martedì 26 settembre 2017

Solo il racconto del male è eccitante». Falso!

di Renzo Balmelli 

STEREOTIPO. A scrivere il grande romanzo del bene e del male, ovvero le due forze che muovono l’umanità, ha provveduto e tutt’ora provvede una vasta letteratura che va dai primi filosofi agli autori moderni e contemporanei. Venendo alla nostra epoca, contrassegnata dal flusso caotico dell’informazione e dall’inquietante deriva del feroce qualunquismo, verrebbe da dire, ripensando ad Hanna Arendt, che il male inteso come banalità sia da mettere sul conto della cecità morale. Una condizione che sembrò portarci all’annientamento delle coscienze quando eravamo sovrastati dalle urla e dal rumore agghiacciante degli scarponi chiodati. Ora che certe minacce sembrano voler uscire dai loro sepolcri, cresce la spinta verso un rinnovamento dei valori che il Corriere della Sera prova a intercettare col settimanale "Buone notizie. L’impresa del bene". Una provocazione e una sfida – come avverte la presentazione – per attivare il circolo virtuoso del bene e smentire la credenza che soltanto il racconto del male sia eccitante. Uno stereotipo – citiamo – fuorviante e ingannevole.

ADDIZIONE. Tormentone dell’accozzaglia populista, lo ius soli non è soltanto il “fiero pasto” di chi in Italia conta di ricavarne ampie scorte elettorali. In virtù di regole non scritte che hanno sdoganato un modo di intendere la cittadinanza scostante se non addirittura intollerante, la questione dell’identità tende a manifestarsi in varie forme anche dove meno te lo aspetti. Nella civilissima Svizzera, che non conosce lo ius soli, ma resta comunque un buon modello di integrazione, il solo fatto che alcuni candidati al seggio del governo federale rimasto vacante avessero due passaporti, quello elvetico e quello europeo, ha innescato una campagna al calor bianco anche qui alimentata ad arte dalla destra nazionalista anti UE. Il fatto che la polemica abbia investito l’agenda politica evidenzia quanto siano scoperti i nervi su un argomento che finora non aveva mai destato particolari problemi di convivenza. La Confederazione difatti è l’addizione di più appartenenze, di più lingue e culture che ha sempre funzionato senza particolari intoppi. Ma in giro tira un brutto vento e nessuno ne è al riparo.

PROVA. Come l’allenatore che riprende una squadra in difficoltà e sull’onda del fattore novità riesce a vincere tre o quattro partite di seguito, ma poi ripiomba nella mediocrità, anche Martin Schulz chiamato al capezzale della SPD per conquistare la Cancelleria, dopo l’iniziale euforia non ha saputo far valere le proprie ragioni. L’ex Presidente del Parlamento europeo, carica che gli aveva conferito visibilità e prestigio, attirandosi i giudizi sprezzanti di Berlusconi, non è riuscito a offrire una prestazione all’altezza delle aspettative. I sondaggi dicono addirittura che i socialdemocratici subiranno alle elezioni di domenica uno smacco bruciante, il peggiore della loro storia recente. Qualcuno ha scritto che Angela Merkel, ormai avviata verso la sicura e confortevole riconquista del quarto mandato, in Italia col suo modo di fare non andrebbe lontana. Ma è una magra consolazione. Le elezioni tedesche, così come quelle francesi o la Brexit ci riguardano da vicino e nell’ottica della sinistra costituiscono un banco di prova il cui esito può davvero cambiare il corso della sua e della storia europea del Terzo millennio.

BUGIE. Se è sempre valido il teorema di Agatha Christie secondo il quale tre indizi fanno una prova, lo stesso concetto potrebbe essere applicato anche alle fake news, che in forme sempre più massicce intasano i nuovi mezzi di comunicazione di massa. Enfatizzate, riproposte a oltranza e ingigantite dalla diffusione sui social network, le notizie false finiscono a volte col conquistare una loro subdola credibilità condizionando in modo erroneo la fruibilità da parte dell’utente più indifeso. È vero, certo, che le bugie ci sono sempre state. Ma nello scenario dell’ampia circolazione in rete il fenomeno dispone di un potenziale enorme e pernicioso che si manifesta attraverso gli appelli all’emotività e alle convinzioni personali. Mentre la cosiddetta famiglia dei “grandi fratelli” – Facebook, Twitter, Google – ha ormai una posizione consolidata, quello delle fake news rappresenta forse il fenomeno più subdolo di un sistema mediatico che ha detta di molti ha cambiato il mondo tanto quanto sia riuscito a fare la scoperta di Gutenberg. Ma con un impatto molto più amplificato.

