lunedì 16 marzo 2009

via Crucis

Lo stupro è un'infamia

di Renzo Balmelli

8 MARZO - E' facile oltre che immorale mendicare voti facendo leva sulla paura. Quando il discorso cade sugli stupri si invocano castrazione chimica e chirurgica, ma solo se il carnefice è straniero. E gli applausi scrosciano. A questo volgare giochetto non si è pero' prestato il presidente Napolitano che in occasione dell'8 marzo, giornata della donna, ha voluto ribadire con la massima fermezza, dopo un anno segnato da troppe barbarie, un paio di concetti fondamentali. Lo stupro è un'infamia e la nazionalità non conta, non è una circostanza attenuante. Gli indici del Viminale evidenziano d'altronde che la responsabilità delle aggressioni chiama in causa sia gli italiani che gli immigrati, ancorché il numero dei reati attribuibili a quest'ultimi tenda purtroppo a crescere. Il Capo dello Stato ha pero' mandato un messaggio inequivocabile. Sotto ogni bandiera, lo stupro rimane un gesto mostruoso che lascia nel corpo e nell'anima di chi subisce la violenza ( in nove casi su dieci si tratta di donne) il ricordo incancellabile di sofferenze indicibili e ferite che non guariranno mai. E altrettanto mostruoso è il comportamento di chi se ne avvale per bieche strumentalizzazioni elettorali. 

PAROLE E NUMERI - Originalità, coraggio, sincera ammissione dei propri errori. Nulla di tutto cio'. Se qualcuno si aspettava che i responsabili della crisi dessero prova di immaginazione per uscire dal pantano in cui si sono cacciati, ha dovuto amaramente ricredersi. L’anno è iniziato male, peggio di come si fosse concluso l’annus horribilis dell’economia mondiale. E non sappiamo quali altre brutte notizie sono in gestazione. Quanto alla politica, che secondo Paul Valery è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi di cio’ che la riguarda, mai come in questo frangente è parsa tanto impacciata di fronte alla vastità del terremoto che travolge certezze e patrimoni. Oddio, qualcuno che prova a truccare le carte per placare l'angoscia c'è sempre. Il modo peggiore è stato il desolante saggio di pressapochismo in cui si è prodotto Berlusconi con una leggerezza che spaventa. Il suo tentativo di attribuire la responsabilità dell'emergenza ai mass-media, rasenta l'incoscienza. Mentre il mondo va a rotoli, mentre gli esperti scommettono sulle probabilità che l’Italia ha di evitare il fallimento, il premier chiuso nel suo bunker dorato fa sfoggio di ottimismo e sembra palesemente incapace di vedere quello che accade nel paese delle persone normali, strette tra la morsa della recessione e la crisi dell'impiego. Dal suo cilindro ormai logoro non spuntano idee innovative, ma solo le ammuffite lavagnette di antica memoria infarcite di miliardi fittizi e di grandi opere che mai hanno visto la luce e forse mai la vedranno. Per incerottare il malessere torna persino in auge il ponte sullo stretto, che fu la bufala piu’ gigantesca mai escogitata a scopi elettorali. Qualcuno del suo staff è addirittura convinto che con l’ingegneria finanziaria si possa fare quasi di tutto, anche sdognare la tesi che la crisi sia non una iattura, bensì l'opportunità per affrontare e ridisegnare il futuro. Proviamo a dirlo a chi da un giorno all'altro ha perso tutto. Suvvia, siamo seri. Smontare l’inganno e ristabilire la verità nel balletto di parole e numeri che raramente coincidono sarà impresa ardua; tanto piu' ardua fino a quando gli uomini che ci governano si comporteranno con l'identica disinvoltura di tanti clown involontari travestiti da politici.

CARTINA - La via Crucis del Pd è come la crisi, lunga, dolorosa, imprevedibile e apparentemente priva di sbocchi. Ognuno prova a spostare la sua "linea" del Piave nella consapevolezza che se il Cavaliere riuscisse a travolgere anche gli ultimi argini non ci sarebbe piu’ partita. La prospettiva è reale, a meno che Dario Franceschini, giunto da poco al timone del partito, non si trasformi di colpo, come sono in molti ad auspicare, nella cartina di tornasole in grado di evitare alla sinistra una fine ingloriosa. Il segretario "pro tempore " sbucato improvvisamente dalle retrovie qualche atout invero ce l'ha. Non ha conti in sospeso, non ha cambiali da onorare, non è guidato da ambizioni personali. Per la gioiosa macchina da guerra berlusconiana è diventato un concorrente fuori dagli schemi, da maneggiare con le pinze. Muovendosi con la massima naturalezza e senza mai scomporsi, il successore di Veltroni, molto " british" nel suo incedere, lancia bordate alla maggioranza con l’ aria serafica di chi non ha nulla da perdere. Le vagonate di insulti che Gasparri e gli altri grilli parlanti gli rovesciano addosso non gli fanno nessun effetto e non scalfiscono minimamente la sua proverbiale imperturbabilità. Per giunta dispone di un'altra dote tutt'altro che disprezzabile : "buca" lo schermo. E l'abilità tutta berlusconiana di cui fa sfoggio in televisione per tenere testa agli intrerlocutori ha messo in allarme il Cavaliere che si è visto minacciato proprio sul terreno mediatico in cui si considera imbattibile. Si capisce quindi perché il leader di FI sia determinato ad anticipare i tempi della campagna elettorale euroepea: il premier probabilmente teme l'effetto Franceschini piu' di quanto voglia far credere e il nervosismo che serpeggia nei suoi ranghi ne è una dimostrazione eloquente. Sarà vera gloria? Per ribaltare il pronostico di una competizione dall'esito ampiamente scontato manca il tempo. E non solo quello. Ma anche un solo voto in meno andato alla maggioranza sarebbe una salutare boccata d’ossigeno per l’esangue opposizione: E’ poca cosa, d’accordo, ma potrebbe essere la spinta per non morire e ricominciare finalmente a dire qualcosa di sinistra.