martedì 28 ottobre 2014

B - assolto dal giudici, ma non dalla storia.

Specchio di un sistema che all'ombra delle "serate eleganti" anziché governare la Nazione ha portato a una delle più gravi crisi morali del dopoguerra.

di Renzo Balmelli

TEOREMI. In qualsiasi altro paese sarebbe da tempo in pensione. L'Italia invece, per oscuri motivi, continua a girare attorno all'ex Cavaliere che non si fa certo pregare e si diverte a disseminare astrusi teoremi per ridare smalto a un impero politico e mediatico ormai declinante. Eppure ciò che resta della sua eredità è il quadro di diffuso squallore uscito dagli atti del processo Ruby, specchio di un sistema un po' gaglioffo che all'ombra delle "serate eleganti" anziché governare la Nazione ha portato a una delle più gravi crisi morali del dopoguerra. E chi ne ha la maggiore responsabilità sarà pure stato assolto dal giudici, ma certo non dalla storia.

MURI. Che la Lega e il Front National, passando dai nazionalismi più radicali, uniscano le loro forze per alzare muri xenofobi nel cuore dell'Europa è un triste spettacolo, ma non una sorpresa. Solo un serio programma nel campo della socialità e dell' accoglienza potrà validamente contrastare la malsana tendenza di fare voti sulla pelle degli esclusi del mondo. Ma se a farsi contagiare sono leader di ben altra levatura, come il premier conservatore Cameron che per non perdere consensi cavalca la piazza con slogan di basso conio, la minaccia si fa ancora più grave. La temibile internazionale degli euroscettici può farci sprofondare nella notte dei tempi.

SCIOPERI. Se la Germania starnuta, aumentano le probabilità che tutti prendano il raffreddore. Adesso sarebbe un gioco da ragazzi fare della facile ironia sulla maestrina d'Europa che ha vissuto giorni da incubo, senza treni e senza aerei. Come si usa dire a nord del Reno con la solita aria di sufficienza quando le cose non vanno per il verso giusto, la Repubblica federale pareva l'Italia. Invece c'è poco da ridere. Negli scioperi dei ferrovieri e della Lufthansa si intravvedono le avvisaglie di un malessere sociale che può dilagare, accrescere l'insofferenza della gente e rendere più oscuro il cielo sopra Berlino, la qualcosa, come l' esperienza insegna, non è mai un buon viatico.

PAURA. "Amore criminale" è un programma di Rai3 a cui è associata una Campagna di denuncia contro la violenza sulle donne. Da nord a sud e in ogni contesto sociale e culturale, finora sono state raccontate oltre duecento storie nel corso della trasmissione. Ma per quanto significativo, si tratta pur sempre di un numero esiguo rispetto ai 14 milioni di donne che in Italia, in base ai dati Istat, subiscono una qualche forma di abuso fisico, sessuale o psicologico , ma non trovano il coraggio di testimoniare la loro esperienza. Un fenomeno enorme, preoccupante, eppure poco denunciato dalle vittime, incatenate dalla paura che mortifica la loro volontà.

MITO. Da sempre le immagini hanno costituito un linguaggio efficace ed incisivo. Un vero maestro in questo campo è stato il famoso fotografo svizzero René Burri, scomparso in questi giorni a 81 anni. Nei ribollenti anni sessanta si deve anche un sua celebre intuizione se Che Guevara, ritratto mentre riflette con un sigaro alla bocca, divenne un mito che resiste tuttora all'usura del tempo. Oltre a questa opera, l'artista elvetico è stato uno dei più grandi fotografi della scuderia Magnum e il suo archivio di 30 mila scatti, donato al museo dell'Eliseo di Losanna, è la testimonianza di un'epoca nelle sue varie forme che ne rende più facile e duratura la comprensione.