venerdì 15 settembre 2017

Marcia su Roma 2.0 - Il grottesco e il ridicolo

di Renzo Balmelli

 OLTRAGGIO. Con largo anticipo sui tempi, nel romanzo “La ragazza di Bube” Carlo Cassola paventava la rinascita del fascismo sotto le mentite spoglie dell'Uomo qualunque. Mentre i segni della guerra erano ancora ferite aperte, il protagonista esortava i compagni di lotta a “tenere gli occhi addosso” a chi meditava tremende rivincite. Quasi settant'anni dopo i qualunquisti hanno cambiato nome, ma comunque si chiamino, populisti, sovranisti suprematisti, o più semplicemente xenofobi, sono sempre una mina vagante carica di minacce. Ora, ricadendo nel grottesco, preannunciano addirittura una nuova Marcia su Roma per il 28 ottobre, giorno rievocativo dell'oceanica adunata del 1922, che suona come un violento oltraggio alla Storia ed ai valori democratici nati dalla Resistenza. Difficile dire che seguito avranno e quali reazioni incontreranno nel Paese, ma nel loro modo di agire, come la storia insegna, il “pericolo” e il “ridicolo” costituiscono una mescolanza insidiosa, tipicamente “nera”.

 SFIDA. S'ode a destra uno squillo di tromba. Ma è un suono gracchiante, cacofonico. Ignorarlo sarebbe tuttavia come spianare la strada alle teste calde e la loro fissazione sul passato che si ostina a non passare. Agire prima che sia troppo tardi è il filo conduttore delle numerose iniziative messe in campo per contrastare l'allarmante fenomeno. Se ne parlerà anche alla conferenza “ Il fascismo ieri e oggi” proposta dal Comitato XXV Aprile di Zurigo, a conferma di come l'argomento sia sentito e fonte di preoccupazione. Nel solco delle elezioni tedesche l'autunno sarà un importante banco di prova per capire quanto l'Unione Europea sia attrezzata per fronteggiare il fanatismo revanscista che in Germania si presenta con forti connotazioni estremiste. La sfida che viene dagli ambienti ultra nazionalisti é di quelle che non è esagerato definire epocali nel momento in cui a dettare l'agenda politica del futuro in un senso o nell'altro sarà appunto la mobilitazione e la capacità condivisa di respingere senza indugi tutto quanto mette a repentaglio la libertà e la convivenza civile.

 CALVARIO. Potrebbe essere il titolo di un racconto dell'orrore. Invece c'è ben poco di romanzesco sul calvario dei migranti minorenni di cui parla il documentato rapporto dell'UNICEF intitolato “Viaggi strazianti”. Poiché di strazio e di null'altro è fatta la sorte di migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi lasciati alla mercé di trafficanti senza scrupoli che per ogni traversata, oltre a incassare dai mille a 5 mila euro a testa, espongono i derelitti del mare a sevizie indicibili, obbligandoli a viaggiare chiusi a chiave per evitare che possano fuggire. Arrivati a destinazione indebitati e privi di mezzi, questi schiavi della follia umana non di rado si trovano confrontati alla dura realtà di un clima sempre più ostile, in cui predomina, oltre alla logica dello scarica barile tra nazione e nazione, la difficoltà di concepire una gestione comune dell'accoglienza, spesso al centro di rivoltanti speculazioni elettorali.

 STUPRO. Che tristezza assistere alla squallida sceneggiata di chi tenta di incassare consensi dopo l'ondata di stupri commessi dal branco inferocito venuto da ogni parte, ma anche da coloro che per la loro funzione dovrebbero osservare un comportamento irreprensibile. La suddivisione in razze e nazionalità per condannare con varie sfumature un delitto infame contro la dignità delle donne, un crimine che per la sua ferocia non consente nessun cedimento, rivela una mentalità meschina e non fa che aggiungere orrore all'orrore. Lo stupro non ha colore e chi ne è vittima non di rado oltre alla bestiale prevaricazione fisica e morale si trova anche a dover subire le beffe del vile attacco all'integrità femminile. In quest'ottica ha sollevato enorme scalpore l'intenzione della Casa Bianca di rivedere le leggi sullo stupro e le violenze sessuali nelle università. Con questa incredibile mossa cade un altro tassello del lavoro di Barack Obama che aveva emesso la direttiva per rispondere con maggiore efficacia all'impatto della devastazione. Ed è proprio in questi gesti, crudeli e senza cuore, che si misura l'abissale differenza tra l'attuale Presidente e il suo predecessore. Con conseguenze destinate a lasciare il segno.

