di Renzo Balmelli
VOLGARITÀ. Frangar, non flectar. Mi spezzo, ma non mi piego. E' più che mai attuale la locuzione latina che induce a resistere, a restare vigili adesso a maggior ragione per evitare il disfacimento dei valori ai quali si ispira la moderna società dei lumi. Concetti basilari quali la pace, la tolleranza, l'accoglienza sono finiti nella tempesta, trascinati dai pifferai che non sono magici, ma volgari opportunisti solo capaci di spaventare la gente. Che cosa resterà della deriva etica alla quale stiamo assistendo, le prossime generazioni lo leggeranno nei libri di storia ancora da scrivere ma di cui già si intuiscono i primi capitoli. Quelli segnati dalla volgarità. L'auspicio è che la civiltà non cada in ostaggio dei suoi nemici. Dovesse mancare l'esatta percezione della posta in palio, si finirebbe con l'entrare in un tunnel di cui non si intravvede l'uscita.
STRILLI. Protestare e contestare sono il sale della democrazia. Ma fino a quando? All'opera ci sono forze che vorrebbero annacquare se non addirittura zittire una delle maggiori conquiste dell'uomo. L'assalto al forte della libertà nell'America dei grandi spazi e delle possibilità illimitate pare la riedizione di un brutto western, senza eroi, senza ideali. Chi non ha perso la voglia di sognare prova dolore nel cuore, e può solo consolarsi all'idea che il corteo democratico di tante donne coraggiose, protagoniste della prima dimostrazione globale della storia, rifiuta l'azzardo dell'era che va sotto il nome di Trump. Quanto possa durare la marea di assurdi decreti sbandierati come scalpi ancora non è pronosticabile, ma una cosa sappiamo. Sappiamo che gli strilli rabbiosi possono portarci sulla rotta del Titanic.
DERIVA. Sembrava un capitolo chiuso, affidato ai sepolcri della storia. Invece no. Complici i giochi pericolosi della destra sempre molto abile nel vellicare istinti riposti, pare riprendere quota l'ipotesi di una svolta autoritaria vestita di nero. Nell'imminenza dei prossimi e cruciali appuntamenti elettorali, sui quali pesa la minaccia di una pericolosa saldatura tra la deriva nazionalista europea e il duro neo isolazionismo americano, bisognerà trovare risposte serie e credibili per sventare l'ondata nostalgica. Senza attribuire eccessiva importanza ai senili e grotteschi sbandamenti inscenati davanti al busto di Mussolini, giova comunque ricordare, tanto per tenere il punto, che l'esperienza del ventennio non è poi così lontana.
SALAME. Un tempo Francia e Inghilterra si detestavano cordialmente. “ Il carnet del maggiore Thomson” di Pierre Daninos ne è una spassosa quanto irriverente dimostrazione. Oggi Teresa May e Marine Le Pen sono pronte a stringere una santa alleanza per detestare, neppure tanto cordialmente, la “famigerata” Europa. Tranne, ovviamente, quando c'è da guadagnarci. Come la sodale londinese, anche la leader del Fronte Nazionale sogna la Frenchexit, pronta a declinarla nella lingua di Marianna se per delirio d'ipotesi dovesse finire all'Eliseo. Le previsioni dicono che non ce la farà nemmeno con l'aiutino dello zio Donald che volentieri vorrebbe farne una testa di ponte all'ombra della torre Eiffel. Però stia attento: da noi si dice che un uomo tra due dame “ fa la figura del salame”.
SORPRESA. In attesa di celebrare i sessant'anni del Trattato di Roma, l'UE commemora il 25esimo anniversario degli accordi di Maastricht che tennero a battesimo la moneta unica. L'Europa però non ha tempo di festeggiare. Deve invece interrogarsi per trovare al più presto il modo di arginare i venti di disgregazione che fanno traballare la casa comune. Sotto questo punto di vista le elezioni tedesche alle quali la SP, con l'arrivo sulla scena di Martin Schulz, guarda con fondate speranze, saranno un banco di prova decisivo. Lo scenario è infatti del tutto inedito. Angela Merkel ha creato la sorpresa con il suo modello che sancisce l'Europa a due velocità e classi differenziate. L'Italia, Paese fondatore, vuole restare nel gruppo di testa, ed è comprensibile. Dal canto suo la sinistra di governo dovrà essere all'altezza del compito affinché l'ulteriore tappa sulla via dell'unità non generi ingiustizie e infondati complessi di superiorità tra Nord e Sud.
REFERENDUM. Nemmeno le migliori famiglie sono del tutto immuni dalla contaminazione dei cattivi maestri. Nella Confederazione elvetica l'UDC di Christoph Blocher in vista del referendum di domenica prossima sulla naturalizzazione agevolata degli stranieri di terza generazione prova a sabotare il progetto schierando l'intero armamentario di rozzi luoghi comuni. Anche all'estero si guarda con interesse all'esito di una consultazione densa di significati. La riforma apre infatti uno squarcio di grande rilevanza morale oltre che politica nel muro di sospetti e diffidenze che in Europa condiziona il processo di integrazione. Con una campagna nel tipico stile xenofobo in cui viene mostrata una donna coperta dal burqa, il partito del tribuno zurighese prova a racimolare consensi a buon mercato lanciando falsi messaggi. I pronostici dicono che perderà, ma ormai chi si fida più dei sondaggi.