lunedì 14 ottobre 2013

I solenni proclami

E accanto alle cronache del dolore pubblicità a tutta
pagina di un "ninnolo" da quarantamila dollari…

di Renzo Balmelli


LACRIME. Si levano solenni proclami e vibranti contestazioni per porre fine alle insopportabili tragedie del mare di cui si scrive a caratteri cubitali quando la conta dei morti assume proporzioni bibliche. Ma fino a quando sussisteranno le sperequazioni più vistose e intollerabili tra il sud e il nord del pianeta il dolente corteo delle sofferenze continuerà a mietere vittime. Scoprire accanto alle cronache del dolore la pubblicità a tutta pagina di un "ninnolo" da 40 mila dollari è un rozzo accostamento tra il lusso estremo e l'indigenza totale che indigna profondamente mentre tra le onde galleggiano le povere cose di chi non c'è più. Per le traversate gli scafisti senza scrupoli esigono mille dollari a testa, la qualcosa significa che la vita di quaranta disperati vale quanto un accessorio per ricchi. Inaudito. Se non si taglierà alle radici l'origine del male le lacrime che si versano oggi sono lacrime di coccodrillo che asciugano in fretta.



NOBEL. Chi salva un uomo salva il mondo intero. Onore quindi agli abitanti di Lampedusa che ogni giorno, facendo propria la grande lezione della tradizione ebraica e guadagnandosi la stima del mondo, si prodigano senza sosta con la loro abnegazione e il loro spirito di sacrificio per tendere una mano salvifica ai derelitti che bussano alle nostre porte. Chi vive quotidianamente a contatto con lo strazio di donne, uomini e bambini sente su di se il peso della tragedia più grande nella storia dei flussi migratori; avverte il senso della vergogna che interpella le nostre coscienze. La vergogna dell'Europa e del mondo. Si parla di proporre l'isola per il Nobel della pace, ma la gente di qui chiede anzitutto più solidarietà e aiuti alla comunità internazionale; chiede di non essere lasciata sola prima che sia troppo tardi.



DECADENZA. Letta guarda avanti e dopo la fiducia sentenzia: è finito un ventennio. Giusto. Non esiste nessun motivo per cui un uomo possa farsi scudo a suo piacimento di un intero Paese a tutela degli interessi personali. Non si gioca con le emozioni degli altri per suscitare ammirazione. Un vero leader deve far sognare, ma soltanto se il sogno non è sinonimo di inganno. Diviso sul dopo Berlusconi, il Pdl fa l'offeso. Ma ora la palla è nel suo campo dove è in corso uno scontro feroce dal cui esito si potrà misurare l' autonomia dei dissidenti. Gli indizi non sono promettenti . Sui giornali di casa circola una domanda: secondo voi è giusta la decadenza del Cavaliere? Questione pleonastica alla quale ha già risposto la Storia ( si quella con la S maiuscola) prima ancora del Senato: sull'infausto ventennio berlusconiano è calato il sipario e sono sempre in meno a chiedere il bis.



PASSATO. Per uno di quegli strani paradossi della politica, a Ginevra, capitale europea dell'ONU e centro cosmopolita per antonomasia, alle elezioni spopolano i movimenti che puntano a fare leva sui sentimenti di chiusura e altre spinte meno confessabili per incanalare il malcontento popolare. Non è un fenomeno isolato. Schieramenti consimili avanzano un po' ovunque nel continente e se per ora ognuno declina ancora in termini propri le rispettive modalità d'azione, a renderli simili e temibili è l'uso spregiudicato degli slogan di facile suggestione per accrescere i consensi . Definiti genericamente schieramenti " contro", insofferenti alla libera circolazione, stupisce come riescano ad avere il vento in poppa a dispetto di programmi e contenuti tanto confusi quanto velleitari. Più che un futuro sembrano avere un passato davanti a loro, ma è proprio questo anacronismo a farne una forza da prendere con le pinze.



OMINO. In battaglia il generale Giap, morto alla veneranda età di 102 anni, ebbe contro alti ufficiali usciti dalle più prestigiose accademie militari e dai nomi altisonanti: l'aristocratico De Lattre de Tassigny all'epoca della guerra d'Indocina contro i francesi, l'ambizioso Westmoreland durante l'offensiva americana nel Vietnam. Furono sorci verdi per entrambi. Von Clausewitz, che se ne intendeva, avrebbe ammirato quel grande tattico, ma ancora più grande stratega, preso sottogamba dai nemici e che invece divenne l'incubo di eserciti preponderanti in uomini e mezzi, ma inadeguati a competere con la tecnica della guerriglia. Chi l'ha visto da vicino faticava a credere che quell'omino dentro l'uniforme troppo grande fosse l'eroe della riunificazione, colui che inflisse agli invasori alcune tra le più cocenti sconfitte militari della loro storia.