di Renzo Balmelli
OLTRAGGIO. Con largo anticipo sui tempi, nel romanzo “La ragazza di Bube” Carlo Cassola paventava la rinascita del fascismo sotto le mentite spoglie dell'Uomo qualunque. Mentre i segni della guerra erano ancora ferite aperte, il protagonista esortava i compagni di lotta a “tenere gli occhi addosso” a chi meditava tremende rivincite. Quasi settant'anni dopo i qualunquisti hanno cambiato nome, ma comunque si chiamino, populisti, sovranisti suprematisti, o più semplicemente xenofobi, sono sempre una mina vagante carica di minacce. Ora, ricadendo nel grottesco, preannunciano addirittura una nuova Marcia su Roma per il 28 ottobre, giorno rievocativo dell'oceanica adunata del 1922, che suona come un violento oltraggio alla Storia ed ai valori democratici nati dalla Resistenza. Difficile dire che seguito avranno e quali reazioni incontreranno nel Paese, ma nel loro modo di agire, come la storia insegna, il “pericolo” e il “ridicolo” costituiscono una mescolanza insidiosa, tipicamente “nera”.
SFIDA. S'ode a destra uno squillo di tromba. Ma è un suono gracchiante, cacofonico. Ignorarlo sarebbe tuttavia come spianare la strada alle teste calde e la loro fissazione sul passato che si ostina a non passare. Agire prima che sia troppo tardi è il filo conduttore delle numerose iniziative messe in campo per contrastare l'allarmante fenomeno. Se ne parlerà anche alla conferenza “ Il fascismo ieri e oggi” proposta dal Comitato XXV Aprile di Zurigo, a conferma di come l'argomento sia sentito e fonte di preoccupazione. Nel solco delle elezioni tedesche l'autunno sarà un importante banco di prova per capire quanto l'Unione Europea sia attrezzata per fronteggiare il fanatismo revanscista che in Germania si presenta con forti connotazioni estremiste. La sfida che viene dagli ambienti ultra nazionalisti é di quelle che non è esagerato definire epocali nel momento in cui a dettare l'agenda politica del futuro in un senso o nell'altro sarà appunto la mobilitazione e la capacità condivisa di respingere senza indugi tutto quanto mette a repentaglio la libertà e la convivenza civile.
CALVARIO. Potrebbe essere il titolo di un racconto dell'orrore. Invece c'è ben poco di romanzesco sul calvario dei migranti minorenni di cui parla il documentato rapporto dell'UNICEF intitolato “Viaggi strazianti”. Poiché di strazio e di null'altro è fatta la sorte di migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi lasciati alla mercé di trafficanti senza scrupoli che per ogni traversata, oltre a incassare dai mille a 5 mila euro a testa, espongono i derelitti del mare a sevizie indicibili, obbligandoli a viaggiare chiusi a chiave per evitare che possano fuggire. Arrivati a destinazione indebitati e privi di mezzi, questi schiavi della follia umana non di rado si trovano confrontati alla dura realtà di un clima sempre più ostile, in cui predomina, oltre alla logica dello scarica barile tra nazione e nazione, la difficoltà di concepire una gestione comune dell'accoglienza, spesso al centro di rivoltanti speculazioni elettorali.
STUPRO. Che tristezza assistere alla squallida sceneggiata di chi tenta di incassare consensi dopo l'ondata di stupri commessi dal branco inferocito venuto da ogni parte, ma anche da coloro che per la loro funzione dovrebbero osservare un comportamento irreprensibile. La suddivisione in razze e nazionalità per condannare con varie sfumature un delitto infame contro la dignità delle donne, un crimine che per la sua ferocia non consente nessun cedimento, rivela una mentalità meschina e non fa che aggiungere orrore all'orrore. Lo stupro non ha colore e chi ne è vittima non di rado oltre alla bestiale prevaricazione fisica e morale si trova anche a dover subire le beffe del vile attacco all'integrità femminile. In quest'ottica ha sollevato enorme scalpore l'intenzione della Casa Bianca di rivedere le leggi sullo stupro e le violenze sessuali nelle università. Con questa incredibile mossa cade un altro tassello del lavoro di Barack Obama che aveva emesso la direttiva per rispondere con maggiore efficacia all'impatto della devastazione. Ed è proprio in questi gesti, crudeli e senza cuore, che si misura l'abissale differenza tra l'attuale Presidente e il suo predecessore. Con conseguenze destinate a lasciare il segno.
ICONA. Quarto stato e Quarto capitalismo sono concetti tanto antitetici quanto difficilmente conciliabili ai giorni nostri. Se il famoso quadro di Pelizza de Volpedo ancora oggi agli occhi dei visitatori rimane il quadro simbolo del ventesimo secolo e icona forte e inesorabile dei lavoratori, sull'altro fronte mal si capisce dove vada a parare questa nuova versione piuttosto confusa del capitalismo nel contesto di un sistema produttivo che solleva parecchie perplessità. L'opera dell'artista è una allegoria delle battaglie politiche e sociali per l'affermazione e l'ascesa del movimento operaio nella vita delle nazioni. La sua forza evocativa è più che mai attuale mentre il mondo del lavoro, a dispetto dei vaghi proclami insiti nel Quarto capitalismo, pare incapace di garantire il pieno impiego e creare condizioni adatte per riassorbire la disoccupazione. Di tutti gli “ismi” il capitalismo con le sue camaleontiche manifestazioni è stato il solo ad avere attraversato gli tsunami della storia senza perdere i suoi privilegi. Gli si contrappone, per fortuna dell'umanità, l'immagine della folla di uomini e donne che insieme marciano per i propri diritti: un messaggio di speranza che il dipinto di Pelizza de Volpedo fissa per sempre nel cuore e nell'animo del popolo, oggi come ieri.