di Renzo Balmelli
RETORICA. Se non la ferocia di un “generale dagli occhi azzurri e la giacca uguale”, evocata da Fabrizio de André, è sempre comunque la vigliacca bestialità umana a spegnere la vita di centinaia di bambini in fuga che ora dormono sul fondo del mare così come i piccoli indiani massacrati nel greto del Sand Creek. I loro occhi non vedranno il Natale, se mai l'hanno avuto. Per loro non ci sono alberelli ingioiellati, vetrine rutilanti e nemmeno i panettoni della pubblicità che esortano a essere buoni. Leggere le cifre di questa lunga strage dei più innocenti fra gli innocenti rende ancor più insopportabile la ridondante retorica delle Feste. Almeno noi, al caldo tra le domestiche pareti, apriamoli gli occhi prima che l'assuefazione al dramma finisca col farci perdere la coscienza di ciò che sta accadendo e la riduca a un tuffo al cuore del momento che a sua volta altro non è che un grumo di ripetitiva e fiacca retorica.
COMPLICITÀ. Sul finire di un 2015 gravido di minacce di ogni genere, la morte di Licio Gelli, avvenuta a 96 anni, suona come un monito per chi fosse affetto da strane amnesie e fingesse di non sapere com'era l'Italia torbida della Loggia P2, al centro dei segreti e dei misteri più neri del Paese. Anche oggi si resta sgomenti nel rievocare i misfatti da mettere sul conto di quella forsennata Spectre ordita dal Venerabile mediante una rete di melmose relazioni e di smanie eversive che nel clima invasato della strategia della tensione, dello stragismo e del tintinnar di sciabole, arrivò fino alla soglia del colpo di stato. Solo il saldo impianto della democrazia, forgiato negli anni della Resistenza alla dittatura, è valso a sbarrare la strada a una svolta autoritaria alla Pinochet che poteva trovare terreno fertile nei gangli inquinati della società e nella criminosa complicità di chi agiva nell'ombra sul filo dei ricatti e degli omicidi.
NERO. Era furibonda Marine Le Pen dopo il secondo turno che la priva del viatico di cui aveva bisogno per rendere credibili le sue ambizioni presidenziali. Si tira un sospiro di sollievo, certo, ma la consolazione è di breve durata. La bruciante disfatta dei frontisti non è un motivo per abbassare la guardia. Anzi. Solo grazie alla trasfusione di sangue della sinistra, ignorata bellamente da Sarkozy, che però esce male da queste elezioni, la "diga repubblicana" ha funzionato risparmiando alla Francia l'onta delle regioni in mano all'estrema destra. Aggirata per ora l 'umiliante deriva, resta tuttavia il paradosso del Fronte Nazionale che perde aumentando i voti in quella che Le Soir definisce una vittoria che "ne dit pas son nom" e che minaccia di continuare a essere una insidia qualora la breve alleanza contro la paura, anziché consolidarsi, si rivelasse inadatta a sradicare il "Bleu Marine", in verità più nero che blu.
DEVIANZE. A volte, nel leggere i commenti alle regionali francesi oppure alle farneticanti esternazioni di Donald Trump negli Stati Uniti, viene da chiedersi se si comprenda veramente il rischio di quel genere di linguaggio che si sta adoperando negli schieramenti votati alle peggiori infamie al fine di sostenere le proprie, bacate ideologie. Chiamare "fronte antifascista" l'opposizione all'estrema destra non è una distorsione della storia, ma rappresenta l'urgenza di contrapporsi politicamente, culturalmente e democraticamente a un fenomeno che, quando lo si lasciò libero di fare, produsse guasti spaventosi. Certo, grazie ai padri fondatori della moderna UE, non siamo alla Germania del 1938, ma quando si ascoltano le frenesie di un signore indicato come il principale fra i candidati alle presidenziali americane del partito repubblicano, i sottili distinguo servono poco per frenare chi potrebbe un giorno diventare l'erede di nostalgiche devianze.
SCOMMESSA. Con il clima, se il confronto non fosse riduttivo, è un po' come con il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Per taluni il vertice di Parigi è stato un evento che merita l'appellativo di "storico" per l'importanza dei risultati raggiunti e fin qui mai neppure sfiorati. Per altri è stata l'inutile riunione condominiale dei padroni dell'energia che figurano tra i big dell'inquinamento. Alla luce dei fatti emersi dal summit, occorre dire che l'imperativo a contenere il rialzo delle temperature sotto i due gradi con l'obbiettivo di arrivare a 1,5 gradi è una scommessa ambiziosa, ma dall'esito incerto. In questo accordo da realizzare nella seconda metà del secolo c'è sempre infatti l'incognita del fattore tempo per quelle popolazioni che si affacciano sul baratro del surriscaldamento e per le quali potrebbe essere toppo tardi. In quest'ottica per mettere in salvo il futuro dell'umanità non fa ombra di dubbio che occorra una marcia in più.
RISVEGLIO. "Ho visto cose che voi umani neanche riuscite a immaginare". Fin dai tempi del famoso monologo di Blade Runner, a scadenze cicliche la fantascienza torna a proporre sul grande schermo i suoi miti, le sue metafore, i suoi sogni, le sue illusioni. Da giorni, nel mondo, si è messa in moto la lunga marcia degli appassionati che accorrono al cinema per immergersi nuovamente nella leggenda di Star Wars e ritrovare l'atmosfera della saga inventata da George Lucas che sembra non invecchiare mai. E' un fenomeno di massa , non facile da capire e inquadrare, che risponde al bisogno di emozionarsi al riapparire dei personaggi più noti, Obi Wan Kenobi, Luke Skywalker o Darth Vader, di dimenticare tutto per due ore nel palpitare per " Il Risveglio della Forza", che è il titolo del film, e nell'applauso liberatorio per disfatta del suo lato oscuro come vorremmo che sempre fosse.