martedì 10 febbraio 2009

Qualcosa di cui sparlare

di Renzo Balmelli
PREGIUDIZI - Qualcuno e qualcosa di cui sparlare. L’ Islanda ha sostituito il vecchio governo di destra, travolto dall'incompetenza e della cattiva gestione della crisi. Ma a rendere "stuzzicante" il cambiamento agli occhi della società ipocrita e bigotta non sono i motivi del tracollo. No, avantutto c’è il fatto che la nuova premier, Johanna Siguardardottir, non solo è la prima donna islandese chiamata alla testa dell’esecutivo, ma è anche il primo capo di governo dichiaratamente omosessuale. Premier e gay. Oh mio Dio! Di fatto l’Islanda, dopo che le sue banche sono collassate sotto il peso dei debiti, sta affrontando uno dei periodi più difficili della sua storia. Ora la Siguardardottir guiderà una coalizione di sinistra che proverà a traghettare il paese fuori dal pantano della crisi. Tuttavia forte è il timore che la valutazione del suo operato, dopo l’irruzione della vita privata negli affari pubblici, non sia mai completamente sgombra da pregiudizi.

PARADOSSO - Come nel film di Petri, anche ai giorni nostri la strada del paradiso resta in salita per la classe operaia. In effetti, a giudicare da quanto visto nel Lincolnshire, sembra che il mondo del lavoro sia minato da contrasti insanabili. In quelle proteste d’altri tempi, nell'ostilità contro italiani e portoghesi, c’è il retrogusto amaro di una sconfitta per la solidarietà e la libera circolazione, principi cardine che a parole dovrebbero preludere a nuove aperture, ma che nella realtà vacillano pericolosamente sotto la bandiera protezionista. Davvero una brutta pagina. In tutto questo trambusto c’è poi anche un elemento paradossale. Anziché prendersela con coloro che spinti dalla cupidigia e dalla brama sfrenata di danaro hanno rovinato il mercato, la collera si è indirizzata verso l’obbiettivo sbagliato; verso lo straniero, verso l’immigrato inteso come una minaccia. Certo, la lotta per l’occupazione è un diritto sacrosanto. Ma portata avanti cosi’, muro contro muro, in un incrocio perverso di frustrazioni, livore e rancore, altro non è che una guerra dei poveri. Il braccio di ferro coi propri simili non produce vantaggi e finisce solo col nascondere del tutto le colpe dei veri responsabili, che ovviamente se la ridono sotto i baffi. E’ percio’ deprimente vedere una certa idea dell’Europa cadere in balia di nazionalismi ed egoismi irrazionali, frutto di un’economia malata che cerca di salvarsi infischiandosene della carta sociale.

ERRORI - Negli USA, a causa di alcune scelte poco opportune, Barack Obama si è trovato scoperto e vulnerabile sul fronte che piu’ gli sta a cuore, quello della rinascita morale del paese. Dopo le defezioni di alcuni collaboratori non proprio in ordine con le tasse, il “ dream team”, che molto aveva promesso e al quale molto sarà chiesto, è diventato un po’ meno stellare. Non è la fine della luna di miele, non ancora, ma il confronto con il duro processo politico quotidiano darà altro filo da torcere al nuovo presidente. Obama, oltre ad ammettere gli errori e chiedere scusa, dovrà imparare a controllare i dossier prima che lo facciano i suoi avversari. Molto opportunamente Vittorio Zucconi ha pero’ messo in risalto l’aspetto piu’ significativo della vicenda. “ Quello che regge - annota il giornalista di Repubblica - è il principio che la legge, soprattutto la dura legge del fisco, vale per tutti, anche per chi ha stravinto le elezioni”. Che botta per la destra americana e italiana che si preparava a gongolare.

VANITA’ - Quanto vale il cinema italiano? La domanda torna d’attualità al festival di Berlino dove al concorso ufficiale non c’è in gara neanche un film col marchio tricolore. Peccato, peccato davvero se si pensa al patrimonio che l’Italia ha dato alla settima arte con i vari De Sica, Rossellini, Fellini, Antonioni e molti altri registi illustri.

Purtroppo dopo gli ultimi exploit di Gomorra e del Divo, l’offerta non è stata altrettanto stimolante . I selezionatori si aspettano pellicole d’autore capaci di stimolare interesse, dibattiti e curiosità cinefila. Tutto l’opposto,insomma, di cio’ che piace alla destra, sempre ligia al vecchio comandamento che i panni sporchi si lavano in casa. Al cinema italiano serve invece un deciso colpo d’ala, la capacità di reinventare formule vincenti come la fortunata stagione del neorealismo che con tanta maestria seppe mettere a nudo le ingiustizie, le storture e la vanità del potere.

CRISI - Sono 17 anni che il caso di Eluana Englaro interpella le nostre coscienze. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che il potere si sarebbe impadronito della vicenda in un modo tanto osceno e plateale. Purtroppo alla fine è successo invece quello che Napolitano temeva ed ha provato a scongiurare: lo scontro con Berlusconi, il quale ha cosi’ dato libero sfogo all’ostilità nei confronti del Colle. Eppure nel delicatissimo, straziante dibattito per decidere della vita e della morte di una persona, l’unica cosa di cui non si sentiva assolutamente la necessità era l’intrusione fastidiosa, arrogante, eversiva della politica. Sfortunatamente non c’è stato nulla da fare. Ora che la sorte di Eluana pare giunta a un punto di non ritorno, questo è il momento che la destra ha colto al balzo per inscenare la sua ignobile speculazione. Palazzo Chigi si è lanciato a testa bassa nella disputa tra medici, tribunali e familiari con un provvedimento d’urgenza per prolungare l’alimentazione di Eluana che di fatto pero’ non ha nulla di compassionevole. Si è trattato solo di un pretesto di bassa lega per sfidare pubblicamente, in diretta televisiva, il Capo dello Stato che da parte sua si è rifiutato, giustamente, di firmare una legge ritenuta un vulnus alle regole della Costituzione.

La mancanza di sensibilità, ancorché ammantata di parole che dovrebbero suonare nobili e caritatevoli, ha un suo preciso risvolto, triste e significativo, in quanto evidenzia la vera natura dell’esecutivo toccato in (mala) sorte all’Italia. Il che non vuole affatto dire pero’, si badi bene, che la materia di cui si discute, ossia la cosiddetta legge salva-Eluana, non sia esente nell’opinione pubblica da profonde e giustificatissime perplessità, fino a prendere la forma di una rivolta morale. Di questi sentimenti si è fatto interprete sul Corriere della Sera il cantautore Enzo Jannacci, chirurgo, ateo, laico, per il quale “la vita è importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche quando è inerme e indifesa, anche quando è ridotta a un filo sottile”. La sfida tuttavia si tinge di altri colori, lontani dall'etica. L'azione governativa ha raccolto il plauso del Vaticano che a sua volta, in barba al principio della non ingerenza, ha rivolto parole di biasimo all'operato del Capo dello Stato italiano. Strano, molto strano. A nessuno, tanto per dire, sarà sfuggito il fatto che se il premier avesse partita vinta con il Colle, fra alcuni giorni l’Italia potrebbe avere un Presidente sfiduciato dalla maggioranza del Parlamento. Nel Paese si aprirebbe una crisi istituzionale che non si è mai verificata finora nella storia della Repubblica e che potrebbe avere conseguenze ancora inimmaginabili. Ora proviamo a chiederci chi insidia da tempo la poltrona di Napolitano al Qurinale? No davvero, la povera Eluana non meritava tutto questo. Non meritava di essere ridotta a strumento e pretesto di una squallida e rischiosa partita politica e di potere.