martedì 7 aprile 2015

Un uomo solo ai comandi

di Renzo Balmelli 

 

OPZIONE. Freud, che non era uno sprovveduto, sosteneva che non sapremo mai cosa passa realmente nella mente di una persona. Mentre nelle Alpi francesi i soccorritori portavano a valle i gialli sacchi di plastica con i miseri frammenti di 150 vite spezzate da un feroce destino, noi a tutto pensavamo, all'ipotesi del guasto tecnico, al terrorismo, fuorché a quell'opzione che ci obbligava a inoltrarci nel cielo buio di Andreas Lubitz, ad avanzare a tentoni nei meandri insondabili di una psiche devastata, ma paradossalmente lucida nell'attuare i suoi insani propositi. Ciò che resta di quel suicidio-omicidio, di quel terribile olocausto degli innocenti, è il senso d'impotenza che sgretola le nostre certezze. E' l'incubo di quel volo della morte con un uomo solo ai comandi, solo con la sua raggelante follia, barricato nel cockpit con la maledetta porta sbarrata dietro la quale egli mai avrebbe dovuto esserci se solo fosse stato fermato in tempo.

 

METAFORE. "Adesso anche la Germania presuntuosa ha il suo Schettinen". Scritto proprio così, magari credendo di essere spiritosi. Pare impossibile che qualcuno, davanti al dramma, possa immaginare simili, oscene metafore e addirittura rincari la dose sostenendo, senza vergogna, "che come il pilota che si è schiantato sulle Alpi, Matteo Renzi sta schiantando l'Italia". Invece è successo. Una firmata dal direttore di un' importante testata di destra, l'altra da un comico prestato alla politica. E fra tanto squallore c'è pure chi li difende. Si rimane esterrefatti nel misurare di che pasta è fatta l'immensa, irresponsabile disinvoltura di chi non indietreggia davanti a nulla per vellicare i sentimenti più riposti e si spinge fino al punto di trasformare la tragedia in uno spettacolo che scende sempre più in basso, oltrepassa la soglia del cinismo e tocca il fondo che più fondo non si può. Per dirla con Hannah Arendt, anche in queste assurde "trovate" si configura la banalità del male.

 

SCONFITTA. Dopo le elezioni amministrative svoltesi in Francia, sorge il problema di come declinare la controprestazione della sinistra, cercando di capire se si tratta di un passaggio a vuoto fisiologico o di un presagio foriero di future débacles. Qualunque sia l'analisi della sconfitta, essa dovrà fornire risposte immediate se Hollande vorrà conservare la speranza di restare all'Eliseo proponendosi come l'arbitro rassicurante nelle zuffe tra il centro-destra, sempre più destra e sempre meno centro, di Sarkozy e gli estremisti della Le Pen, rimasti a secco di mandati, ma non fermi al palo. Alle presidenziali mancano ancora due anni, un lasso di tempo che dovrebbe consentire alla cultura della " gauche" di recuperare il consenso sui temi scottanti che vanno dalla sicurezza all'identità nazionale e segnalano in modo netto il cambio di sensibilità e il mutamento del quadro politico nella Nazione, patria dei lumi.

 

GRAMIGNA. A dispetto degli insegnamenti della storia, anche nel terzo millennio non si finisce mai di fare i conti col revisionismo di stampo fascista. Rispetto a quello mussoliniano o al nazismo di Hitler, cambiano le sigle, ma non il rifermento alle ideologie che il secolo scorso sono state all'origine di lutti e sofferenze indicibili. Grazie a varie recensioni è stato portato a conoscenza del pubblico il volume "Altri duci. I fascismi europei tra le due guerre" di Marco Fraquelli, Mursia Editore, dal quale risulta quanto fosse vasta la proliferazione in Europa dei cosiddetti movimenti minori, ma tutti incarnazione della matrice originale, esaltata e violenta. L'autore ne ha recensiti una trentina in tutte le nazioni del continente. Ai giorni nostri, quanto la gramigna sia ancora in grado di attecchire lo si evince dalla deriva dell'estrema destra che un po' ovunque continua a fare proseliti.

 

RITARDO. Con il conto alla rovescia arrivato al rush finale, al Padiglione Italia dell'EXPO di Milano i conti non tornano. Mentre tutti gli altri sono ormai a tetto , proprio nello spazio della nazione organizzatrice dell'Esposizione universale il ritardo accumulato è tale da fare temere il peggio. A meno di un miracolo, merce piuttosto rara di questi tempi, forte è il timore che il Padiglione non sia pronto per il giorno dell'inaugurazione. Il danno d'immagine, da imputare alla corruzione, agli appalti manipolati, alle lotte di potere interne e ai contrasti tra i partiti, sarebbe enorme e per somma sventura potrebbe passare alla storia quale prova dell'italica incapacità di rispettare gli impegni. Per salvare l'onore qui ci vuole davvero l'intervento divino, che comunque, scrive il Corriere della Sera, "non abbiamo meritato". Confidiamo nello stellone.

 

POLEMICHE. Sugli oriundi in maglia azzurra, che spesso hanno salvato il risultato come è accaduto col recente pareggio in Bulgaria, sono stati scritti interi capitoli d storia calcistica. Qualcosa più o meno simile, ma in senso opposto, sta accadendo in Svizzera dove il pomo della discordia è costituito non tanto dai figli dei connazionali espatriati, bensì dai giocatori di origine straniera, naturalizzati e con tanto di passaporto rossocrociato, che non essendo svizzeri doc non sarebbero in sintonia col comune sentire dei tifosi. Tuttavia sull'autenticità della campagna a sfondo patriottico i pareri sono divisi già per il fatto stesso che colui che l'ha innescata è sì un difensore elvetico, però da varie stagioni in forza alla Juventus di Torino e che si è fatto un nome in Italia. Ma il mondo del calcio è bello proprio per questo, perché è volubile anche con le sue iperboliche polemiche di lana caprina.