martedì 8 novembre 2016

Dopo ciò che… andava fatto prima

di Renzo Balmelli 

 

PRIMA E DOPO. Quante parole al vento da parte della politica, stremata dalla battaglia costituzionale, mentre la terra trema e l'Italia vive nell'incubo di disastri ambientali non solo imputabili agli elementi scatenati. La tragedia sismica che sta provocando un esodo biblico di sfollati ha messo in evidenza una catena mostruosa di inadempienze e di miliardi buttati al vento che chiama in causa le pesanti responsabilità della classe dirigente. Se tra le tante cose venute a galla tutte assieme, persino un cavalcavia talmente marcio che crolla come fosse un castello di sabbia, non ci sono attenuanti. Siamo di fronte alle conseguenze di un sistema parassitario e di mal governo che per ragioni inconfessabili non ha saputo o voluto ascoltare gli avvertimenti e ora prova a correre ai ripari per fare dopo ciò che andava fatto prima.

 

RISPETTO. In questa fase piuttosto avara di proposte per la storia delle idee, il dibattito politico si sta spesso incartando su polemiche sterili e rivalità personali. Senza avere quale scopo principale l'interesse per il Paese. Di sicuro non ha certo pensato al terremoto che ha sconvolto il Centro della Penisola l'esponente del M5S dettosi convinto che se il Senato, inteso come edificio, ha assorbito senza danni le scosse giunte fino a Roma, saprà reggere anche alla riforma. Una tale mancanza di rispetto verso chi ha perso tutto è semplicemente inconcepibile, ma è anche un sintomo di quanto sia avvelenato il clima nell'imminenza del referendum che ormai si è caricato di significati estranei alla posta in palio per diventare una prova generale delle elezioni.

 

AVVENIRE? Fondato settant'anni fa sulle ceneri del fascismo e sulle rovine della guerra voluta dal Duce, il Movimento sociale italiano fa i conti con il proprio destino attraverso una mostra di volantini, manifesti e altri polverosi cimeli da poco inaugurata nella capitale. E' la prima volta che le icone missine vengono esibite in pubblico nel tentativo di ricostituire una comunità ormai dilaniata dalle divisioni e che un tempo aveva potuto contare su oltre 2 milioni di elettori, 56 seggi alla Camera e 26 al Senato. Finiti dalla parte sbagliata della storia, nostalgici erano i fondatori del MSI nel 1946, determinati a rivalutare il Ventennio, e tali sono rimasti al punto da titolare la mostra "Nostalgia dell'avvenire" che evidenzia in modo fin troppo palese quali sono le loro mai sopite motivazioni. Ma quale avvenire?

 

HIDALGO. Famoso per certe sue battute al vetriolo, Andreotti disse una volta che gli spagnoli erano come gli italiani ai quali mancava però l'italica finezza. Forse il leader democristiano voleva alludere alla tortuosità di certi percorsi politici in cui la nazione iberica si è trovata invischiata senza trovare il bandolo della matassa fino al "sacrificio" dello Psoe che turandosi il naso ha spianto la strada al suo storico avversario. A pagare dazio in questa dolorosa operazione che consente alla destra di governare senza merito è stato più di altri Pedro Sanchez, giovane promessa del socialismo madrileno, che si è fatto da parte per non tradire i suoi ideali e meritandosi - come poteva essere diversamente - la fama di novello don Chisciotte. Un bel gesto da eroico hidalgo in un partito tormentato e per ora senza grandi prospettive.

 

INCUBO. Si diceva che soltanto eventi fuori dal comune avrebbero potuto cambiare le sorti delle presidenziali americane che davano ormai quasi per scontata la vittoria di Hillary Clinton. Ad agitare invece fino all'ultimo le acque già torbide di una corsa alla Casa Bianca che ha conosciuto punte di asprezza di una violenza inusitata ha provveduto la stangata dell'FBI che ha riaperto le indagini sulle famose mail private dell'ex segretaria di stato. Quali considerazioni abbiano motivato l'operato dell'attuale capo dell'ufficio federale, tra l'altro nominato da Obama, resta un mistero tutto da sondare tanto più che a pochi giorni dalle elezioni non sono prevedibili massicci spostamenti di voti. Al netto di fantomatiche tesi complottiste, resta l'incubo di un successo di Trump che sta già mandando in fibrillazione i mercati azionari.

 

VENTO. Quanto discutere e polemizzare per il Nobel della letteratura attribuito a Bob Dylan. Anche il menestrello ha fatto la sua parte prima di rompere il silenzio e comunicare che accettava il premio. Il fatto di avere evitato qualsiasi commento gli stava addirittura alienando le simpatie di non pochi ammiratori, tanto da definire il suo modo di fare "arrogante". Ma il genio non è acqua e il cantore di "Blowin in the wind" ha capito che certi vezzi di artista potevano nuocere alla sua fama. Dylan fedele però al suo carattere introverso ancora non ha garantito se andrà a Stoccolma per ritirare l'onorificenza che conferisce dignità poetica e letteraria a quei versi memorabili che chiedono " quante volte le palle di cannone dovranno volare prima di abolirle per sempre. La riposta – ammonisce l'autore – vola via nel vento!