lunedì 20 aprile 2015

Ecco che rulla uno strano tamburo

di Renzo Balmelli

COLPA. Fu uno shock tremendo dal quale la Germania, e non solo, fece fatica a riaversi quando Günter Grass, scomparso a 87 anni, rivelò la sua giovanile, ma non di meno entusiasta adesione al nazismo. Lo scrittore, coscienza critica post bellica che sferzò i suoi connazionali esortandoli a sostenere il peso della propria storia, si portava dentro una colpa che come ebbe a dire gli rose l'anima per tutto il dopoguerra. Quella drammatica confessione fece tanta impressione quanto " Il tamburo di latta" il capolavoro che colloca il premio Nobel tedesco tra i protagonisti della letteratura facendone emergere il genio, ma anche le contraddizioni e il carattere a tratti spigoloso. Col suo tamburello suonato in modo ossessivo, Oscar Mathzerat, il bambino che si rifiuta di crescere in segno d protesta verso un'ideologia bacata, riassume su di se i dolori e le ambiguità di un tremendo passato che non smette di lacerare le coscienze e sul quale Günter Grass, svelando il suo terribile segreto, ha gettato uno sguardo senza invocare alibi. E da qui deriva la sua fama.

ELENCO. Sebbene sia soltanto il primo capitolo di una ancor lunga marcia diplomatica, l'incontro tra il Presidente USA e Raul Castro ha in se le premesse per aprire una nuova pagina di storia. Dietro quella stretta di mano c'è, infatti, da ambo le parti la precisa volontà di promuovere la svolta tra due Paesi troppo vicini per continuare a guardarsi in cagnesco. Ora però arriva la parte più difficile: fare in modo che il dialogo, scongelato dopo mezzo secolo durante il quale più di una volta si è temuto il peggio, non resti un mero elenco di opportunità mai concretizzate, Che è poi quanto vorrebbero i repubblicani mossi da una ostilità quasi patologica nei confronti " dell'intruso di colore alla Casa Bianca" e perciò pronti a usare l'artiglieria pesante pur di rovinargli la festa.

PALADINA. Con la candidatura da tempo annunciata di Hillary Clinton, in casa democratica il dado è tratto. E ben difficilmente ,salvo sorprese, non si vede chi nel suo partito possa ostacolarla nel tentativo di diventare la prima donna, nonché la prima nonna Presidente degli Stati Uniti. La scelta di presentarsi con questa doppia e rassicurante identità, senza apparire la ex di nessuno, ne la first lady di cotanto marito, ne la ex sfidante perdente di Obama alle primarie, le offre evidenti vantaggi, ma la espone anche a qualche pericolo, non ultimo l'illusione di avere già vinto. Per fare centro e tenere a bada i rivali dovrà convincere gli elettori, soprattutto del ceto medio, che nell'eventuale sfida con un terzo Bush la vera paladina degli americani, tutti gli americani, sarà lei.

SOTTO VOCE. Non si conoscono i gusti musicali di Salvini, ma dopo certe esternazioni è lecito supporre che non straveda per " Prendi questa mano, Zingara" che fu il cavallo di battaglia di Iva Zanicchi, guarda caso anche lei protagonista, come Matteo, di una tribolata relazione politica con Berlusconi. Il quale Matteo, minacciando di radere al suolo i campi rom, non fa mistero del destino che intendere riservare ai nomadi. Il leader della Lega di porgere la mano nemmeno ci pensa. Gli interessa solo fare crescere l'indice di ascolto con slogan di facile suggestione. Nella ridda di volgarità ciò che maggiormente inquieta e sprona a riflettere è il fatto che il linguaggio rozzo e brutale non soltanto fa crescere gli indici, ma anche la platea di chi plaude e assente sotto voce.

TRUCCO. Se non fosse una faccenda terribilmente e tristemente seria, ci sarebbe da ridere di gusto nell'assistere alla "guerra dei Roses " in salsa francese entro le mura di casa Le Pen. In verità nella sfuriata tra il padre Jean Marie, convinto che la Shoah sia stata un dettaglio dello storia, e la figlia Marine, che con poco successo prova a rifarsi il trucco, non c'è nulla che ricordi le divertenti pochade ottocentesche. Nello squallido psicodramma, le posizioni antisemite e negazioniste formano un impasto indigesto che a dispetto di ogni tentativo dell'ultima ora per guadagnare rispettabilità non cambia l'orizzonte ideologico del Fronte Nazionale. Caso mai, dietro le quinte del parricidio politico pare di assistere alla farsa crudele dell'asino che da del cornuto al bue.

VIGNETTE. Chi si scandalizza per il linguaggio spregiudicato dei fumetti moderni, probabilmente quando era ragazzo non ha mai letto un albo del vecchio e caro Topolino. Lo facesse ora, sarebbe difficile non rimanere sorpresi da certe espressioni colorite, per non dire apertamente sessiste e razziste, che anni fa accompagnavano le avventure del famoso eroe senza macchia e senza paura. Su Facebook, grazie all'intraprendenza di ricercatori e utenti, si possono trovare frasi e battute che non lasciano dubbi sul carattere di talune vignette, molto esplicite nei contenuti. Rivista oggi, questa galleria di "facezie" è un viaggio istruttivo alla scoperta di un modo di esprimersi che riflette il clima di un'epoca neppure tanto lontana e forse mai del tutto tramontata.

VERGOGNA. Fare di ogni erba un fascio, mescolando i problemi del Paese con un gesto dettato dalla pazzia, è il modo più spregevole di argomentare sul dramma che è stato all'origine della strage nel Palazzo di Giustizia di Milano. Nella capitale lombarda si sperava non accadesse, e invece il coro orchestrato dalla destra di stampo populista, la destra che usa gli insulti al posto delle idee, non ha potuto evitare, di fronte a questa tragedia, di buttare la croce addosso al governo e le istituzioni. Ma poiché ancora non bastava, nel tritacarne della demagogia è finita anche la solita, stucchevole campagna contro il buonismo, gli immigrati, i centri sociali e tutto quanto serve per raccattare miseri consensi a buon mercato. La reazione è stata di sconcerto per l'ennesima, vergognosa deriva.