martedì 5 novembre 2013

Stupisce che ci si possa stupire

Nel balletto dello spionaggio amico tra le due sponde dell'Atlantico, ciò che maggiormente stupisce è il fatto che ci si possa stupire per qualcosa di cui da tempo si conosceva l'esistenza e che riguarda tutti.

di Renzo Balmelli

SCANDALO. Nel balletto dello spionaggio amico tra le due sponde dell'Atlantico, ciò che maggiormente stupisce è il fatto che ci si possa stupire per qualcosa di cui da tempo si conosceva l'esistenza e che riguarda tutti. Siamo infatti in un campo in cui nessuno può dirsi innocente. Non sorprende quindi che dalla Casa Bianca la polemica raggiunga il Cremlino, risvegliando il ricordo della stagione in cui secondo la vulgata corrente faceva comodo pensare che le spie venissero dal freddo e fossero soltanto i comunisti a frugare nella vita degli altri. Non è una attenuante, nemmeno per Obama che adesso ha le sue gatte da pelare per riconquistare la fiducia degli alleati furiosi. Caso mai la differenza rispetto al passato è il dilagare di tecnologie ultra sofisticate e gadget truccati che consentono di intercettare qualsiasi Cancelleria e qualsiasi vertice, eludendo le reti di protezione e rendendo lo spionaggio uno strumento misterioso, potentissimo e impossibile da controllare. Questo semmai è il vero scandalo orwelliano.

GUERRA E PACE. Siamo così assuefatti da non farci emozionare quando sentiamo la parola guerra, una delle peggiori contemplata dal dizionario, se non la peggiore. Per trasalire, per indignarci, le immagini devono essere di una tale efferatezza da risultare intollerabili finanche ai generali. Complice l'indifferenza di chi finge di volerla, ma si guarda bene dallo smantellare gli arsenali, l'umanità si è rassegnata all'idea che la pace nel mondo sia la più utopistica delle utopie. A smentire la fallace teoria provvede con il suo instancabile impegno Jody Williams, invisa ai mercanti di morte per la sua vittoriosa battaglia contro le mine antiuomo che le valse il premio Nobel. Ora la "ragazza del Vermont", come ama definirsi, lancia una nuova campagna con l'obiettivo di smascherare il legame perverso tra tecnologia e guerra. Se avrà successo, il suo sforzo contribuirà a rendere la pace un tema meno utopistico, togliendo denaro alle armi per investirlo in vera sicurezza.

SOGNI. Che a travolgerli siano i panzer di Breznev o i bizantinismi post-sovietici, l'esito è sempre sconfortante: coloro che un tempo ormai lontano trepidarono per la primavera di Praga, dovranno arrendersi all'idea che i sogni muoiono definitivamente all'alba. Delle inaudite speranze tramandate da Dubcek alla rivoluzione di velluto di Vaclav Havel, restano ormai soltanto brandelli di ricordi e la nostalgia di epoche diverse, ma cariche di fermenti, che mai videro concretizzarsi le aspirazioni del Paese. A rendere il contrasto ancora più acuto concorre nella Repubblica Ceca, sorta dalle ceneri della Cecoslovacchia, l'esito delle elezioni politiche che mostra un quadro frastagliato e oltremodo confuso. Dalle urne emergono, quale espressione di una nuova-vecchia casta politica, due filoni contrapposti destinati a fare scintille: da un lato il ritorno dei comunisti, decisi a ritrovare un ruolo in governo, dall'altro la pesante zampata dei populisti, presagio di "relazioni pericolose" dai risvolti inquietanti.

GIRAVOLTE. Possibile non vi sia nella destra un'anima pia tanto coraggiosa da dire a Berlusconi quanto sia patetico riesumare vecchi simboli che ormai non incantano più nessuno. Dirgli che il Paese è cambiato, che seppure con grande fatica è iniziato un nuovo capitolo, che non si fa il bene della comunità con la guerriglia che i suoi rambo e le sue pitonesse vorrebbero scatenare per fermare il corso della storia. Con le " larghe intese" si è fatto di necessità virtù, ma non ad ogni costo, non fino al punto da costringere il governo a sprecare energie per rintuzzare i capricci del Cavaliere. Non è accettabile, insomma, la strategia che inventa un pretesto al giorno per scaricare sulla popolazione il peso di scelte azzardate delle quali chi le ha provocate dovrà assumersi per intero la sua responsabilità. Forza Italia? Povera Italia!

SCENARI. Da Firenze a Trento la distanza è molta, ma non insuperabile. Vi si incontrano non soltanto le molteplici varietà del paesaggio italiano, ma anche le varie sfaccettature della sinistra che quando vuole riesce a imporsi nella consapevolezza che uniti si vince e divisi si perde. Visto in quest'ottica il franco successo nel Trentino Alto Adige in contemporanea col tonfo del Pdl, dei grillini e di Forza Italia, al primo test dopo il ritorno al logo e al nome delle origini, apre nuovi scenari non soltanto politici, ma anche culturali a livello nazionale. Da tempo, infatti, serviva un deciso colpo d'ala per ripristinare la fiducia nell'Italia e non più accreditare nel mondo l'immagine di un Paese in disfacimento "nonostante la grande bellezza", secondo il ritratto severo che ne fa il New York Times. Alla sinistra compete ora l'obbligo morale, oltre che istituzionale, di ricucire lo spirito unitario per porre rimedio al danno creato da un ventennio che ha soffocato le regole ed enfatizzato la teatralità.