 

Genova, gente tosta

Avevano quell'espressione un po' così descritta da Bruno Lauzi, i genovesi usciti dai caruggi e dalle case per spalare il fango dell'alluvione e del malgoverno.

di Renzo Balmelli

INADEMPIENZE. E' gente tosta da queste parti, stretta tra il mare scuro e la montagna; tosta e incredula per quello che è successo alla loro città, soprattutto se si guardano le cause. Sulla baia "figlia di luce e di foschia", per dirla con il cantautore, sembrava fosse arrivata la punizione, però non venuta dalla fatalità, ma dagli uomini. Mentre ora si stanziano milioni in tutta fretta per la ricostruzione, Genova paga il prezzo delle inadempienze e dei soldi spariti chissà dove, sepolti sotto le parole di circostanza della politica.

DELIRIO. Non c'è soltanto il passato che non passa. A rincarare la dose vi sono pure le persone che "hanno la testa più vuota che rasata", come le ha definite il sindaco di Roma Ignazio Marino stigmatizzando gli autori delle squallide celebrazioni a un anno dalla morte del boia nazista Erich Priebke. Oltre che nauseante, l'omaggio al responsabile dell'atroce massacro delle Fosse Ardeatine rivela che ancora oggi esiste un universo sommerso, intriso di ideologie bacate , in cui l'ex gerarca di Hitler viene visto al pari di un valoroso combattente dedito al dovere nazionale. Rendergli onore, dicono, " è una sconfitta della prevaricazione ebraica". Delirio puro, da brivido.

SLOGAN. Agli euroscettici piace molto il vecchio giochino di lanciare il sasso e nascondere la mano. Conquistano il primo seggio al Parlamento britannico, fanno leva sui sentimenti più riposti, ma quando si tratta di varare proposte serie sono fermi agli slogan di facile suggestione. Mal gliene incorse anche ai nazionalisti svizzeri che credevano di avere il paese in mano dopo avere portato alla vittoria l'iniziativa contro gli stranieri. Adesso si rendono conto che le ricadute di quel voto dal vago sapore xenofobo possono costare caro alle relazioni estere della Confederazione , sicché il loro leader, il tribuno dell'UDC Blocher, prova a cambiare le carte in tavola tra lo sconcerto dei suoi elettori.

BIONDE. L'unico fumo visibile in Vaticano è quello nero o bianco che a seconda del colore annuncia l'avvenuta elezione o meno del nuovo Papa. Così almeno si credeva, fino a quando le solite indiscrezioni dal sen fuggite hanno rivelato "urbi et orbi" che un altro fil di fumo aleggia nei palazzi della Curia romana: quello delle sigarette in dotazione ai cardinali, per un benefit di 500 pacchetti al mese. Mica bruscolini! Ma qualcuno ha mai visto un porporato fumare? Nessuno. Almeno in pubblico. Da qui la domanda maliziosa: cosa se ne fanno i Principi della Chiesa con le stecche di bionde? Le regalano, rispondono. Con l'avvertenza, si spera, che se fumare non è peccato, tanto bene alla salute non fa.

ANIMA. A Torino la classe operaia non va più in paradiso. Per la verità già da parecchio. Ma mai come questa volta, con il tramonto del Lingotto, la scomparsa del glorioso marchio FIAT e il trasferimento in sedi estranee alla cultura piemontese, la cesura è parsa così netta, irrevocabile e dolorosa. Per una volta non è ovvio dire che finisce un'epoca, quella segnata dalla mitica 500 che cambiò il volto dell'Italia, e quella di epiche battaglie sindacali per i diritti e la dignità dei lavoratori. La saga degli Agnelli, ferrei, ma non arroganti guardiani del capitalismo d'antan, lascia il posto a una nuova generazione globale alla quale manca però una componente essenziale: l'anima.

CARNEADE. Quando c'è di mezzo la letteratura ogni lettore ha i suoi Nobel ideali. C'è chi considera un affronto imperdonabile il mancato riconoscimento a Mario Luzi, oppure non cessa di deprecare l'indifferenza mostrata dall'Accademia svedese nei confronti di Philip Roth, il maggiore scrittore americano vivente. Ma liquidare con uno sbrigativo "Carneade, chi era costui", il premio attribuito al francese Patrick Modiano va oltre le idiosincrasie e richiede se non altro di approfondire la conoscenza di un autore, di lontane origini italiane, che viene accostato a Proust nella dolente ricerca del tempo perduto. Come quarto di nobiltà nel campo delle lettere non è proprio cosa da nulla.

