mercoledì 9 febbraio 2011

Troppe ambiguità nei palazzi del potere

di Renzo Balmelli 

INCOGNITE - Troppe sangue nelle strade, troppe ambiguità nei palazzi del potere, troppe indecisoni nelle cancellerie. Per l’Egitto è arduo ipotizzare un rapido ritorno alla normalità . Sappiamo che è finita la grande illusione di Mubarak , alfiere del mondo arabo laico e moderato, ritenuto capace di contenere le folate dell’integralismo islamico. Ma ignoriamo come andrà a finire. Per tanti anni il rais è tornato utile a Israele e all’occidente sulla scacchiera mediorientale, ma non è meno vero che ha usato gli strumenti peggiori della repressione per mantenere il potere. E quando cade il despota si rinnova la storia di Sansone e i filistei: il crollo è rovinoso. Nella prospettiva di un domani gravido di incognite, il timore è che finiscano col prevalere la svolta fondamentalista o l’anarchia. Entrambi pericoli letali per i già fragli equilibri dell’intera regione.

PRIMATO - Se già non c'è dentro in pieno, l'Italia con questo governo che non governa e finge di ignorare la vergogna planetaria in cui ha precipitato il paese, rischia di trovarsi ben presto sulla soglia dell'emergenza democratica. Ormai occorre tutta l'autorevolezza superpartes del Capo dello Stato, inflessibile custode delle Istituzioni, per frenare l'arroganza della maggioranza e richiamare all'ordine una coalizione che considera le leggi come un noioso ostacolo alle propria visione egemonica del potere. L'inguardabile teatrino del federalismo, imposto con un vero e proprio esproprio eversivo, ha segnato un altro passo verso un sistema che considera <>il sopruso istituzionale come un modello di condotta acquisito , da prendere in toto senza discussioni. Per placare l’ira dei leghisti, furiosi con la Bicamerale che ha bocciato il decreto,ma soprattutto per salvare con i denti l'indispensabile alleanza con Bossi che tiene in ostraggio il Pdl, il Consiglio dei ministri, sempre piu' simile a un animale ferito che sente prossima la fine, non ci ha pensato due volte a ribaltare la votazione con un colpo di mano inaudito, un primato dell’insolenza anti-istituzionale . In quest'ordine di idee, lo stop di Napolitano, non certo felice per l'incredibile strappo alle regole costituzionali, non lascia spazio a equivoci di sorta e sottolinea tutta la gravità della situazione che appunto perché tale nega al premier e alla sua compagine l'auorità morale per guidare il paese.

ALTERNATIVA - All’estero, dove l’operosità degli emigranti compensa a livello d’immagine i disastri della casta, ci si chiede come mai il Cavaliere riesca a sopravvivere ai baccanali consumati in quantità industriale. Purtroppo non per merito suo, ma piuttosto per demerito degli avversari. Ormai l’unico servizio che il premier potrebbe rendere al paese sarebbe un passo indietro senza il quale le istituzioni sarebbero fatalmente votate al logoramento. Ma il ricambio richiede una fase di preparazione che la sinistra, litigiosa e divisa, dura fatica a portare a compimento. L’Italia è la sola democrazia europea in cui non esista un grande partito socialista o socialdemocratico in grado di essere oggi la principale forza di opposizione e domani l’unica alternativa di governo capace di frenare la deriva e riportare a Palazzo Chigi il senso del decoro. Un'anomalia in cui la destra sguazza a piacimento.

SCHERZETTO - Ahi, ahi! Questa volta la stampa berlusconiana che aveva inserito Carla Bruni nell’elenco dei “comunisti da salotto” quale probabile sostenitrice di Cesare Battisti dovrà ricredersi. Smentendo i censori usi a scavare nel fango, la first lady dell’Eliseo , per ragioni facilmente intuibili ha negato di appartenere alla gauche assicurando che in Francia non ha mai votato per i socialisti, ma solo per il marito. “Quelqu’un m’a dit” segno’ il fortunato esordio della signora Sarkozy nel folk. Qualcosa ci dice che i suoi fustigatori si stanno rodendo il fegato per lo scherzetto dell’ex top-model.

BALCONE - Ai nostalgici sono venuti i lucciconi : il balcone di Palazzo Venezia, palcoscenico prediletto del Duce, tornerà agli antichi splendori e sarà riaperto al pubblico. Non è revisionismo, ci mancherebbe: cade solo la damnatio memoriae del balcone , non dei delitti del fascismo e dell’uomo che dall'infausto pulpito con l’entrata in guerra trascino’ l’Italia nell’abisso. Pero’, pero’, con l’aria che tira è fin troppo facile prevedere che alcuni potebbero vagheggiare il ritorno alle adunate oceaniche aggiornate allo spirito dei tempi. E non è meno facile provare a immaginare con chi rinnoverebbero l'appuntamento.