giovedì 3 novembre 2016

Il pericolo corre sulla rete

di Renzo Balmelli 

FRAGILITÀ. Il pericolo corre sulla rete. Avvalendosi delle multiformi possibilità di internet fruibili senza ostacoli, il terrorismo di matrice fondamentalista e quello informatico viaggiano spesso lungo lo stesso binario, dando vita a un fenomeno globale in costante crescita e sviluppo. Entrambi sono complementari l'un l'altro, legati da insidiose forme di complicità e uniti dalla capacità di agire nell'ombra, in modo subdolo. All'occorrenza sanno colpire a tradimento come ha dimostrato in maniera eloquente il recente cyber-attacco ai sistemi di mezzo mondo. A volte insomma le storie della fantascienza si avverano evidenziando inquietanti similitudini e sottolineando in pari tempo, nonostante i forti controlli, una certa quale fragilità degli sbarramenti difensivi per prevenire sabotaggi devastanti, considerati come veri e propri atti di guerra.

SEGNALE. Mano a mano che si avvicina la data fatidica dell'8 novembre calano vistosamente le possibilità che a Trump riesca il colpaccio tanto temuto da chi mantiene la testa sulle spalle e all'opposto tanto agognato da chi aspira a fare tabula rasa nel senso comune di questa espressione. La prudenza consiglia tuttavia di non dare nulla per scontato e di aspettare lo spoglio dell'ultima scheda prima di fare i conti. Secondo l'acuta riflessione di un blogger che riassume le preoccupazioni di tanta gente, sia in Europa che negli Stati Uniti siamo in una fase pericolosa in cui il peggio affascina più del meglio. Col rischio, qualora dovesse prevalere il peggio, di accorgersene quando è troppo tardi. Ecco perché dall'America che pure sta mutando pelle nel contesto di un nuovo ordine internazionale è lecito attendersi un segnale incoraggiante per non rivivere il passato.

VIATICO. Dalla Spagna all'Italia passando dalla Francia si ha la sgradevole impressione di trovarsi al cospetto di una sinistra in stato confusionale, spaccata al suo interno e indecisa a tutto. Mal si comprende infatti l'atteggiamento dello PSOE che a Madrid non trova nulla di meglio da proporre che spianare la strada al governo conservatore senza essere riuscito a elaborare un serio progetto alternativo. A Parigi non parliamone: la "gauche" naviga a vista e Hollande è sempre più un Presidente a mezzo servizio. In Italia più che a un referendum costituzionale, che dovrebbe essere la vera posta in palio, pare di assistere a una marcia di avvicinamento alle elezioni anticipate che coglie il Pd non solo in ordine sparso, ma nel totale disordine. In ogni caso il pasticcio in casa socialista non è un buon viatico per l'Europa assediata dalla destra nazionalista.

RIGURGITI. Con un contributo dell'ex direttore Ezio Mauro, il quotidiano la Repubblica dedica un corposo articolo al saggio di Pierre André Taguieff, filosofo e storico delle idee francese, sull'antisemitismo di ieri e di oggi ed i brutali rigurgiti di una infamia che ha prodotto ferite mai cicatrizzate. L'indagine su questa tragedia frutto della bestiale ottusità burocratica dei peggiori regimi che mai abbiano insanguinato il secolo scorso, si colloca anche in parallelo con l'incresciosa mozione antiebraica dell'Unesco che ha lasciato sconcertati chi considerava l'organizzazione dell'ONU il luogo deputato a promuovere la pace mondiale attraverso l'arte, la scienza e la cultura. In quest'ottica il saggio di Taguieff si legge anche come la condanna delle pratiche che prescrivono le liste degli stranieri e propongono il desolante, disumano calvario dei profughi di Calais.

"ITALI". Immaginiamoci la gioia di Dante e Manzoni nello scoprire che dopo l'inglese, lo spagnolo e il cinese, l'italiano è la quarta lingua più studiata sul pianeta alla faccia di chi vorrebbe relegarla tra le anticaglie. Qualche titolo di merito in questo campo può vantarlo anche L'Avvenire dei Lavoratori che da quasi 120 anni si impegna “per tenere vivo l'uso della nostra lingua presso la comunità italiana nel mondo” e presso chi abbia voglia di impararla. Tra i cultori dell'idioma che ha tenuto a battesimo il Rinascimento non figura però l'ex sindaco di Londra. Boris Johnson volendo essere spiritoso ha abbozzato un maldestro tentativo di risposta in merito al futuro degli italiani nel Regno Unito dopo la Brexit assicurando che tutti gli "itali" sono benvenuti. Tra l'ilarità generale, il Telegraph ha commentato l'intervento del Lord Major ora promosso ministro degli esteri con il titolo “Magnifico” che la dice lunga.