BURRO. Chissà se prima di metterlo in commercio, qualcuno si è accorto del clamoroso infortunio linguistico occorso a una delle più grandi aziende elvetiche del ramo alimentare. A quanto pare no perché il prodotto di cui si parla, un burro speciale per arrostire, è arrivato sugli scaffali dei supermercati come se nulla fosse. Peccato che in due delle tre lingue ufficiali la descrizione sia grottesca. Se in tedesco la dicitura è corretta, ossia "Burro svizzero per arrosti", in francese e in italiano diventa "burro per arrostire svizzeri". Che gaffe! I consumatori l'hanno presa sul ridere, ma al “prosatore”, prima di finire in padella, non farebbe male un viaggetto a Firenze per sciacquare i panni in Arno.

 

giovedì 16 ottobre 2014

Genova, gente tosta

Avevano quell'espressione un po' così descritta da Bruno Lauzi, i genovesi usciti dai caruggi e dalle case per spalare il fango dell'alluvione e del malgoverno.

di Renzo Balmelli

INADEMPIENZE. E' gente tosta da queste parti, stretta tra il mare scuro e la montagna; tosta e incredula per quello che è successo alla loro città, soprattutto se si guardano le cause. Sulla baia "figlia di luce e di foschia", per dirla con il cantautore, sembrava fosse arrivata la punizione, però non venuta dalla fatalità, ma dagli uomini. Mentre ora si stanziano milioni in tutta fretta per la ricostruzione, Genova paga il prezzo delle inadempienze e dei soldi spariti chissà dove, sepolti sotto le parole di circostanza della politica.

DELIRIO. Non c'è soltanto il passato che non passa. A rincarare la dose vi sono pure le persone che "hanno la testa più vuota che rasata", come le ha definite il sindaco di Roma Ignazio Marino stigmatizzando gli autori delle squallide celebrazioni a un anno dalla morte del boia nazista Erich Priebke. Oltre che nauseante, l'omaggio al responsabile dell'atroce massacro delle Fosse Ardeatine rivela che ancora oggi esiste un universo sommerso, intriso di ideologie bacate , in cui l'ex gerarca di Hitler viene visto al pari di un valoroso combattente dedito al dovere nazionale. Rendergli onore, dicono, " è una sconfitta della prevaricazione ebraica". Delirio puro, da brivido.

SLOGAN. Agli euroscettici piace molto il vecchio giochino di lanciare il sasso e nascondere la mano. Conquistano il primo seggio al Parlamento britannico, fanno leva sui sentimenti più riposti, ma quando si tratta di varare proposte serie sono fermi agli slogan di facile suggestione. Mal gliene incorse anche ai nazionalisti svizzeri che credevano di avere il paese in mano dopo avere portato alla vittoria l'iniziativa contro gli stranieri. Adesso si rendono conto che le ricadute di quel voto dal vago sapore xenofobo possono costare caro alle relazioni estere della Confederazione , sicché il loro leader, il tribuno dell'UDC Blocher, prova a cambiare le carte in tavola tra lo sconcerto dei suoi elettori.

BIONDE. L'unico fumo visibile in Vaticano è quello nero o bianco che a seconda del colore annuncia l'avvenuta elezione o meno del nuovo Papa. Così almeno si credeva, fino a quando le solite indiscrezioni dal sen fuggite hanno rivelato "urbi et orbi" che un altro fil di fumo aleggia nei palazzi della Curia romana: quello delle sigarette in dotazione ai cardinali, per un benefit di 500 pacchetti al mese. Mica bruscolini! Ma qualcuno ha mai visto un porporato fumare? Nessuno. Almeno in pubblico. Da qui la domanda maliziosa: cosa se ne fanno i Principi della Chiesa con le stecche di bionde? Le regalano, rispondono. Con l'avvertenza, si spera, che se fumare non è peccato, tanto bene alla salute non fa.

