mercoledì 4 luglio 2012

Abissi di abiezione

"Forse occorre una notte dei cristalli, stavolta contro le moschee" - è l'idea lanciata da un esponente della destra zurighese su Twitter.

di Renzo Balmelli 


NOTTE DEI CRISTALLI - Evocare una Notte dei cristalli per le moschee significa sprofondare negli abissi dell'abiezione. Significa richiamarsi a una delle pagine più terribili del secolo scorso, alla Kristallnacht, il pogrom condotto dai nazisti contro gli ebrei in Germania, Austria e Cecoslovacchia. Da li ebbe inizio l'immane tragedia dell'Olocausto e, ripensando a quel periodo infausto, ci si chiede con un sentimento di profonda inquietudine di quali fantasmi sia abitato l'esponente dell'UDC svizzera, oltretutto anche educatore, autore del delirante messaggio sulla rete. In italiano Twitter significa cinguettio, ma quel testo era un rantolo della ragione.


KABUL - Un'altra bara avvolta nel tricolore, un'altra morte assurda, un'altra vedova da consolare con frasi vuote di significato. Come spiegare alla giovane moglie che il marito, il carabiniere Manuele Braj, di cui le resta soltanto una fotografia, è caduto vittima di un attentato su quel fronte senza speranze chiamato Afghanistan, al servizio " di una nobile causa". Quale? A tutt'oggi è costata 51 morti la presenza militare italiana a Kabul e tranne le parole di circostanza, inadatte a colmare il vuoto della perdita, nessuno riesce a dare un senso a una missione che si trascina senza scopi e senza risultati da un agguato all'altro.


POKER - Fin dagli esordi, l'UE ha vissuto di vertici dell'ultima spiaggia, che ultima però non fu mai veramente. Questa volta tuttavia, a fronte delle difficoltà enormi provocate dalla crisi, si è temuto davvero il peggio. Per buona sorte, al termine di una partita a poker durissima tra Berlino e il resto di Eurolandia , a Bruxelles ha finito col prevalere la consapevolezza che gli ideali comunitari non possono morire all'alba per i capricci dello spread. Se il piatto non piange, il merito è di chi sa guardare oltre l'orticello di casa. Dopotutto - scrive lo spagnolo Jordi Soler - non è pensabile che gli unici racconti di cui siamo capaci siano quelli sull'economia


ALLEANZA - Se l'Europa avrà un dopo e non soltanto un passato , lo si deve anche all'Italia che nella veste di paese fondatore ha saputo ritrovare, con un salto di qualità impensabile fino a pochi mesi fa, il prestigio al tavolo dei negoziati, andato perso ai tempi del bunga bunga. Grazie alla determinazione di Monti si è formata una inedita alleanza dei tre Grandi del Mediterraneo capace di rifondare il concetto di cooperazione europea su basi nuove, non condizionate esclusivamente dall'asse franco- tedesco. L'intento non è di erigere muri, ma di allargare il consenso democratico attorno alle scelte cruciali per l'avvenire dell'Unione.


DIRITTI - In piena tempesta economica, vissuta tra l'altro in prima persona, l'isola di Cipro, la piccina della famiglia comunitaria, si accinge ad assumere la guida dell'Europa per i prossimi sei mesi. Non si tratta di enfatizzare il significato della rotazione semestrale, prevista dagli statuti, ma di riconoscere il valore di un sistema in cui non contano le dimensioni per avere pari diritti. In quest'ottica, la presidenza cipriota serve non tanto a dimostrare che il paese può gestire un tale evento, quanto che lo può fare come qualsiasi altra nazione, nonostante la perdurante divisione etnica per cui solo la parte greca dell'isola ha potuto aderire al gruppo dei Ventisette.


MINESTRONE - Per il premier Monti, accostato a Balotelli con il soprannome di Supermario in una sorta di passo doble tra politica e calcio, sarà più dura imporsi negli ambienti a lui familiari che non sulla platea internazionale. Al ritorno in patria il presidente del consiglio non ha trovato schiere di tifosi plaudenti, ma il solito minestrone alla romana in cui alleati e avversari si scambiano continuamente i ruoli, in funzione dell'immediato tornaconto. Finora a zittire gli sfascisti del voto anticipato ci ha pensato Napolitano: alle urne in primavera, non prima! Ma la sorte del governo a volte sembra davvero appesa agli umori di giornata.


