che portano a relegare in secondo piano le sofferenze di chi per anni fu a sua volta vittima di altri muri. Anziché continuare a correre, pare che la Storia si sia bloccata o addirittura vada a ritroso nel tempo, incontro a una deriva carica di brutti presagi da fermare senza indugi, in attesa di un altro miracolo.

 

IDEALE. Nell'Europa litigiosa, la strada sarà sempre lunga, faticosa e in salita, ma non al punto di crollare sotto le macerie come Sansone con tutti i filistei. Al giro di boa dei negoziati anche più estenuanti come quello con la Grecia, la diplomazia e il buon senso trovano il modo di prevalere e la carezza di Juncker al premier ellenico a questo proposito la dice più lunga di qualsiasi comunicato. Molto però resta ancora da fare per smussare gli angoli della possibile intesa sul debito di Atene. Se il buongiorno si vede dal mattino, per l'Europa è di notte che si sciolgono i nodi più intricati. Le maratone notturne fanno parte della sua storia e anche in questa circostanza rappresentano una scelta obbligata onde evitare la trappola mortale del "Grexit" che avrebbe conseguenze incalcolabili sulla tenuta dell'Unione. Da quando esiste l'UE ha superato altre prove difficili e se uscirà indenne dalla sfida ellenica il sollievo per lo scampato pericolo non sarà soltanto quello dei mercati, ma pure la gioia di tutti coloro che credono nell'ideale comune.

 

EFFICACIA. Quella delle sanzioni e della loro reale efficienza quale strumento punitivo nei confronti delle Nazioni che hanno violato le regole internazionali, non è storia di oggi, ma un'invenzione che risale all'epoca napoleonica. Ora il tema è tornato d'attualità in seguito alle limitazioni imposte alla Russia per quanto sta combinando in Ucraina. Parecchi indizi sembrano però indicare che difficilmente produrranno l'effetto scontato, così come d'altronde non l'ebbero in passato, tanto per fare un esempio, contro l'Italia fascista. Nel contesto generale non si contano poi le frequenti violazioni sotto banco delle misure restrittive che le hanno rese un'arma a doppio taglio, tranne in un caso: quello del Sud Africa dove le sanzioni hanno davvero contribuito a liquidare l'iniquo regime dell'apartheid.

 

INGIUSTIZIE. "Anche i ricchi a volte piangono" era il titolo di una famosa telenovela messicana. Sarà vero, ma se a volte capita che il loro ciglio si inumidisca, non è certo per versare lacrime da coccodrillo sulla consistenza dei loro beni materiali . A dispetto della crisi, le ultime statistiche indicano che, tanto per gradire , i super Paperoni del pianeta hanno aggiunto un altro centinaio di miliardi di dollari in più ai loro averi. Attualmente il patrimonio netto dei 400 signori più ricchi del mondo è pari a oltre 4.100 miliardi di dollari, una discreta sommetta che darebbe conforto a chi di dollari al massimo, quando va bene, ne ha uno solo al giorno. Secondo Wikipedia, la parola solidarietà è un sostantivo che ha come suo significato principale un impegno etico-sociale a favore di chi è meno favorito. Ma nella ripartizione delle risorse, viste certe cifre, spesso prevalgono discrepanze e ingiustizie macroscopiche, intollerabili per il resto dell'umanità.

 

STUPIDITÀ. Come l'uomo di Arcore, maestro insuperabile nel cavare dal cilindro proposte fragili come bolle di sapone, anche la critica di destra riesce a compiere giravolte copernicane che se non altro hanno però il merito di fare sorridere. Si leggono così con sommo gaudio le lodi sperticate che da quelle parti piovono ora su Maurizio Crozza, il bravo e graffiante comico che fino a quando sbertucciava Berlusconi era visto come fumo negli occhi, ma che dal giorno in cui prende di mira Matteo Renzi è diventato di colpo il miglior politologo italiano. Nel tracimare dell'entusiasmo il cabarettista viene lodato per la capacità di mettere a fuoco la stupidità di coloro che pretendono di governare l'Italia senza averne le competenze. Dunque aveva ragione Crozza nel fare le pulci all'ex Cavaliere. Oh no? Ecco perché si ride.

 

ICONE. Per il cinema italiano è tempo di Amarcord al femminile. Nel giro di poche ore se ne sono andate Magali Noel e Laura Antonelli, due icone entrate nell'immaginario collettivo per i loro ruoli, seppure con copioni molto diversi. A consolidare la fama della star francese furono i film d'autore firmati da Fellini: la Dolce vita, Satyricon e appunto Amarcord, dove interpretò l'indimenticabile personaggio della Gradisca alle prese con il Principe. Nel suo carnet anche Jules Dassin, Renè Clair e Jean Renoir, mostri sacri della settima arte. Laura Antonelli verrà invece ricordata come l'eroina sexy di un'epoca non proprio memorabile, ma popolare, di Cinecittà; epoca che l'attrice profuga istriana di Pola, seppe però illuminare con la sua grazia e la sua bellezza mai volgare, meritandosi l'ammirazione e la regia di Visconti. Per un verso o per l'altro esse sono l'immagine di una stagione cinematografica che non ha avuto eredi.