ANIMA. A Torino la classe operaia non va più in paradiso. Per la verità già da parecchio. Ma mai come questa volta, con il tramonto del Lingotto, la scomparsa del glorioso marchio FIAT e il trasferimento in sedi estranee alla cultura piemontese, la cesura è parsa così netta, irrevocabile e dolorosa. Per una volta non è ovvio dire che finisce un'epoca, quella segnata dalla mitica 500 che cambiò il volto dell'Italia, e quella di epiche battaglie sindacali per i diritti e la dignità dei lavoratori. La saga degli Agnelli, ferrei, ma non arroganti guardiani del capitalismo d'antan, lascia il posto a una nuova generazione globale alla quale manca però una componente essenziale: l'anima.

CARNEADE. Quando c'è di mezzo la letteratura ogni lettore ha i suoi Nobel ideali. C'è chi considera un affronto imperdonabile il mancato riconoscimento a Mario Luzi, oppure non cessa di deprecare l'indifferenza mostrata dall'Accademia svedese nei confronti di Philip Roth, il maggiore scrittore americano vivente. Ma liquidare con uno sbrigativo "Carneade, chi era costui", il premio attribuito al francese Patrick Modiano va oltre le idiosincrasie e richiede se non altro di approfondire la conoscenza di un autore, di lontane origini italiane, che viene accostato a Proust nella dolente ricerca del tempo perduto. Come quarto di nobiltà nel campo delle lettere non è proprio cosa da nulla.

BURRO. Chissà se prima di metterlo in commercio, qualcuno si è accorto del clamoroso infortunio linguistico occorso a una delle più grandi aziende elvetiche del ramo alimentare. A quanto pare no perché il prodotto di cui si parla, un burro speciale per arrostire, è arrivato sugli scaffali dei supermercati come se nulla fosse. Peccato che in due delle tre lingue ufficiali la descrizione sia grottesca. Se in tedesco la dicitura è corretta, ossia "Burro svizzero per arrosti", in francese e in italiano diventa "burro per arrostire svizzeri". Che gaffe! I consumatori l'hanno presa sul ridere, ma al “prosatore”, prima di finire in padella, non farebbe male un viaggetto a Firenze per sciacquare i panni in Arno.

 

lunedì 13 ottobre 2014

Rigoristi vs Flessibilisti?

 
di Renzo Balmelli 
 
DIVERGENZE. Sembrano preludere alla fine dell'incantesimo tra Roma e Berlino, le forti divergenze sul piano economico emerse in questi giorni tra le due capitali, mentre in Italia la ripresa fatica a manifestarsi e la Germania mostra a sua volta qualche inciampo. Nel delinearsi di un ipotetico asse franco-italiano in alternativa alla presunta egemonia tedesca si intravvedono i segni premonitori di uno scontro tra le così dette tesi rigoriste germaniche e una linea di maggiore flessibilità che a nord del Reno chiamano immobilismo. Sono concetti antitetici e deleteri per l'UE, tenuta a remare nella stessa direzione, e che invece sono grasso che cola per gli euroscettici sempre in agguato.
 
MERCATO. Quando è a corto di mano d'opera la Germania fa shopping in Italia. Certo non sono più i tempi dei lunghi convogli carichi di emigranti con le valige di cartone, fiaschi di vino e panini alla mortadella. Ciò malgrado la Repubblica federale continua a guardare con interesse a quanto offre il mercato del lavoro italiano e promuove iniziative nel Meridione per reclutare personale. Poi lo forma, insegna la lingua e offre un periodo di prova di sei mesi. Insomma non più solo braccia, ma uomini. Forse anche in questo sta la differenza tra i due Paesi: nella disoccupazione che nella Penisola sfiora il 13% (contro il 4,9%) e nelle incognite di un domani ancora scarso di prospettive.
 
FUGA. Non solo sud. Anche il nord, che per definizione dovrebbe essere la locomotiva del Paese, contribuisce in misura ragguardevole a incrementare il nuovo flusso migratorio. Dati alla mano, è la Lombardia la regione dai cui parte il numero più cospicuo di emigranti diretti in Europa e nelle Americhe alla ricerca di lavoro e di opportunità che la madre patria non sa offrire. Tanti italiani se ne vanno coi loro titoli di studio non per libera scelta, ma per necessità, in attesa che sul problema del lavoro, al centro del vertice di Milano, si compiano davvero passi importanti. Ma al momento la fuga dei cervelli resta un fenomeno inquietante sul quale il governo deve intervenire con prontezza.
 
