mercoledì 9 dicembre 2015

Il giorno prima di domani

Davvero, non possiamo lasciare alle prossime generazioni un ambiente irrimediabilmente devastato dal collasso climatico...

 

di Renzo Balmelli 

 

SFIDA. In una Parigi ancora traumatizzata dalla ferocia jihadista , due temi caldi, clima e terrorismo, temi in apparenza distanti, ma in realtà strettamente correlati, si incrociano sotto il segno dell'emergenza per configurarsi come una unica sfida epocale con cui confrontarsi nell'immediato futuro. L'esito della partita più difficile per le sorti della umanità dipende da come la società delle nazioni, spesso condizionata da interessi di parte , riuscirà a varare una strategia unitaria per frenare il surriscaldamento e l'inquinamento della Terra che sia decisamente migliore e più efficace di quella messa a punto per fermare i terroristi. In caso contrario il vertice del COP21 non avrebbe alcun senso se dovesse limitarsi agli impegni di facciata o si accontentasse di soluzioni al ribasso. Si finirebbe col lasciare alle prossime generazioni un ambiente irrimediabilmente devastato dal collasso climatico sullo sfondo di uno scenario apocalittico peggiore di qualsiasi fantascientifico day after.

 

SOS. Forse il tempo non è ancora scaduto per la Terra. Ma attorno a noi si compiono ogni giorno tanti e tali attentati alla natura da non più consentire calcoli e tergiversazioni. Mentre l'elenco dei decessi rispetto alle normali aspettative di vita registrati a causa dell'inquinamento continua ad allungarsi, sul Brasile si è abbattuto il peggiore disastro ambientale della storia del Paese con conseguenze spaventose. Da due dighe lasciate in pessimo stato dall'incuria dell'uomo è fuoriuscita una fiumana inarrestabile di sostanze nocive che ha contaminato terreni, fiumi , e l' Oceano atlantico che ora si è tinto di rosso. Potrebbe volerci un secolo per ritornare a una situazione di normalità. Al summit parigino arriva quindi più forte che mai l'SOS del pianeta in sofferenza che ora attende l'arrivo di bravi primari al suo capezzale capaci di " disinquinare" l'aria ammorbata dai veleni che tolgono il respiro e oscurano il cielo. 

 

SQUILIBRI. Se Bangui dopo il viaggio del Papa è diventata la capitale spirituale del mondo, ora è tempo di guardare avanti e di farne anche la capitale della rinascita materiale nei Paesi più martoriati dell'Africa. Col suo viaggio il Vicario di Roma ha inteso lanciare un appello affinché milioni di derelitti, dimenticati da tutti, non siano più costretti a vegetare nel cono d'ombra del benessere. Ma per disegnare un domani degno di essere vissuto in questa parte del mondo ci vorrebbe un miracolo, materia piuttosto rara di questi tempi . I numeri non dicono tutto, ma possono dire molto e se si mette a confronto il Pil pro capite della Repubblica centrafricana di 541 dollari annui con i 600 miliardi di euro posseduti da 300 Paperon de Paperoni nella sola Svizzera, si intuisce quanto enorme sia la voragine di ingiustizie che separa l'universo dorato dei ricchi da quello dei poveri. Eppure basterebbe una modesta frazione di quella montagna di soldi per alleviare l'esistenza di tante popolazioni, se solo esistessero regole etiche tese a mitigare gli intollerabili squilibri nella distribuzione delle ricchezze.

 

COPPIA. Come se non avesse già abbastanza guai, un altra calamità sta per abbattersi sulla Francia dove l'estrema destra ritoccata, ma non mondata dai suoi peccati originali, si prepara a festeggiare il trionfo annunciato al primo turno delle elezioni regionali di domenica prossima. Sotto la guida di zia Marine e della nipote Marion Le Pen, la nuova coppia al femminile più gettonata dai sondaggi, il Front National sta vivendo l'ennesimo momento di grazia seguendo una tendenza già in atto da mesi e che il 13 novembre ha solo amplificato. Se la vittoria venisse confermata al secondo turno, più difficile in virtù del gioco delle alleanze, all'ombra della torre Eiffel potrebbe aprirsi una periodo di forti turbolenze politiche. I francesi si troverebbero a dover convivere con un partito sempre più a destra e con un presidente e un governo di sinistra, però più fragili, sebbene Hollande, grazie alla forza d'animo dimostrata durante gli attentati, abbia riguadagnato molte simpatie perdute. Solo l'incognita rappresentata dal previsto altissimo tasso di astensione potrebbe in qualche modo ridisegnare i pronostici, ma non al punto da rallentare l'avanzata delle tendenze populiste e xenofobe che fanno paura all'Europa.