MIRAGGIO - In Egitto la " primavera araba" è già un lontano ricordo. Ora tocca a Mohammed Morsi, proiettato in modo rocambolesco alla testa del più popoloso e influente Paese del mondo arabo, sempre in bilico tra caserme e moschee, dimostrare che la " transizione democratica" non è un miraggio. L'auspicio resta però vago, tra virgolette, fino a quando non cesserà la pesante tutela dei militari e della Fratellanza mussulmana sulle scelte del primo presidente democraticamente eletto. Morsi dovrà provare di non essere un " faraone dimezzato", ma laici e progressisti temono che lungo il Nilo la storia finisca col compiere una drammatica inversione a U.


INCUBO - In Siria , nonostante l'intervento dell'ONU, la Russia persevera nel suo ruolo di protettore di Assad creando quindi nuovi ostacoli per il ritorno alla normalità. Su quello scacchiere si sta giocando una pericolosa partita per la supremazia territoriale e finora Putin non ha mostrato nessuna intenzione di rinunciare alle sue mire imperiali. L'ostruzionismo di Mosca è un freno alla road map siriana messa a punto a Ginevra e prova che l'accordo è soprattutto una dichiarazione di intenti con scarse possibilità di portare a una svolta in tempi rapidi. Sul Paese pesa l'incubo di una tragedia umanitaria che solo il ritorno alla democrazia potrà scongiurare.


RIFORMA - Dopo il parere favorevole della Corte suprema, negli Stat Uniti la destra fa di tutto per trasformare la riforma sanitaria di Obama in una guerra di religione. Nel calderone sono finiti i contraccettivi, i pruriti moralistici, la libertà dei cittadini, quando invece si tratta - sic et simpliciter- di consentire a tutti di curarsi in modo dignitoso. Ai suoi avversari non va giù l'idea che il presidente in vista delle elezioni di novembre sia riuscito a portare in porto uno degli obbiettivi più importanti della sua amministrazione. Se Mitt Romney arrivasse alla Casa Bianca, il suo primo atto sarà quello di abolire la legge. Una ragione in più per non votarlo .


CRIMINE - Dai tempi dell'Inquisizione e anche prima,il lato oscuro della forza è sempre stato ossessionato dalla cultura a tal punto da non lasciare nulla di intentato per cancellarla dalla faccia della terra. La deliberata distruzione dei santuari mussulmani di Timbuctù, città magica del Mali ricca di vestigia, ad opera di un gruppo estremista islamico, è un affronto ai Patrimoni dell'umanità dalle conseguenze incalcolabili. La furia iconoclasta non trova giustificazione alcuna, non è contemplata in nessun testo sacro, non ha nulla a che vedere con religione e fede; è soltanto una forma di violenza distruttrice assimilabile a un crimine di guerra.


TURPILOQUIO - Ricostruire  l'immagine dell'Italia nel mondo non è stato facile dopo l'esperienza berlusconiana. Anche il calcio vi ha contribuito, e la sconfitta alla finale degli europei non intacca quanto di buono fatto dagli azzurri. Ma scorrendo i commenti apparsi su certi quotidiani, s'intuisce come sia sempre alto il rischio di ricadere nei vecchi vizi attraverso l'uso sgangherato della stucchevole retorica nazional-pallonara. Da "Germania Raus", titolo evocatore  di ben altre tragedie, al "ciao, ciao culona", pesante insulto riferito dal Giornale ad Angela Merkel dopo la vittoria sulla Mannschaft, si è letto di tutto, di più, di peggio. Nello sfoggio di una prosa che voleva essere corrosiva, ma era  soltanto volgare, la Cancelliera tedesca è diventata la "proprietaria  di mastodontici glutei", mentre gli spagnoli, che si sono aggiudicati il successo, sono stati liquidati con lo sbrigativo epiteto di "sbruffoni".  Erano di Fogazzaro le delicate pagine sulle piccole cose di pessimo gusto, ma questi no: questi all'opposto, sono spropositi enormi, un turpiloquio che con la schiuma della rabbia alimenta soltanto lo spirito di vendetta e malsane rivalità.