mercoledì 15 giugno 2011

Una Revolucion della speranza

SPIGOLATURE 


di Renzo Balmelli 

 

REVOLUCION - Sul piano politico Vargas Llosa ha conosciuto qualche attimo di smarrimento nei rapporti col Peru. Succede ai grandi autori come testimonia la tormentata biografia tedesca di Thomas Mann. Al momento dell'appello il vate di Lima pero' non si è tirato indietro e si è speso con tutte le sue forze per scongiurare i colpi di coda della dittatura fujimorista. Il Nobel della letteratura è stato tra gli artefici del successo di Ollanta Humala, il leader socialista che ha impedito il ritorno a un passato vergognoso. Ma non è che l'inizio. Nel paese andino, nonostante il boom economico, la miseria è ancora il pane quotidiano di tante persone che ora confidano nella "revolucion" democratica per vedere realizzato lo slogan del presidente: la vittoria della speranza sulla paura e l'oscurantismo.

 

CAROSELLO - Non tragga in inganno il polverone mediatico sollevato dal frenetico carosello di incontri e riforme di cartapesta col quale il governo cerca di occultare i suoi guai. E' uno dei tanti trucchi, ormai spuntati, di cui Berlusconi si è avvalso per "fottere un intero paese", come si legge nel durissimo affondo dell'Economist. Ma ora la festa è finita e la maggioranza, incredula e stordita, ancora non riesce a metabolizzare la sconfitta. E si che il messaggio degli elettori parla chiaro. La gente è stanca delle urla e aspira a realizzare quella che Ilvo Diamanti ha definito la svolta mite , lo snodo cruciale per ritrovare la serenità e tornare a vivere in una nazione di nuovo normale, lontano dagli schiamazzi insopportabili del Rubygate.

 

INCUBO - Quando un esecutivo è talmente screditato da non riuscire nemmeno a ottenere l'estradizione di Cesare Battisti, si capisce che tema di essere sconfessato dai referendum. Soltanto cosi' si spiega la sovrana e spocchiosa indifferenza mostrata da Lega e Pdl per svilire una delle espressioni piu' alte della democrazia. Va da se, infatti, che vincere la sfida del quorum e fare trionfare i SI avrebbe un duplice significato. Recarsi alle urne vuol dire per i cittadini riprendere in mano il proprio destino sul nucleare e il libero accesso alle risorse idriche, ma anche esprimere un giudizio dal chiaro significato politico sull'operato del governo e del premier che vive come un incubo la prospettiva di perdere l'impunità.

 

DOVERE - La chiamano "drôle de guerre" e ne ha tutte le sembianze sia in Libia, che in Siria e nello Yemen. Nel seguirne l'andamento, guardato ormai con disinteresse e crescente assuefazione, si ricava la malinconica impressione che la " primavera araba" abbia easurito la sua carica propulsiva. Dalla Sirte a quella che fu l'Arabia felix del favoloso regno di Saba, le violente convulsioni dei regimi duri a morire producono nella regione solo una miscela esplosiva che allarma il mondo e cagiona sofferenze inutili alle popolazioni. Resta il dovere morale di trovare una soluzione, anche perché la strana guerra, quando venne abbandonata al suo destino in mano a generali e politici inetti, provoco', come si ricorderà, il macello del conflitto 14-18.

 

RESPONSABILITA' - Saper perdere è una qualità che difetta a Berlusconi, non al suo omologo portoghese Socrates che battuto alle elezioni saluta e se ne va. Neanche un attimo dopo la sconfitta il premier socialista si è dimesso, assumendosi la piena responsabilità per la crisi economica che costa al suo paese un ' ipoteca di 78 miliardi di euro . Ora tocca alla destra raccogliere il testimone, ma la nuova dirigenza ha poco da festeggiare. Nei fatti (dura lex, sed lex) Lisbona sarà subalterna al triumvirato formato da FMI, UE e Banca centrale europea che non farà sconti ai lusitani col suo ferreo piano di austerità.

 

LOGORIO - Crisi, che tormento! Nemmeno guardando nella sfera di cristallo si intravvede la luce in fondo al tunnel. Se chiedete ai leader mondiali di cosa soffrono, risponderanno all'unisono che a non farli dormire è quella che in America chiamano "crisis fatigue", il logorio della crisi. Anche se provano a governare bene, e talvolta ci riescono, ne Obama ne gli altri grandi del pianeta sembrano avere gli strumenti per invertire la rotta e per placare la crescente insofferenza dell'opinione pubblica, stufa di cerotti che leniscono, ma non guariscono la malattia del sistema. Avere evitato il peggio adesso non basta piu' agli elettori

 

EPIDEMIE - Nella gestione del batterio killer la Germania, campione del rigore e dell'attendibilità scientifica, non è stata all'altezza della sua fama. Puntare di primo acchito il dito contro i coltivatori spagnoli per allontanare sospetti ingombranti si è rivelata una mossa infelice e politicamente scorretta. Finora infatti nessuna pista ha permesso di confermare l'origine del contagio. L'approssimazione anziché contribuire a inquadrare con spirito critico le epidemie dei nostri tempi, ha finito con alimentare i pregiudizi ed enfatizzare la psicosi del cetriolo. Quando la scienza non sa dare risposte certe, sarebbe meglio non fare la figura del cocomero.

 

LUSTRINI - Ma che gli ha preso alla RAI di liquidare Santoro, personaggio scomodo, spigoloso, ma professionista coi fiocchi che convogliava a ogni puntata oltre cinque milioni di spettatori. Nessun network se lo lascerebbe scappare, per cui risulta francamente incomprensibile l' atto di sudditanza nei confronti di Berlusconi, che oltretutto non è piu' nelle condizioni di dettare legge. Offrirgli la testa dell'odiato conduttore per soddisfare le sue ossessioni censorie è stato un gesto di autoflagellazione, quando invece servirebbero fermezza e palinsesti di qualità. Senza le sue punte di diamante, senza Anno zero, senza Fazio, Floris, Serena Dandini e Milena Gabanelli, in procinto di emigrare verso altri lidi, l'azienda di viale Mazzini se non si ravvede in tempo finirà col suicidarsi e diventare un mesto contenitore di lustrini.

 
TRUCCHI - Suona come una bestemmia trascinare Piazzale Loreto negli spogliatoi maleodoranti del calcio corrotto e senza regole. Non sappiamo chi abbia suggerito la bella trovata al famoso portiere che ha perso un'occasione per stare zitto, ma se fosse farina del suo sacco qualcuno dovrebbe spiegargli la differenza tra il plotone d'esecuzione, l'esposizione dei cadaveri e le pedate a un pallone fin troppo sporco di fango. Nella nuova, infamante vicenda delle scommesse anziché evocare a sproposito gli orrori di Piazzale Loreto con battute da bar sport, meglio sarebbe stato, come scrive Pier Luigi Battista, lasciare la storia dov'è e provare invece - aggiungiamo noi - a scendere in campo senza trucchi e senza inganni.