Ma non si può nemmeno dire che stia bene
di Renzo Balmelli
DIMEZZATO. A dispetto dei cattivi profeti il G8 non è morto. Non ancora. Però, parafrasando Woody Allen, si potrebbe dire che se il mondo soffre la crisi, il club delle economie ricche e democratiche non sta tanto bene. Il primo dubbio riguarda la presenza della Russia di Vladimir Putin che, pur ammessa per risarcirla dal ruolo perduto di superpotenza, in quanto a democrazia lascia piuttosto a desiderare. L'altro dubbio riguarda invece la reale capacità di tradurre in azioni concrete e veramente efficaci il paniere di buone idee per la cooperazione e la lotta alla disoccupazione giovanile che il vertice in terra irlandese ha messo in evidenza. C'è chi ha parlato, senza sbagliare, di un summit ormai dimezzato e in buona sostanza atteso ora al varco per dimostrare la sua forza effettiva.
SFUMATURE. Anche le iron Ladies hanno un cuore. La letterina "bollente" di Christine Lagarde a Sarkozy e il sonoro bacio sulla guancia col quale Angela Merkel ha dato il benvenuto a Gianni Letta, al suo debutto europeo, hanno svelato lati del carattere delle più temute "dame di ferro" fin qui ignorati. Ma se il gesto quasi materno della Cancelliera ha fatto dimenticare al premier italiano le grane di casa, la missiva della direttrice del FMI ha scatenato l'ironia della Rete per i fin troppo espliciti amorosi sensi di cieca fedeltà rivolti all'ex Presidente francese da colei che a quel tempo era ministro delle finanze all'Eliseo. La palma del miglior gossip è andata a "50 sfumature di Sarko" ripresa del tiolo di un celebre romanzetto erotico che alza i veli sugli aspetti oscuri della passione.
GUASTATORE. Di guai la destra ne ha combinati a iosa. Tuttavia non è mai sazia. Proprio mentre su invito di Obama le porte dalla Casa Bianca si spalancavano per il capo del governo di Roma, Berlusconi si comportava come un perfetto guastatore del genio militare. Con una strategia studiata in ogni dettaglio, il suo metaforico ordigno anti europeo esplodeva nel momento cruciale dello storico incontro italo-americano. Non occorre essere grandi psicologi per intuire che dietro a quel gesto deliberatamente provocatorio, oltre all'invidia e alla gelosia, si nascondeva il velleitario tentativo di rimanere al centro di un palcoscenico sul quale il sipario per lui è oramai calato da un pezzo. Prova ne sia che al G8 le parole del Cavaliere non hanno avuto nessuna eco, nessun rilievo.
SCLEROSI. Non cessano sui media le preoccupazioni per i ritardi e i problemi che affliggono l'Esposizione Universale di Milano. Quella che doveva essere il fiore all'occhiello per il rilancio di una metropoli e dell'intera regione, rischia di pagare un dazio altissimo alla sterile contesa all'interno del Pdl che di fatto ha paralizzato Expo 2015 per anni. I cittadini però non ci stanno e chi si è scomodato per le elezioni regionali ha mandato evidenti segni di risveglio. E il voto ha espresso con tanto vigore lo stesso entusiasmo per un mondo di novità e di progresso reale che si prova nei grandi appuntamenti della storia. Salvare la rassegna significa salvarsi dalla sclerosi berlusconiana. Chi ha vinto ha ora l'obbligo morale oltre che politico di non deludere le attese
EROINA. Nell'iconografia sovietica c'era poco spazio per Anna Karenina e le altre eroine di Tolstoj. E anche in Pasternak, non certo un cantore del realismo, la figlia del romanticissimo dottor Zivago abbinava le note struggenti della balalaika al mito di Stakanov in gonnella. Su un altro versante, l'esplorazione dello spazio era riservata ai maschi, ma per Valentina Tereshkova, che fu la prima donna nella storia a salire nel cosmo, le cose andarono diversamente. Al piglio vagamente militaresco sfoggiato nelle fotografie, alternò un sorriso radioso e la felicità, esibita ancora oggi, a 50 anni dalla storica impresa, di essere la più celebre rappresentante del ristrettissimo club spaziale femminile. Valentina non tornò più nel cosmo, ma essere spedita tra le stelle fu per questa eroina in tuta pressurizzata una bella rivincita sulla nomenklatura dominata dagli uomini.