martedì 1 dicembre 2015

Una Libia bis, un altro Afghanistan, un nuovo Iraq?

di Renzo Balmelli 

 

SPIRAGLIO. Sulla politica di Renzi è legittimo essere in disaccordo. Ma sulla guerra nel pantano mediorientale che piace ai seguaci del nostalgico "armiamoci e partiamo", la cautela e la prudenza mostrate dal presidente del Consiglio con accenti non diversi da quelli usati da Obama, sono condivisibili senza riserva. Una Libia bis, un altro Afghanistan , un nuovo Iraq e l' incognita siriana perpetuata all'infinito non farebbero che fornire ulteriore nutrimento al terrorismo disumano di matrice jihadista. Secondo la ferrea logica di Bismarck, il tintinnar di sciabole è la prosecuzione della diplomazia con altri mezzi, ma è una regola vecchia, da dimenticare fino a quando esiste un seppur minimo spiraglio per tenere viva la speranza di un mondo migliore. 

 

BONIFICA. Al di la delle opzioni militari , dalla voragine dell'orrore e della paura apertasi a Parigi e poi a Bamako emerge la necessità di immaginare anche altre, coraggiose strategie per affrontare la sfida del terrorismo globale . Questa difatti è una battaglia che si vince innanzi tutto non con le armi spianate- non solo, comunque - ma con le politiche sociali, non disgiunte da un capillare impegno educativo e culturale. Ossia le risorse in grado di promuovere un progetto condiviso per la bonifica delle macroscopiche ingiustizie che affliggono l'umanità e che sono la causa di tanti dolori. A questo punto i primi a farsene carico dovranno essere i mussulmani, nella consapevolezza che spetti agli islamici sciogliere le ambiguità nei rapporti con l'Isis. 

 

MITO. Chi ha visto Midnight in Paris di Woody Allen ha potuto rendersi conto di quanto intense fossero le relazioni tra l'America e la mitica Parigi degli anni venti, quella della generazione di Hemingway, Scott Fitzgerald, Gertrude Stein e molti altri ancora che hanno scelto la capitale sulla Senna per scrivere, divertirsi e concepire i loro capolavori. Come il protagonista del film che vuole a tutti i costi tornare a quell'epoca incantata, anche il messaggio di un lettore del New York Times apparso dopo la strage del 13 novembre e diventato subito virale, suona come un inno d'amore scandito sulle note suadenti di "I love Paris". In esso è raccolta l'immagine della Francia che incarna tutto ciò che i fanatici religiosi hanno sempre odiato, la gioia di vivere, l'aroma inebriante di un croissant appena sfornato, una bottiglia di vino condivisa con gli amici, una scia di profumo. La Francia che mai si piegherà al ricatto dell'oscurantismo. 

 

SVOLTA. Nell'Argentina approdo di milioni di migranti provenienti dall'Italia, è stata una lotta all'ultimo voto tra due oriundi a segnare l'esito del primo ballottaggio nella storia del Paese per la corsa alla presidenza. A bocce ferme Maurizio Macri, con lontane ascendenze calabresi, ha ottenuto una vittoria a scapito di Daniel Sciolli, di origini molisane, indicato come il successore della presidente Kirchner; vittoria che segna la fine del peronismo e apre una fase di grandi cambiamenti nella politica estera e in quella economica di Buenos Aires. Con questo voto l'Argentina volta pagina e la signora Antonia, moglie dell'eletto, in una società che tiene gran conto del potere declinato al femminile potrebbe essere la nuova Evita, ma certo non Peron.

 

TRAGUARDO. Sarà pure, come certificano gli attestati delle riviste specializzate, la sola statista in grado di esprimere l'unica leadership del mondo occidentale. Ma a dispetto dei riconoscimenti e alla faccia del ridicolo cucù di matrice berlusconiana, Angela Merkel per i 10 anni della sua elezioni alla guida del governo tedesco, mai avrebbe immaginato di tagliare l'importante traguardo in un momento tanto difficile. Con la Germania in gioco su tanti fronti, dalla scelta di aprire ai profughi all'attacco micidiale del terrorismo, dallo scandalo della Volkswagen alle fibrillazioni dell'Europa, la sfide epocali dell'inossidabile Cancelliera potrebbero , a seconda dell'esito, assicurarle un posto stabile nella Storia oppure avviarne il declino. Nella maggior parte dei commenti la "Mutti", la mammina come la chiamano oltre Reno, è ancora la leader di cui si fidano i tedeschi che ne apprezzano le scelte dettate dal buon senso. Ma le scosse brutali di questi giorni non risparmiano i grandi della terra che sembrano avere perso il bandolo della matassa.