SDEGNO. Crisi o no, io questo lavoro non lo fò. Più o meno con queste parole e la voce vibrante di sdegno, un avvocato di Berna, disoccupato di lungo corso mantenuto dalla città, ha respinto il posto di spazzino che gli era stato proposto per non pesare sulle spalle dell'assistenza pubblica. In cambio pretendeva un impiego più consono alla sua formazione, finendo però col perdere il sussidio. Nella ricca Svizzera chi è disoccupato è guardato con sospetto, non di meno il caso ha aperto il dibattito sull'opportunità di accettare un impiego qualsiasi, considerato che determinate attività sembrano ormai riservate agli immigrati, deprecati ma indispensabili.
 
TORTURA. Se gli animali domestici avessero il dono della parola, quante ne racconterebbero ai loro Sigmund Freud sulle asfissianti e discutibili attenzioni cui vengono sottoposti dai loro proprietari. Per capire l'ampiezza del fenomeno che tende a trasformare cani e gatti in bellissime persone basti sapere che in Occidente si spendono miliardi e miliardi di dollari l'anno in cibi raffinati e accessori inutili per gli amici a quattro zampe. Più che amore è ormai una tortura che oltre a snaturare l'animale, rende ancor più crudele il confronto con le aree del sud del mondo in cui milioni di individui muoiono di fame e di sete o al massimo dispongono di un dollaro al giorno per sopravvivere.
 
BON TON. Con la sua ormai leggendaria collezione di "gaffes", Joe Biden, sfidando l'ironia di Washington, ha spiattellato un paio di verità scomode sull'Isis che attacca, uccide e decapita. Ciò che non si può dire in via ufficiale, il vicepresidente lo ha fatto trapelare con parole sue, lasciando intuire la frustrazione della Casa Bianca per la coalizione degli indecisi che in passato avrebbe avuto un comportamento troppo passivo nei confronti del califfato. Le reazioni inviperite non si sono fatte attendere, ma sebbene il vice di Obama non padroneggi la gelida Realpolitik di un Kissinger, quanto è sfuggito dalle maglie del bon ton diplomatico forse non è ne casuale ne sbagliato.
 
RIGORE. Pur desiderando soltanto il meglio per i suoi abitanti, non si può certo dire che l'Italia sia priva di problemi, anche molto grandi. In simili circostanze non si avvertiva assolutamente la necessità di cavalcare le mille polemiche del dopo Juventus-Roma per pavoneggiarsi in Parlamento con una interrogazione sul calcio che sfida il ridicolo per il palese il tentativo di mietere facili consensi. Anziché placare gli animi, già tesi per ragioni più serie di una partita, l'idea di portare il pallone in aula e' stato un cattivo servizio reso alla politica. Meglio sarebbe stato attenersi alla saggezza del compianto Boskov il quale affermava che "rigore è quando arbitro fischia". E tanto basta.

giovedì 2 ottobre 2014

Con i populisti che sbraitano, la solidarietà finisce in fondo a un cassetto.

Vite alla deriva

 

 

ABNEGAZIONE. Tranne le frasi di circostanza, l'UE guardava altrove mentre nel Mediterraneo si consumava la tragedia dei migranti, sottoposti a una costante e drammatica prova di sopravvivenza. In un anno ne sono annegati quasi tremila e solo l'Italia, mostrando il suo lato migliore, ha preso misure concrete per impedire che in mare muoiano altri esseri umani. Nel suo rapporto "Vite alla deriva". Amnesty International sottolinea lo spirito di abnegazione di chi opera nei centri di accoglienza italiani, ma esclude che Roma possa essere lasciata sola a gestire una tragedia di tale portata. Ma con i populisti che sbraitano, la solidarietà europea finisce in fondo a un cassetto.