 ICONA. Quarto stato e Quarto capitalismo sono concetti tanto antitetici quanto difficilmente conciliabili ai giorni nostri. Se il famoso quadro di Pelizza de Volpedo ancora oggi agli occhi dei visitatori rimane il quadro simbolo del ventesimo secolo e icona forte e inesorabile dei lavoratori, sull'altro fronte mal si capisce dove vada a parare questa nuova versione piuttosto confusa del capitalismo nel contesto di un sistema produttivo che solleva parecchie perplessità. L'opera dell'artista è una allegoria delle battaglie politiche e sociali per l'affermazione e l'ascesa del movimento operaio nella vita delle nazioni. La sua forza evocativa è più che mai attuale mentre il mondo del lavoro, a dispetto dei vaghi proclami insiti nel Quarto capitalismo, pare incapace di garantire il pieno impiego e creare condizioni adatte per riassorbire la disoccupazione. Di tutti gli “ismi” il capitalismo con le sue camaleontiche manifestazioni è stato il solo ad avere attraversato gli tsunami della storia senza perdere i suoi privilegi. Gli si contrappone, per fortuna dell'umanità, l'immagine della folla di uomini e donne che insieme marciano per i propri diritti: un messaggio di speranza che il dipinto di Pelizza de Volpedo fissa per sempre nel cuore e nell'animo del popolo, oggi come ieri.

Marcia su Roma 2.0 - Il grottesco e il ridicolo

di Renzo Balmelli

 OLTRAGGIO. Con largo anticipo sui tempi, nel romanzo “La ragazza di Bube” Carlo Cassola paventava la rinascita del fascismo sotto le mentite spoglie dell'Uomo qualunque. Mentre i segni della guerra erano ancora ferite aperte, il protagonista esortava i compagni di lotta a “tenere gli occhi addosso” a chi meditava tremende rivincite. Quasi settant'anni dopo i qualunquisti hanno cambiato nome, ma comunque si chiamino, populisti, sovranisti suprematisti, o più semplicemente xenofobi, sono sempre una mina vagante carica di minacce. Ora, ricadendo nel grottesco, preannunciano addirittura una nuova Marcia su Roma per il 28 ottobre, giorno rievocativo dell'oceanica adunata del 1922, che suona come un violento oltraggio alla Storia ed ai valori democratici nati dalla Resistenza. Difficile dire che seguito avranno e quali reazioni incontreranno nel Paese, ma nel loro modo di agire, come la storia insegna, il “pericolo” e il “ridicolo” costituiscono una mescolanza insidiosa, tipicamente “nera”.

 SFIDA. S'ode a destra uno squillo di tromba. Ma è un suono gracchiante, cacofonico. Ignorarlo sarebbe tuttavia come spianare la strada alle teste calde e la loro fissazione sul passato che si ostina a non passare. Agire prima che sia troppo tardi è il filo conduttore delle numerose iniziative messe in campo per contrastare l'allarmante fenomeno. Se ne parlerà anche alla conferenza “ Il fascismo ieri e oggi” proposta dal Comitato XXV Aprile di Zurigo, a conferma di come l'argomento sia sentito e fonte di preoccupazione. Nel solco delle elezioni tedesche l'autunno sarà un importante banco di prova per capire quanto l'Unione Europea sia attrezzata per fronteggiare il fanatismo revanscista che in Germania si presenta con forti connotazioni estremiste. La sfida che viene dagli ambienti ultra nazionalisti é di quelle che non è esagerato definire epocali nel momento in cui a dettare l'agenda politica del futuro in un senso o nell'altro sarà appunto la mobilitazione e la capacità condivisa di respingere senza indugi tutto quanto mette a repentaglio la libertà e la convivenza civile.

 CALVARIO. Potrebbe essere il titolo di un racconto dell'orrore. Invece c'è ben poco di romanzesco sul calvario dei migranti minorenni di cui parla il documentato rapporto dell'UNICEF intitolato “Viaggi strazianti”. Poiché di strazio e di null'altro è fatta la sorte di migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi lasciati alla mercé di trafficanti senza scrupoli che per ogni traversata, oltre a incassare dai mille a 5 mila euro a testa, espongono i derelitti del mare a sevizie indicibili, obbligandoli a viaggiare chiusi a chiave per evitare che possano fuggire. Arrivati a destinazione indebitati e privi di mezzi, questi schiavi della follia umana non di rado si trovano confrontati alla dura realtà di un clima sempre più ostile, in cui predomina, oltre alla logica dello scarica barile tra nazione e nazione, la difficoltà di concepire una gestione comune dell'accoglienza, spesso al centro di rivoltanti speculazioni elettorali.