 

ESEMPIO. Non poteva essere smentito dai negazionisti, poiché aveva visto con i propri occhi l'orrore infinito dei campi di concentramento nazisti. A 91 anni è morto a Roma Mario Limentani, uno degli ultimi sopravvissuti ai lager del Terzo Reich, spaventosa macchina di sterminio che ha marcato per sempre, con un'onta indelebile, chi l'ha ideata e chi ne è stato complice. Con lui scompare un testimone diretto della Shoah, una vittima della deportazione degli ebrei romani avvenuta con la collaborazione dei fascisti. Un  esempio e un monito per le nuove generazioni affinché la storia non si ripeta, proprio mentre assistiamo un po' ovunque a inquietanti rigurgiti nostalgici.

 

CORVI. Finora si sono trincerati dietro la comoda omertà della rete, coperti da sigle ed emoticon che comunque qualcosa lasciano trapelare della loro personalità. Sono i corvi dei social network che hanno fatto della xenofobia il loro credo e dell'antisemitismo la loro religione. Le loro fila si infittiscono di giorno in giorno e ora occorre capire se abbiamo a che fare con una internazionale dei balordi, che ringhiano ma solo a parole, o invece con gruppi strutturati, intenzionati a mettere in pratica il "sano ripulisti di zio Adolfo" che infarcisce i loro deliranti proclami. Coi tempi che corrono il rischio di un'ebola dei cattivi pensieri non è da prendere sottogamba.

 

SENATO. Ormai è una realtà consolidata pronta a scalare le istituzioni. A Parigi l'estrema destra francese ,consacrata primo partito dalle europee, si è vista  spalancare la porta del Senato e adesso si prepara a sfondare l'ultima che rimane: quella dell'Eliseo.  Più che politico, la Camera alta ha un grande valore simbolico, tanto da far compiere al Fronte Nazionale, grazie ai suoi due eletti, un passo decisivo verso il completo sdoganamento. Marie Le Pen già si muove da statista, mentre la sinistra, che al Senato  ha perso la maggioranza, raccoglie una nuova batosta. Le presidenziali del 2017 sono ancora lontane, non di meno per la gauche il campanello d'allarme è assordante.

 

ORDINE. Per i suoi detrattori repubblicani era un capo senza nerbo. Da quando Obama , come si conviene a un vero leader, ha  ripreso il controllo delle operazioni nel Medio oriente, i suoi avversari hanno fatto in fretta a cambiare casacca.  Per fortuna che Barack c'è,  e ci sarà per altri due anni, è ormai il leitmotiv ricorrente, quasi bastassero le incursioni aeree per estirpare la minaccia del califfato . Il presidente invece sa che per spegnere l'incendio occorre in primo luogo  rimuovere le macroscopiche ingiustizie che qui sono il brodo di coltura  del fanatismo. Ogni mossa quindi  non è tanto per la gloria, bensì per assicurare un ordine mondiale degno di questo nome.

 

CINEMA. Anche se a volte viene la tentazione, sarebbe irriverente, malgrado tutto, paragonare la politica  a un set del Far West. Qualche riferimento al cinema però c'è , grazie alla trovata mediatica di chiamare Trinità i protagonisti della scena romana : Renzi, Berlusconi, Grillo. Tuttavia , per restare in tema,  più che a Bud Spencer e Terence Hill, nell'ok corral di governo e opposizione, arroventato dal patto del Nazareno fonte di grosse frizioni, forse sarebbe più opportuno citare " Il buono, il brutto e il cattivo", nel quale ognuno può sbizzarrirsi ad attribuire i ruoli come nel capolavoro di Sergio Leone. Resta da individuare chi dei tre  sia il buono, il brutto e il cattivo.

 

CIARLE. Sembrano lontani, se non addirittura tramontati , i tempi in cui l'ex Cavaliere poteva permettersi di dettare la scaletta dei dibattiti televisivi, quasi fossero " cosa sua". Ci fu un periodo in cui i salotti buoni anche nel servizio pubblico erano come una terza camera di Forza Italia.  Oggi lo scenario è radicalmente mutato. In concomitanza con la crisi di certi attori politici, anche i talk show sono entrati a loro volta in crisi. Crisi di ascolti e di idee. Sulla ragione del crollo i massmediologi sono divisi, ma tutti sembrano concordare sul fatto che oltre alla formula, ormai invecchiata, sia venuta a noia la cosiddetta telecrazia  piena di ciarle,  di comparsate in video, ma vuota di contenuti.