 STUPRO. Che tristezza assistere alla squallida sceneggiata di chi tenta di incassare consensi dopo l'ondata di stupri commessi dal branco inferocito venuto da ogni parte, ma anche da coloro che per la loro funzione dovrebbero osservare un comportamento irreprensibile. La suddivisione in razze e nazionalità per condannare con varie sfumature un delitto infame contro la dignità delle donne, un crimine che per la sua ferocia non consente nessun cedimento, rivela una mentalità meschina e non fa che aggiungere orrore all'orrore. Lo stupro non ha colore e chi ne è vittima non di rado oltre alla bestiale prevaricazione fisica e morale si trova anche a dover subire le beffe del vile attacco all'integrità femminile. In quest'ottica ha sollevato enorme scalpore l'intenzione della Casa Bianca di rivedere le leggi sullo stupro e le violenze sessuali nelle università. Con questa incredibile mossa cade un altro tassello del lavoro di Barack Obama che aveva emesso la direttiva per rispondere con maggiore efficacia all'impatto della devastazione. Ed è proprio in questi gesti, crudeli e senza cuore, che si misura l'abissale differenza tra l'attuale Presidente e il suo predecessore. Con conseguenze destinate a lasciare il segno.

 ICONA. Quarto stato e Quarto capitalismo sono concetti tanto antitetici quanto difficilmente conciliabili ai giorni nostri. Se il famoso quadro di Pelizza de Volpedo ancora oggi agli occhi dei visitatori rimane il quadro simbolo del ventesimo secolo e icona forte e inesorabile dei lavoratori, sull'altro fronte mal si capisce dove vada a parare questa nuova versione piuttosto confusa del capitalismo nel contesto di un sistema produttivo che solleva parecchie perplessità. L'opera dell'artista è una allegoria delle battaglie politiche e sociali per l'affermazione e l'ascesa del movimento operaio nella vita delle nazioni. La sua forza evocativa è più che mai attuale mentre il mondo del lavoro, a dispetto dei vaghi proclami insiti nel Quarto capitalismo, pare incapace di garantire il pieno impiego e creare condizioni adatte per riassorbire la disoccupazione. Di tutti gli “ismi” il capitalismo con le sue camaleontiche manifestazioni è stato il solo ad avere attraversato gli tsunami della storia senza perdere i suoi privilegi. Gli si contrappone, per fortuna dell'umanità, l'immagine della folla di uomini e donne che insieme marciano per i propri diritti: un messaggio di speranza che il dipinto di Pelizza de Volpedo fissa per sempre nel cuore e nell'animo del popolo, oggi come ieri.

giovedì 14 settembre 2017

Giocattoli alla dottor Stranamore

di Renzo Balmelli  

 

CATASTROFE. Se ha ancora un senso il vecchio adagio secondo il quale la guerra è troppo seria per essere lasciata ai generali, sarà cosa buona e giusta che gli strateghi americani e nord coreani vengano posti senza indugi in condizioni di non nuocere. Poiché, se è vero che se chi li comanda, Trump a Washington e Kim Jong-un a Pyongyang, sembrano finti, oltre che ridicoli nella loro buffonesca prosopopea, tali non sono invece i giocattoli alla dottor Stranamore coi quali si trastullano sul palcoscenico mondiale. Basterebbe che uno solo di quegli ordigni sfugga al loro controllo, ammesso e non concesso che codesto controllo siano in grado di esercitarlo, ed ecco che il globo andrebbe incontro a una catastrofe incommensurabile. Su come si sia giunti a questo punto nemmeno i migliori analisti sono finora riusciti a dare una risposta univoca. Negli scaffali traboccano i testi sulle oscillazioni del pendolo che scandisce le sorti dell'umanità e che già in passato diede origini a crisi e conflitti gravissimi. Ora però la minaccia si è fatta ancora più acuta. Gli ordigni nucleari sono finiti nelle mani di chi ha imparato a non preoccuparsi e ad amare la bomba senza che nessuno sia riuscito a impedirlo. L'accesso alle armi atomiche – che, sia detto per inciso, onde evitare pericoli andrebbero tutti eliminati e distrutti – è di una facilità irrisoria. Che se ne occupino solo pochi malintenzionati e che il numero degli arsenali tenda ad aumentare non consente di dormire sonni tranquilli.

 

SCATOLONE. Ciò che era drammatico prima della pausa estiva, lo è rimasto mentre stavamo in panciolle sotto l'ombrellone. La quotidiana tragedia dei migranti è proseguita senza soste e chi ci specula in modo osceno per seminare paura e raccattare voti a buon mercato non ha perso una sola occasione per lucrare anche sui morti. Senza fare distinzioni, ma buttando tutti nello stesso calderone, nello sgangherato linguaggio della destra xenofoba, chi sfugge dai regimi liberticidi in cerca di un angolo di tranquillità per sé e i suoi cari, non viene più considerato un profugo, ma uno scansafatiche, un approfittatore, un criminale, uno stupratore. Nel mesto corteo dei barconi della speranza che galleggiano sul caos, ormai si è perso qualsiasi reale controllo della situazione. In quello scatolone di sabbia, come Gaetano Salvemini definiva la Libia, la propensione sempre in auge a disgregarsi piuttosto che a unirsi evidenzia una condizione geo politica che vanifica qualsiasi progetto. In questo contesto lacerato e privo di speranze il prezzo in vite umane altissimo. Parafrasando Max Frisch si potrebbe dire che i i moderni schiavisti aspettavano braccia a buon mercato e invece sono arrivati esseri umani. Tanto peggio per loro se affondano nella nostra disumanità? 

 

INCOGNITE. Dove conduca la Brexit alla fine del suo strano e per tanti versi incomprensibile distacco dall'Unione Europea è il tor­men­tone che verosimilmente finirà con l'accompagnarci per molto tempo ancora e che aspetta di essere verificato, se non risolto, in conco­mi­tanza con le prossime scadenze elettorali. Quelle tedesche, ormai in dirittura d'arrivo, diranno indipendentemente dall'esito delle urne, se il modello britannico avrà degli imitatori, tra l'altro particolarmente attivi in certe frange della politica italiana, oppure se continuerà a prevalere la consapevolezza, mentre il mondo cambia e avanza, che aprirsi è il solo modo per tenere in vita questo nostro Vecchio Continente. Troppe volte infatti la storia ci ha insegnato che quando l'Europa si è fatta travolgere dal nazionalismo sfrenato è andata incontro a lunghi periodi di lacrime e sangue. Tra le tante sfide da raccogliere uniti spicca la multiforme strategia del terrorismo di matrice jihadista. L'Isis può perdere la partita sul campo, ma la sua ideologia resiste. Sarebbe una pericolosa illusione pensare che una sconfitta militare del califfato possa costituire la sua fine. Affrontare questa prova in ordine sparso significa nient'altro che andare incontro a un futuro carico di incognite. 

 

NOSTALGICI. Tra pulsioni sovraniste, stabilimenti balneari che sembrano musei del ventennio, battute grevi sulla circoncisione degli ebrei, baruffe incredibili sullo jus soli ormai uscite dai binari del dialogo civile, l'estate tragicomica dei nostalgici da un lato ha fatto ridere, dall'altro però ha sollevato anche qualche inquietante interrogativo sulla "nave dei fascisti". Nei blogger, protetti dal più rigoroso anonimato, a tale proposito se ne sono lette di tutti i colori e nella stragrande maggioranza dei casi erano pareri inneggianti agli scritti e ai motti del regime, sulla purezza e la virilità dell'epoca in orbace. Era quindi inevitabile, senza tuttavia perdere di vista la trama comicamente irresistibile di questa storia, chiedersi se davvero il fascismo stia cercando di uscire dai sepolcri e provi a tornare in Europa. Tale domanda se l'era già posta alcuni anni fa il premio Nobel José Saramago, il quale asseriva che le nuove falangi del Duce non avranno la camicia nera, ma non per questo saranno meno infide. Per ora l'esilarante reincarnazione del fascismo pare ispirata alla satira di Guzzanti o al personaggio del "Federale" interpretato in modo magistrale da Ugo Tognazzi nel film di Salce (opportunamente riproposto dalla televisione) non fa che confermare la conclusione alla quale giunge Massimo Gramellini sul Corriere della Sera. Siamo al cospetto di un gruppo di duri che partiti per ripristinare l'ordine hanno combinato soltanto casini. E altri ne combineranno. Ma fino a quando?